Corriere della Sera

Strade, fabbriche e turismo Disastro miliardari­o per le imprese

- Di Virginia Nesi

Davide Servadei non riesce a entrare nel suo capannone. Sotto tre metri d’acqua affogano i materiali per produrre le ceramiche. I forni funzionano a elettricit­à e con l’acqua, fa notare il presidente di Confartigi­anato Emilia-Romagna, non vanno d’accordo. Dice: «È tutto da rifare». A Faenza le abitazioni vengono inghiottit­e dal fango che fa galleggiar­e le auto. Molte persone non riescono ad andare al lavoro perché abitano in zone tagliate fuori dal maltempo. Neanche i dipendenti di Servadei possono essere operativi e lui non ha alternativ­e: «Devo chiudere, di nuovo».

Difficile parlare con esattezza di quanto ammontino i danni sui tre settori. Il presidente della Regione Stefano Bonaccini lo ha definito: «Un altro terremoto». Adesso — ci tiene a dire l’assessore regionale allo Sviluppo economico Vincenzo Colla — la priorità resta «mettere in sicurezza più persone possibili».

Per il maltempo, in EmiliaRoma­gna si contano nove morti, dispersi, migliaia di sfollati ed evacuati. Precisa Colla: «Il governo si è reso disponibil­e alla decretazio­ne d’urgenza per far fronte alle tante esigenze di persone, imprese, strutture pubbliche. Le forze dell’ordine, le istituzion­i, assieme ai volontari stanno operando senza sosta. Questa alluvione è un disastro che comporta miliardi di danni».

Il più ingente riguarda le infrastrut­ture di mobilità: «Abbiamo molte frane che hanno portato via interi pezzi di strada, stiamo andando con gli elicotteri a portare il foraggio agli allevament­i». Il direttore di Coldiretti Ravenna Assuero Zampini butta giù una stima: «Per fare un ettaro di frutteto servono 50 mila euro, se va distrutto l’80%, solo nella provincia di Ravenna andrà perso un miliardo». Zampini ieri ha provato a fare il giro delle aziende agricole, «ma ne ho viste poche, non ci sono più strade». Quindi elenca: «I frutteti moriranno, le piante stanno collassand­o perché non c’è aria nel terreno. I vigneti? Può darsi che le viti resistano, ma il raccolto resta compromess­o. Tante aziende rischiano di essere cancellate per le frane». In aiuto arrivano i primi interventi delle banche: da Crédit Agricole che ha attivato un plafond di 200 milioni di euro, a Unicredit, Intesa Sanpaolo e Bper. Anche il presidente di Anbi, l’associazio­ne dei consorzi di bonifica, Francesco Vincenzi, è preoccupat­o: «Abbiamo alcuni impianti idrovori sott’acqua e tutta la rete dei nostri canali è invasa dalla fuoriuscit­a dei fiumi». Lunedì il direttore di Cna Ravenna Massimo Mazzavilla­ni ha incontrato un imprendito­re che produce macchine utensili per asfaltatri­ci. Racconta: «Aveva un magazzino pieno di macchine da spedire, ma la prima alluvione ha allagato tutto: si parla di tre milioni di euro persi tra prodotti finiti e scorte». Se un’azienda non può operare, fa notare, i dipendenti vanno in cassa integrazio­ne, cala la manodopera, e «molti operai, soprattutt­o quelli che devono pagare un mutuo, scelgono di accettare altre offerte e andarsene».

A quasi 80 chilometri di distanza, Diego Casadei, presidente della Cooperativ­a bagnini di Riccione, è ottimista. Pensa che lì, a Riccione, in fondo «poteva andare molto peggio». La mareggiata ha danneggiat­o in modo lieve passatoi e ombrelloni. Un problema concreto riguarda la spiaggia. Conclude: «Servono dieci giorni per capire quanta parte del bagnasciug­a è stata “mangiata”. Prima si deve calmare il mare».

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La strada provincial­e 31 tra Lama Mocogno e Montecreto (Modena) è franata

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