«Coltivazioni, è a rischio il lavoro di un anno»
«Ho passato una notte d’ansia, al telefono con la mia famiglia a Forlì, perché ero a Roma e non potevo tornare; decine di messaggi da amici, imprenditori, agricoltori invasi dall’acqua, senza corrente e telefoni, racconti di case e aziende allagate; in due quartieri di Forlì l’acqua ha raggiunto i 4 metri, ma dalla periferia di Bologna al mare ci sono stati ovunque esondazioni e allagamenti, un disastro che mette a rischio tutto». Maurizio Gardini, forlivese, imprenditore agricolo, è il presidente di Confcooperative, confederazione che raccoglie 17 mila imprese di cui 1.500 solo in Emilia Romagna, e guida Conserve Italia, la più grande cooperativa ortofrutticola d’Italia che trasforma e lavora il lavoro di 14.000 produttori agricoli con l’Emilia Romagna prima regione per produzione.
Presidente, cosa è successo?
«È stata una tempesta perfetta, fatta di un insieme di elementi che vanno dall’ambientalismo e l’animalismo esasperati che per anni hanno lasciato le nutrie libere di scavare sotto gli argini minandoli e impedito la ripulitura dei letti dei fiumi; poi 200 millimetri di pioggia quando ne erano attesi molti meno, venti forti e onde altissime sul mare che non permettevano all’acqua esondata dei fiumi di essere assorbita. Il problema più grave ora riguarda le frane che minano la tenuta idrogeologica del territorio, va ripensata tutta l’area viaria e quella delle coltivazioni».
Potete quantificare i danni? «Qui ora nessuno pensa ai danni, inimmaginabili, impossibile fare una conta adesso. Ora il massimo impegno deve essere quello di salvare le persone, ci sono 100 mila sfollati e ancora decine di dispersi. Al resto si penserà dopo».
E che succederà dopo?
«Ci sarà da ricostruire tutto. Il danno più evidente è sull’assetto idrogeologico e l’equilibrio rotto in tutte le colline: il rischio è che i terreni vengano abbandonati dall’uomo. Qui è stato profondamente minato tutto l’aspetto agricolo e agroalimentare. In agricoltura l’acqua peggiore è quella del mese di maggio, che danneggia le coltivazioni e mette a rischio la raccolta dell’anno».
C’è il rischio di perdere tutto?
«Sì. Peschi, susini, ortaggi, ma anche le vigne, ci sono poi i mezzi agricoli, i trattori. Il rischio è per tutta la filiera agroalimentare, parliamo della prima filiera del Paese. E gli imprenditori turistici avevano già preparato le spiagge per la stagione balneare, i danni anche sul litorale sono pesantissimi».
Cosa chiedete al governo?
«Ci è stato promesso un commissario straordinario: abbiamo chiesto che sia una figura autorevole e che conosca il territorio. Ci hanno promesso anche misure sospensive sulla fiscalità per le imprese e le banche dovrebbero sospendere i mutui, anche se sarà dura pagare tra sei mesi dopo aver perso tutto».
Più volte avete dimostrato di essere un popolo che si rimbocca le maniche, ce la farete anche questa volta?
«Noi romagnoli ora siamo un popolo fiaccato. Sappiamo che non sarà un cammino breve. Ma i romagnoli sanno sempre stupire».