ALL’EURODERBY TRA I TIFOSI PICCOLE TRUFFE E GRANDI PASSIONI
Caro Aldo,
da milanista, l’Inter ha strameritato la finale. Noi scandalosi, squadra senza gioco, da rifondare... Roberto Battaglia
Ha vinto la squadra più forte contro una insignificante che nel secondo tempo nemmeno ha impegnato il portiere avversario... Vincenzo Trombetta
Che bravo Simone Inzaghi, che ha raggiunto un traguardo che, prima di lui, solo altri 4 allenatori nella storia dell’Inter avevano centrato. Comunque andrà la finale, c’è solo da fargli i complimenti anche da parte di quanti lo hanno criticato. Per una notte San Siro è tornata la capitale del calcio... Pietro Zandoli
Cari lettori,
Spinto anche dalle vostre numerose mail, sono andato al derby tra i tifosi a vedere che aria tirava. La macchina di San Siro ha retto bene, a dimostrazione della vitalità dello storico impianto; più che demolito andrebbe rimesso a posto, ad esempio il terzo anello non può essere riempito perché rischierebbe di crollare. Comunque eravamo più di 75 mila e non è accaduto nulla di brutto, a parte piccoli episodi. Ve ne racconto uno. Nella coda dell’ingresso i giovani spettatori avevano tutti il Qr code sullo smartphone, ben nascosto, ma i più grandicelli brandivano in mano, orgogliosi e ansiosi, il foglio stampato. Una banda di nordafricani — si può dire? È razzismo? No, è un fatto — fotografava col telefonino i Qr code e poi se la svignava, per entrare allo stadio al posto dell’ignaro malcapitato. Così all’ingresso si era creato un capannello di paganti cui il lettore diceva «già entrato», con gli addetti che non sapevano bene cosa fare ma avranno senz’altro trovato una soluzione, e bambini che piangevano per mano a padri angosciati per averli delusi (e per le decine, a volte centinaia di euro spesi). Ai tempi di Nixon si diceva che un elettore repubblicano è un democratico cui hanno rubato la macchina; quel capannello diventerà più modestamente un pacchetto di voti per Salvini (che ha sbagliato tweet pure ieri sera mettendo insieme il derby e l’alluvione).
Dentro l’atmosfera era molto bella, sanamente popolare. I ventimila milanisti si sono battuti più gagliardamente della loro squadra, anche se hanno approfittato dei rari attimi di silenzio più per mandare a quel paese gli interisti che per incoraggiare il Milan. Nerazzurri e rossoneri si odiano veramente, non come i romanisti che ignorano i laziali. Io ero tra gli interisti che mi hanno accolto benissimo, offrendomi birra e generi di conforto; un calabrese imbandierato mi ha detto, non ironico ma sinceramente attonito: «Tu sei una persona onesta, come fai a essere juventino?». Le canzoni degli ultras ormai sono le canzoni di tutto lo stadio, e sono un po’ autoriferite: «Con tutti i chilometri che ho fatto per te, Internazionale devi vincere!». Del resto gli ultras milanisti fischiarono l’addio di Paolo Maldini, per me il più grande calciatore italiano di tutti i tempi, all’epoca in disaccordo con la curva. A Istanbul sarà dura, ma intanto è stata una bella notte di orgoglio milanese e lombardo; e San Siro resta uno dei luoghi in cui sentire il respiro di una grande città.