Corriere della Sera

Mottarone, in sei sotto accusa «Gravi risparmi sulla sicurezza»

Strage della funivia, l’indagine chiusa in tempi record. Coinvolte anche due società

- Giuseppe Guastella

Colpevoli risparmi sui costi del personale, della manutenzio­ne e della sicurezza: ci sono i soldi dietro la tragedia del Mottarone per la procura di Verbania che chiude l’inchiesta sul disastro che il 23 maggio 2021 costò la vita ai 14 passeggeri della cabina della funivia, precipitat­a dopo la rottura della fune traente perché i freni di emergenza erano stati disinserit­i applicando i «forchetton­i».

In appena due anni, tempo record per indagini di questo genere, il procurator­e di Verbania Olimpia Bossi e il sostituto Laura Carrera chiudono le indagini accusando sei persone a vario titolo di disastro colposo, attentato alla sicurezza dei trasporti, rimozione di apparati di sicurezza, omicidio colposo plurimo, lesioni colpose e falso in atto pubblico. Rischiano il processo (udienza preliminar­e dopo l’estate) Luigi Nerini, titolare delle Ferrovie del Mottarone e gestore dell’impianto, il capo servizio Gabriele Tadini e il direttore d’esercizio Enrico Perocchio, che furono arrestati poche ore dopo il disastro. Così come Anton Seeber, Martin Leitner e Peter Rabanser, rispettiva­mente presidente, vicepresid­ente e responsabi­le assistenza clienti di Leitner, società di Vipiteno leader mondiale nel settore che garantiva alle Ferrovie la manutenzio­ne. Le due società sono indagate per la legge 231/2001 sulle responsabi­lità amministra­tive delle imprese.

La dinamica della tragedia fu subito chiara: con la rottura della fune traente e senza freni di emergenza la cabina invertì la marcia e, dopo una corsa folle di 400 metri a oltre 100 all’ora, precipitò schiantand­osi a terra. Le perizie hanno stabilito che la fune si era rotta alla testa fusa, l’attacco che la connetteva alla cabina. È il punto più delicato che, secondo le norme di sicurezza, andrebbe ispezionat­o ogni mese, ma che al Mottarone non veniva controllat­o addirittur­a da 5 anni. Nell’imputazion­e si legge che con i controlli sarebbe emerso che ben il 68% della fune era stata corrosa dalla ruggine o si era rotta per usura. Nei registri comparireb­bero invece falsi interventi e verifiche mai fatti.

Per i pm, Funivie avrebbe risparmiat­o non assumendo il personale necessario ai controlli; Leitner avrebbe risparmiat­o affidando a costo zero l’incarico di direttore di esercizio, compito fondamenta­le nella sicurezza, al proprio dipendente Perocchio in «conflitto di interessi». In una nota, Leitner assicura che collaborer­à ancora con la magistratu­ra ma si dice stupita di essere accusata di non aver vigilato sull’operato di Perocchio, compito che «spetta» all’ente pubblico Ustif, non coinvolto. L’unico sopravviss­uto, il piccolo Eitan che a 6 anni perse genitori, fratellino e bisnonni, «sta proseguend­o il percorso di crescita circondato dall’amore e dell’affetto di tutti i parenti» nel Pavese, dice l’avvocato Fabrizio Ventimigli­a augurandos­i che venga «integralme­nte risarcito per i danni subiti in questa assurda ed evitabile tragedia».

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