Stoccata di Trudeau. Meloni: «Sorpresa»
Affondo del leader canadese sui diritti Lgbt: preoccupati dall’Italia. La replica irritata: «Noi coerenti»
Un imprevisto, forse qualcosa di più. E senza alcun avviso, come dimostrano le foto della Meloni distribuite dal governo canadese: contrariata in volto, con un’evidente espressione di sorpresa, quasi di rabbia trattenuta. Accade tutto di prima mattina, nel corso del bilaterale fra Giorgia Meloni e Justin Trudeau, capo del governo del Canada. Si discute di tutto, sanzioni contro la Russia, conseguenze politiche ed economiche della postura geopolitica di Pechino, le richieste ulteriori di forniture militari da parte di Zelensky.
Un confronto come tanti altri, secondo un registro previsto, impostato su un’agenda concordata dagli staff, ma con una postilla che lascia spiazzata la presidente del Consiglio. Trudeau l’accusa di non rispettare i diritti Lgbt: «Siamo preoccupati per alcune delle posizioni che il tuo governo sta prendendo in materia, ma non vedo l’ora di parlarne con te». Il riferimento è agli ammonimenti europei sulla legislazione italiana in materia, soprattutto sulle coppie omogenitoriali.
A quel punto la frittata è fatta, Meloni non se lo aspettava, rivolge uno sguardo molto perplesso e contrariato alla telecamera e replica, prima che inizi l’incontrò a porte chiuse: «Ti assicuro che l’Italia sta seguendo le decisioni dei tribunali e non si sta discostando dalle precedenti amministrazioni, non c’è alcuna novità legislativa». La nota del governo canadese dopo l’incontro dedica all’inconveniente appena due righe su due cartelle di resoconto. Restano, molto eloquenti, le foto della reazione di Meloni. Anche se i due avranno poi modo di chiarirsi, lontano dalle telecamere.
Il premier canadese non è nuovo a scontri diplomatici anche ruvidi, certamente fuori dai registri. Ma in questo caso, assicurano nell’entourage di Meloni, il tema non era proprio in agenda. Tanto che la presidente del Consiglio, ore dopo, metterà nero su bianco la sua «sorpresa».
Al di là del merito, si può affermare che Trudeau ha un approccio con la ribalta quantomeno singolare. Cinque anni fa, durante il G7 in Canada, Donald Trump lasciò i lavori in anticipo e accusò il premier canadese di averlo «pugnalato alle spalle» sui negoziati fra Europa e Usa sui dazi. Sei mesi fa toccò a Xi Jinping, a margine del G20 di Bali, alzare la voce in pubblico, rimproverandogli di aver spifferato i contenuti riservati di un loro colloquio. Anche in quel caso, Justin non si scompose: «Noi,
” Vogliamo tutti la fine di questa guerra. Gli ucraini vogliono soprattutto la pace, ma ovviamente una pace giusta
Ursula von der Leyen presidente della Commissione europea
” Mosca ritiri immediatamente, completamente e incondizionatamente le sue truppe e il suo equipaggiamento militare dall’intero territorio dell’Ucraina I leader del G7
Il precedente
Sei mesi fa toccò a Xi Jinping, a margine del G20 di Bali, alzare la voce contro Trudeau
in Canada, amiamo la libertà di parola».
Insomma il premier canadese non è nuovo alle sorprese. Lo scontro diplomatico, in alcuni casi, lo vive come un’abitudine. E anche con la stampa di casa propria si trova a suo agio di fronte agli attacchi: è spesso oggetto di satira molto tagliente e fa spallucce. Una volta disse che il deficit del Canada non è importante, perché «la crescita viene al primo posto», e le sue parole, con un budget che sarebbe «andato a posto da solo», divennero oggetto virale di polemiche.