Fintech, la spinta della Banca d’Italia
Perrazzelli: favorire la nascita di nuove imprese. Tajani al comitato Abi: la Bce? Errore alzare ancora i tassi
Parte da Milano la spinta per digitalizzare il mondo del credito italiano ed europeo. Sì, perché l’ambizione della Banca d’Italia, nel presentare i progetti ammessi ieri alla Call for Proposals 2022 del Centro «Milano Hub», è decisamente quella. «Il driver della crescita è la tecnologia e nel mondo finanziario sta esplodendo — ha spiegato Alessandra Perrazzelli, vicedirettrice generale di Bankitalia —. Si richiede dunque una riformulazione di modelli di business e dei sistemi di pagamento: è come con l’avvento del telefonino. Noi siamo una istituzione, abbiamo a cuore la stabilità e quindi ci troviamo a leggere questo cambiamento: se non dialoghiamo con l’industria, non possiamo farlo». Secondo Perrazzelli bisogna cambiare il modo di leggere lo stato dell’arte nel mondo del credito «per evitare soluzioni che non siano inclusive e se ne creino altre di pericolosità: sono tematiche che noi vediamo a livello di eurosistema e internazionale».
I progetti ammessi sono stati 14 su 57 presentati e verranno accelerati a partire dalle prossime settimane per 6 mesi. Tutti concentrati su tecnologie basate su registri distribuiti (Distributed Ledger Technology - DLT) ai servizi bancari, finanziari, assicurativi e di pagamento. «Il lavoro che stiamo compiendo è di team, sistemico, di Paese. Favoriamo la nascita di nuove imprese, allo stesso tempo poniamo la nostra banca su una frontiera sempre più avanzata a servizio di quello che è il sistema».
Ma se ieri Milano si adoperava per costruire un futuro innovativo per il mondo bancario, a Roma il presente era molto agitato. All’esecutivo Abi, a cui ha partecipato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha tenuto banco il tema della politica monetaria e della remunerazione dei depositi, argomento sollevato anche da diversi ministri delle Finanze e dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, nel corso degli incontri a Bruxelles dell’eurogruppo e dell’Ecofin. Per tutta risposta il presidente dell’Abi Antonio Patuelli ha sciorinato i dati dell’ultimo report dell’associazione delle banche: il tasso praticato sui nuovi depositi a durata prestabilita (cioè certificati di deposito e depositi vincolati) a marzo 2023 era in aumento al 2,65%. «L’inflazione italiana ed europea è un’inflazione che non ha un’origine interna come quella americana e quindi il problema non si risolve alzando i tassi d’interesse. Alla fine il prezzo lo pagano famiglie ed imprese», ha chiosato Tajani. Quindi «mi auguro che la Bce non continui ad alzarli perché sarebbe un errore», ha sottolineato il ministro, aggiungendo, però, che il fatto che si sia passati «da 0,5 a 0,25 è un passo avanti».
I rumors politici si sono riflessi anche sui listini. Piazza Affari ha cominciato a viaggiare in rosso già dal mattino appesantita dalla performance negativa di Commerzbank e ha chiuso poco al di sotto della parità con le banche in ordine sparso: Banco Bpm a -1%, Bper a -1,51%, Mps a +1,4%, Intesa Sanpaolo a -0,29%, Mediobanca a +0,24% e Unicredit a +0,37%.