Inzaghi si fida della sua Inter «Non gestiremo il vantaggio, sarebbe un errore»
Francesco Acerbi non ci gira attorno, non bada all’etichetta e dice che se l’Inter dovesse uscire stasera dalla Champions «sarebbe un disastro, una stagione di m» (anche se poi su Twitter corregge in «se non passiamo qualcuno dirà che la nostra è una stagione di m»).
Perché anche se raggiungi altri obiettivi, ci sono momenti che fanno da spartiacque e l’Inter lo sa meglio del Milan, perché l’anno scorso ha imboccato il bivio sbagliato nella lotta scudetto. Così, questo che sembra il momento più favorevole per la squadra di Inzaghi è quello più delicato, persino più dell’eventuale finale nella quale l’Inter sarebbe sfavorita in ogni caso: anche qui non c’è molto da girarci attorno, arrivare a Istanbul sarebbe già un successo, qualcosa di difficilmente ipotizzabile ad agosto quando l’Inter fu inserita nel sorteggio con Bayern e Barcellona.
Invece i nerazzurri sono qui, davanti a un pubblico debordante, con il portafoglio più leggero di quanto non sia il cuore (12 milioni di incasso, ai quarti era stato di 8…): vicini alla meta, ma senza pensarci, per aggredire subito la partita ed evitare trappole e picchi d’ansia più complicati da gestire quando pensi già di aver raggiunto l’obiettivo ma ancora non è così. «L’avevo già detto prima del Benfica, ma lo ripeto: dobbiamo stare insieme — sottolinea Simone Inzaghi —. Sui tifosi non ho dubbi perché sono sempre stati con noi. Per quel che riguarda noi serviranno testa fredda e cuore caldo. È l’unica strada per interpretare al meglio una gara come questa, una delle più importanti. Sappiamo cosa significa e dovremo interpretarla al meglio. Sappiamo di avere un meritato vantaggio, ma non dovremo gestire: dobbiamo superare delle insidie e uscirne nel modo migliore».
La primavera inzaghiana era cominciata con tuoni e
fulmini, sconfitte e pareggi assurdi, errori fantozziani davanti al portiere. Dopo quel 3-3 del 19 aprile contro il Benfica che ha portato l’Inter in semifinale sono arrivate sette vittorie consecutive e la porta si è improvvisamente allargata. Il centrocampo, motore di tutto, ha ritrovato energia e idee e ogni cosa ha ripreso a girare a velocità superiore: grazie al trio Barella, Calhanoglu, Mkhitaryan, l’Inter quando alza i giri è dura da fermare e non ha certo intenzione di rallentare proprio ora: Inzaghi conferma così la stessa formazione di otto giorni fa, con Dzeko accanto a Lautaro, non solo per il bellissimo gol dell’andata, ma per tutto il lavoro pregiato di raccordo nel quale il bosniaco, a differenza dello scalpitante Lukaku, è un maestro.
«Abbiamo la sensazione che dipenda da noi, siamo in un ottimo momento e siamo pronti per una gara di questo livello — chiosa Inzaghi —: non dobbiamo speculare o gestire e non ci deve venire il braccino. Non abbiamo fatto ancora nulla». È vero, ma vallo a spiegare a un popolo che da vent’anni, cioè dall’altra semifinale, aspetta questa notte.
Inzaghi
Dopo il 2-0 di mercoledì dipende da noi. Non ci sentiamo già in finale: abbiamo un meritato vantaggio, ma non abbiamo fatto nulla
Acerbi
Se non passiamo è un disastro. Non dobbiamo illuderci di avere anche solo l’uno per cento di possibilità in più di passare il turno
Il quinto derby della stagione, il secondo in Champions, vale un posto a Istanbul