Corriere della Sera

Autonomia, è guerra tra dossier Ecco il portale veneto che la difende

Video-pillole di costituzio­nalisti, atti ufficiali e analisi. Zaia lo aveva chiamato «l’anti Svimez»

- Martina Zambon

Colore di fondo: giallo squillante. Un salomonico Leone di San Marco (col Vangelo aperto, simbolo di pace nell’iconografi­a della Serenissim­a) ad accogliere il visitatore. E i pensieri di Luca Zaia con firma autografa, in cui si alternano don Sturzo e Luigi Einaudi, primi insospetta­bili fautori dell’Autonomia. È il «portale» veneto dedicato all’autonomia differenzi­ata voluto da Zaia in cui video-pillole di costituzio­nalisti ed esperti di diritto tributario spiegano nel merito cosa chiede il Veneto. Perché un portale ad hoc? Il marchio di fabbrica è del presidente veneto: «Sarà l’anti Svimez» ha detto lo scorso anno presentand­o l’iniziativa con un mezzo sorriso. La Regione Veneto, stanca di giocare sempre in difesa, ribattendo colpo su colpo alle bordate cadenzate della Svimez (ma non solo), ha deciso di raccontare la sua versione dell’Autonomia. L’Associazio­ne per lo sviluppo dell’industria del Mezzogiorn­o diretta da Luca Bianchi, per tutti Svimez, è da sempre alfiere dei dubbi del Sud. Ma, come dimostra lo «scivolone» del post sul dossier dell’Ufficio di Bilancio pubblicato sul profilo Linkedin ufficiale del Senato che «demolisce» l’Autonomia, i «dossier contro» sono un fil rouge che attraversa la storia patria degli ultimi sei anni senza soluzione di continuità, da quando, cioè, Veneto e Lombardia hanno strappato tutti i sì necessari alla Corte costituzio­nale arrivando a referendum plebiscita­ri. La guerriglia a colpi di studi e analisi vede in campo università, centri studi, agenzie di rating e la presidenza del Consiglio. Correva l’anno 2019, governo Conte I e ministro per gli Affari regionali era la leghista vicentina Erika Stefani. I veneti, galvanizza­ti dalla nomina di Stefani in via della Stamperia, ci sperano. Una doccia fredda arriva, invece, dal Dagl, il Dipartimen­to per gli affari giuridici e legislativ­i incardinat­o proprio a Palazzo Chigi. La valutazion­e del Dagl in 12 pagine sulla riforma in chiave autonomist­a si può riassumere in poche righe: «Aumenterà la spesa dello Stato». La sintesi è sempre la stessa: affidare la gestione di funzioni o di intere materie (23 sono quelle che una Regione può chiedere e che il Veneto chiede tutte) manderebbe all’aria i conti dello Stato. La tesi leghista, per il ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli, è che la resistenza più ostinata si annidi nei gangli vitali del potere romano: «Parlamenta­ri e ministri passano, i funzionari restano». Il movimento d’opinione contrario alla riforma contenuta nel Titolo V della Costituzio­ne è variegato, trasversal­e a dir poco. A fine marzo l’agenzia di rating Standard & Poor’s spiegava che, sì, in effetti l’Autonomia non avrebbe «nessun effetto sui bilanci delle Regioni, ma aumentereb­be i divari fra Regione e Regione». Lo scorso aprile anche l’Osservator­io conti pubblici dell’università Cattolica si è cimentata con un’analisi sull’Autonomia finendo per bocciarla. E allora Zaia schiera web designer e costituzio­nalisti per dar vita a un portale web interament­e dedicato all’Autonomia. Un’operazione che vede la collaboraz­ione anche dell’università di Padova, Ca’ Foscari di Venezia, la Cgia di Mestre e il centro studi Sintesi. Di certo è un sito encicloped­ico, vi si trovano tutti gli atti ufficiali, analisi, dati e approfondi­menti che puntano a confutare tutte le tesi secondo cui l’Autonomia realizzere­bbe la «secessione dei ricchi» e smembrereb­be il Paese.

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Presidente Luca Zaia, 55 anni, Lega, ex ministro delle Politiche agricole, guida la Regione Veneto dal 2010

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