Corriere della Sera

DAI MONTI CON AMORE

La corsa rosa attraversa la Svizzera E si scopre un legame insospetta­bile con James Bond (no, l’ottimo vino non c’entra)

- Di Carlo Baroni

Che cosa c’entra James Bond con il Giro d’Italia? Niente. Ma anche parecchio. Tutta «colpa» della Svizzera. Si sa che l’agente di Sua Maestà quando deve spostarsi preferisce l’Aston Martin alla bici, sia pure con la pedalata assistita. Eppure, per descrivere la tappa che parte da Sierre, nel Canton Vallese, la penna di Ian Fleming, il «papà» di 007, sarebbe di grande aiuto.

I corridori transitera­nno sul passo del Sempione e attraverse­ranno una fetta di Svizzera. Sulle orme di James Bond, appunto. Lui da queste parti è di casa. Ci è persino nato: a Zurigo per la precisione. Già, per via della madre, Monique Delacroix, svizzera del Canton Vaud, al confine con il Vallese. E 007, il Sempione, l’ha percorso in treno.

Decisament­e meno faticoso che inerpicars­i sui tornanti spingendo sui pedali e poi buttarsi giù, senza pensare che ci sia un domani. Meglio le rotaie, immerso nel lusso dell’Orient Express. Roba adatta ai gusti raffinati dell’agente segreto più famoso.

Il viaggio è datato 1963. Il film era «Dalla Russia con amore». L’agente con licenza di uccidere aveva il fascino indiscusso di Sean Connery. Nello stesso anno il Giro d’Italia aveva toccato, per la prima volta, il Canton Vallese. Tappa che si concludeva a Leukerbad. Primo al traguardo di montagna Vito Taccone. La seconda vittoria di un poker da leggenda in quella edizione. Non sufficient­e perché il camoscio abruzzese concludess­e in maglia rosa. Sull’albo d’oro finirà il nome di Franco Balmamion.

Il Canton Vallese di James Bond è il passaggio dentro il tunnel del Sempione, luogo adatto per gli agguati, almeno per chi fa l’agente speciale di mestiere. «Nash diede una rapida occhiata al suo orologio da polso. Fra una ventina di minuti entriamo nella galleria del Sempione. È lì che vogliono che sia fatto. Altro dramma per i giornali. Un proiettile per te. Mentre entriamo nel tunnel» così scriveva Fleming. Inutile raccontare come andò a finire.

Da Sierre comincia una tappa che si concluderà in terra lombarda, a Cassano Magnago. Per capire quanto la città del Vallese sia particolar­e, basta guardarla. E dimenticar­si i luoghi comuni sulle località elvetiche. Gelide, silenziose, persino un po’ malinconic­he, per non dire tristi del tutto.

L’emblema, tanto per cominciare, è l’immagine di un sole splendente. E non è un auspicio, ma una certezza.

Le statistich­e raccontano che qui non ci sono cieli malmostosi per trecento giorni all’anno. Sempre praticamen­te. Il carattere dei locali ne risente. In modo favorevole. Tanto sole, vuol dire anche tanti vigneti. E anche il terreno si presta. Per chi se ne intende, il Fendant è un rosso che fa concorrenz­a ai migliori francesi e italiani. Il vino si può bere ma anche «ammirare».

Ci sono addirittur­a due musei dedicati al nettare degli dei. Il primo proprio a Sierre, il secondo nel villaggio di Salgesch. E arrivarci è una goduria per gli occhi. Il sentiero che li collega è lungo sei chilometri. Una passeggiat­a di due ore e mezzo costeggian­do il vigneto all’interno del parco naturale di Raspille.

Sierre collega il basso e l’alto Vallese. Ma soprattutt­o mette in relazione mondi diversi. La lingua francese che, appena qualche passo più in là, diventa tedesca. Un crocevia di culture, di incontri che non esondano mai in attriti insuperabi­li. È una Svizzera cordiale. Sierre «la città delle cento colline» come la chiamavano i Romani. Senza la spocchia di guardare tutti dall’alto. Un posto che affascina chi vede con il cuore.

Rainer Maria Rilke rimase estasiato da questi luoghi. E trascorse qui gli ultimi anni della sua vita. E dal 1986 esiste anche una fondazione dedicata al grande poeta boemo: un «vero» luogo dell’anima.

Un poeta e un agente segreto. Insieme sulle stesse strade. Sono le magie del Giro d’Italia.

Il tunnel del Sempione è un luogo ideale per gli agguati (cinematogr­afici). Ma tutta questa parte della Svizzera potrebbe assomiglia­re a un set di film d’azione Che incantò anche uno come Rainer Maria Rilke

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