L’ORIZZONTE DI UN GOVERNO IN TENSIONE CON SÉ STESSO
Nella latitanza di fatto di quella ufficiale, sta continuando l’opposizione di una parte della maggioranza nei confronti degli altri. Niente di drammatico, né di destabilizzante. Ma è uno stillicidio di distinguo e di smarcamenti che alla lunga può logorare anche una coalizione così forte numericamente. Uno degli snodi più delicati continua a essere l’autonomia differenziata delle Regioni, caldeggiata dalla Lega. Il tentativo di scaricare le responsabilità sull’ufficio tecnico del Senato, dal quale è filtrata una bozza critica verso la riforma, non archivia il nervosismo. I governatori del Carroccio non hanno nascosto la propria irritazione con gli alleati, sospettati di volere affossare la «loro» legge per motivi elettorali. Gli altolà di Luca Zaia dal Veneto e di Attilio Fontana dalla Lombardia vanno valutati su questo sfondo di nervosismo diffuso. L’insistenza con la quale viene ribadita la contestualità tra riforma presidenzialista, cara alla premier Giorgia Meloni, e autonomia regionale, risponde all’esigenza di disinnescare la polemica. Ma sottotraccia le perplessità rimangono. Il timore di Palazzo Chigi è che il leader leghista Matteo Salvini dia voce all’insoddisfazione del suo partito, aprendo altri fronti polemici con gli alleati. Dalle nomine al canone per la Rai, le posizioni sono distanti. E anche sul Mes, il Meccanismo europeo di stabilità che il governo non vuole ratificare a dispetto della pressione dell’Ue, si stanno registrando le prime crepe. Il berlusconiano Alessandro Cattaneo ieri ha scritto sul Foglio: «Non possiamo essere i sabotatori dell’Ue»: messaggio in bottiglia alla premier. È la conferma che l’uscita di Silvio Berlusconi dall’ospedale difficilmente placherà i conflitti dentro Forza Italia. Ristagnano le tensioni tra i sostenitori di Meloni e la minoranza di FI che la accusa di ambizioni egemoniche. Non a caso la Lega guarda le percentuali di ogni turno elettorale sperando di ridurre le distanze da FdI. Certamente c’è chi ha interesse a infilare un cuneo nella maggioranza. Ma a creare ansia non sono tanto le critiche della segretaria del Pd, Elly Schlein, ad esempio contro la lottizzazione della destra: su questo anche la sinistra ha esperienza da vendere. Più banalmente, sono le contraddizioni e la competizione tra alleati che emergono a intermittenza. Ogni critica a ipotesi di riforma senza copertura finanziaria, o ai rischi di un isolamento in Europa, provoca reazioni spesso sopra le righe. Viene vissuta come un oscuro tentativo di boicottaggio, mentre spesso sembra avere origini molto più casuali. Non sarebbe la prima volta che un governo rischia di farsi del male da solo. Il «vogliono farci litigare» evocato dal ministro meloniano Luca Ciriani suona quasi come un esorcismo.
La competizione
I conflitti e i sospetti sull’autonomia regionale e sulle nomine segnalano ed esagerano la competizione tra le forze di maggioranza