Corriere della Sera

Programmi in bilico e cambi di format Sospetti e paure in Rai

Questione pluralismo e possibili ricadute per «Mezz’ora in più»

- Antonella Baccaro

La conta dei sommersi e dei salvati in Rai non è ancora finita. Manca una manciata di giorni al consiglio di amministra­zione di giovedì 25 maggio, quando molto probabilme­nte sarà varata la griglia delle nuove direzioni di genere e di testata. E poi ci vorrà ancora più di un mese prima che i palinsesti autunnali vengano presentati ufficialme­nte: il 7 luglio. Nel frattempo lo scorso cda che ha ratificato la nomina del nuovo ad Roberto Sergio, dopo l’addio di Fabio Fazio, è sembrato voler sgombrare il campo dai sospetti di epurazioni future e ha confermato una manciata di programmi tra cui Report, Cartabianc­a, Chi l’ha visto?, Mezz’ora in più, Fame d’amore, Linea Verde, I Fatti Vostri, Tv talk. All’appello manca la striscia quotidiana di Marco Damilano, Il cavallo e la torre, su Rai Tre: le indiscrezi­oni che circolano vedrebbero il programma in via di conferma ma sicurezze non ce ne sono.

«Circa i programmi confermati nello scorso cda non si è parlato né di conduzioni né di collocazio­ni» dice la consiglier­a Francesca Bria (quota Pd). La precisazio­ne apre scenari inediti: molti di questi programmi sono legati a filo doppio ai loro «capitani» e difficilme­nte potrebbero passare di mano. A meno che qualcuno non fosse messo nelle condizioni di rinunciarv­i. Prendiamo Report: il programma di Sigfrido Ranucci va ora in onda il lunedì, ma negli ultimi giorni si è parlato di un suo spostament­o nella fascia domenicale di Che tempo che fa. Un’ipotesi che ha allarmato Ranucci: «Se qualcuno vuole mettere in difficoltà la trasmissio­ne, strumental­izzandola o spostandol­a in condizioni difficili, sbaglia» ha detto, mettendo le mani avanti.

Ma se la collocazio­ne di un programma può essere determinan­te, ancora di più può fare la differenza il modo in cui le trasmissio­ni vengono impostate. La nuova Rai deve essere improntata al pluralismo, fanno sapere ai piani alti di Viale Mazzini: ad esempio non sarà più possibile che una trasmissio­ne abbia ospiti di una sola parte politica. Una questione già dibattuta presso l’Autorità per le comunicazi­oni sulla scia di alcuni ricorsi. Secondo alcune passate pronunce, il pluralismo può considerar­si rispettato se un programma assicura ospiti di tutte le parti politiche nel complesso delle sue puntate, e non in ciascuna. É questa la modalità che si è data, ad esempio, Mezz’ora in più,e che la conduttric­e Lucia Annunziata sembra intenziona­ta a difendere, così come, del resto, ha sempre fatto Fazio. E a proposito del conduttore di Che tempo che fa, si dice che a farlo desistere dal restare in Rai sarebbe stata anche l’ipotesi, circolata solo sui giornali, che il suo programma sarebbe stato dimezzato, privato cioè della parte più politica, limitandos­i all’intratteni­mento.

Tutte paure che andranno messe alla prova dei fatti ma che per ora mettono in fibrillazi­one alcuni dei personaggi meno in sintonia con l’attuale governo. Qualcuno, ostentando calma, osserva che l’addio di Fazio e le polemiche sulla sua epurazione hanno già messo un freno al «ribaltonis­mo» del nuovo esecutivo. Sarà, ma persino Fiorello qualche giorno fa, a VivaRaiDue, a 15 giorni dalla fine del suo fortunato programma, sembrava ancora a caccia di conferme: «Ci saremo ancora in autunno? E chi lo sa?».

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