L’accusa di Harry e Meghan: inseguiti in auto dai paparazzi abbiamo sfiorato l’incidente
New York, i duchi erano usciti da una cerimonia. Il parallelo con Diana
I peggiori incubi di Harry si sono materializzati: lui e Meghan sarebbero stati inseguiti in macchina a New York dai paparazzi con conseguenze «quasi catastrofiche». Uno scenario che sembra la ripetizione di quello che vide la morte a Parigi, quasi 26 anni fa, della principessa Diana: una tragedia che suo figlio ha sempre attribuito a fotografi e giornalisti che la braccavano ogni dove e che quella sera fatale si erano lanciati al suo inseguimento.
«È quanto di più vicino ho mai provato» a quello che era successo a sua madre, ha detto Harry: e fonti vicine a lui e Meghan hanno riferito che la coppia è rimasta «molto scossa» dall’accaduto. La notizia dell’incidente che avrebbe coinvolto i duchi di Sussex, che erano in compagnia della madre di lei, Doria Ragland, è stata data dal loro portavoce, secondo cui la «caccia senza sosta» sarebbe durata oltre due ore e avrebbe provocato la «quasi collisione» con altre macchine, pedoni e pattuglie della polizia: «Se essere un personaggio pubblico si accompagna a un certo livello di interesse da parte della gente — ha commentato il portavoce — questo non dovrebbe mai avvenire a costo della sicurezza di nessuno».
L’inseguimento per le strade di New York avrebbe coinvolto almeno una mezza dozzina di automobili, con ripetuti passaggi a semaforo rosso, manovre sui marciapiedi, tentativi di bloccare la strada e inversioni contromano, il tutto continuando a scattare foto. «La disseminazione di queste immagini, dato il modo in cui vengono ottenute —ha concluso il portavoce dei Sussex — incoraggia pratiche altamente intrusive che sono pericolose per tutti».
L’entorurage di Harry e Meghan in queste ore sta mettendo assieme materiale video per sostanziare la loro ricostruzione dei fatti e in alcune immagini si vede Harry che filma i fotografi col telefonino attraverso il finestrino della sua macchina.
Eppure in questa vicenda ci sono troppi «quasi»: i fatti risalirebbero a martedì sera, al termine della cerimonia in cui Meghan ha ricevuto il premio conferito alle «Donne con una Visione», la prima apparizione pubblica in coppia dei duchi di Sussex da un po’ di tempo a questa parte. Ma la notizia è stata data solo ieri dal loro portavoce, e la polizia si è limitata a dire che i fotografi «hanno reso il trasferimento impegnativo». Poi, in conferenza stampa, il sindaco Eric Adams ha condannato l’inseguimento, dicendosi scettico sulla durata di due ore: «Mi pare difficile crederlo, ma anche un inseguimento di dieci minuti sarebbe molto pericoloso».
Non che non sia successo nulla, certo, ma il principe Harry è un uomo divorato dai suoi incubi e dalle sue ossessioni, pronto a dare corpo anche ai fantasmi: e così si spiega pure il fatto che a Londra sia impegnato in ben quattro cause giudiziarie contro i giornali popolari inglesi, colpevoli a suo vedere di tutte le malefatte di questo mondo, più altre due contro il governo britannico, reo di avergli negato la scorta e dunque di aver reso le sue visite a Londra, a suo dire, non più sicure.
Va d’altra parte rilevato che dopo l’incoronazione di re Carlo, dove Harry è stato relegato in terza fila e snobbato da tutti, il rischio per i Sussex è quello di scivolare nell’irrilevanza, detestati in Gran Bretagna e ignorati in America. Dunque il loro sforzo è quello di rimanere al centro dell’attenzione, pur avendo ormai esaurito le cartucce: e il ruolo di vittime è quello che fin dall’inizio hanno trovato particolarmente congeniale.