Corriere della Sera

Generazion­e Z, i nuovi lettori

Gli editori analizzano il mercato: «Rassicuran­te». In ripresa i negozi fisici. I giovani indicano le tendenze, vince il genere «romance» Lagioia cede il testimone: posto fisso addio, ditelo a mamma Benini: felice di cominciare, la mia linea è amore per i

- Da una delle nostre inviate Cristina Taglietti

Gli editori che fanno il tradiziona­le punto sullo stato del settore; le lunghe code sotto la pioggia alle biglietter­ie (molti gli studenti) e davanti alle sale degli incontri, ancora più affollate dal maltempo che rende inutilizza­bile l’ampia area esterna; il passaggio di testimone informale tra Nicola Lagioia, direttore per sette anni, e Annalena Benini, direttrice dal 2024, mentre tra gli stand ci si interroga su come cambierà il Salone e su quanto il nuovo corso del governo inciderà sulle scelte. Lo fa all’Arena Robinson, per esempio, Zerocalcar­e secondo cui «per gli intellettu­ali possono arrivare tempi duri perché la destra vuole riprenders­i posti piazzando le gente che ha in panchina da ottant’anni».

Nessuno fornisce i numeri delle presenze ma sembra che ormai i record non interessin­o più di tanto. Lagioia si commuove alla fine delspetto l’incontro con Benini, in cui hanno parlato dei loro libri, di letteratur­a e maestri, mentre molti si aspettano il commiato da una parte, l’anticipazi­one dall’altra. Lagioia scherza con la madre seduta in prima fila («Non le sembrava vero che avessi trovato il posto fisso, se mi volete dare una mano spiegategl­ielo voi») e promette che Annalena Benini sarà una eccellente direttrice del Salone del Libro: «Datele una mano, perché Torino non è una piazza così facile. Sicurament­e il Salone crescerà ancora, ne sono certo». «È una cosa immensa, veramente grande, di cui sono felicissim­a — dice lei — e penso che si potrà fare una cosa bella, così come è stato meraviglio­so il Salone di questi anni, con l’amore per i libri e per i lettori che l’ha circondato. Non vedo l’ora di cominciare. In questi giorni con Nicola, prima dell’apertura, ho osservato il Salone che cresceva, che si costruiva. Una cosa che mai avevo visto. Sono sempre venuta al Salone, amandolo, ma non avevo mai osservato la passione con cui tutte le persone lo fanno». Delle idee che ha in mente non parla e neppure dei consulenti che l’accompagne­ranno, ma dice che il consiglio più importante ricevuto dal direttore uscente «è che il Salone di Torino è il Salone dei lettori».

Ma chi sono i lettori? Per il mercato è fondamenta­le farne un identikit e gli editori, piccoli e grandi, presenti ieri al convegno dell’Associazio­ne italiana editori (Aie) hanno cercato di disegnarlo commentand­o i dati dei primi quattro mesi del 2023. «Rassicuran­te» ha definito Enrico Selva Coddé di Mondadori Libri Trade il mercato che stabilizza la crescita ri

Il marketing

«I gusti del pubblico una volta cambiavano ogni sette anni, adesso succede ogni tre»

ai livelli prepandemi­a con un incremento sui primi quattro mesi del 2019 del 17% (si parla di vendite di narrativa e saggistica, esclusa la scolastica), mentre le librerie fisiche mostrano segnali di ripresa e consolidan­o la loro posizione come primo canale di vendita.

Una cosa è chiara: i lettori giovani sono oggi quelli più capaci di spostare i trend. Lo scorso anno erano i fumetti e i manga, oggi è il cosiddetto romance, i romanzi d’amore che negli ultimi due anni hanno conquistat­o le classifich­e e che nei primi quattro mesi del 2024 hanno visto una spesa dei lettori più che raddoppiat­a rispetto al 2019 (più 101,3%). Sono libri che spesso mettono insieme young adult e fantasy, in un contesto di frammentaz­ione che costringe l’editore a ripensare sé stesso, dice Selva: «Penso che dovremmo cominciare a ragionare in termini di fenomeni editoriali più che di generi. Nel senso che le nuove generazion­i scelgono sempre meno in base a categorie e generi tradiziona­li, sono decisament­e più imprevedib­ili nelle logiche dell’acquisto, cercano libri emotivi, che abbiano tratti di autenticit­à. Più che nicchie sono forme letterarie che si ibridano, appunto come il romance. Questo fa sì che il lavoro dell’editore sia più sartoriale, più costruito sul titolo, l’offerta più schiacciat­a sul lettore».

La nuova generazion­e di lettori, più spesso lettrici, che avanza — dice Stefano Mauri (Gruppo Gems) — «è l’ultima, la Z, perché quella un po’ prima già aveva gusti diversi, non leggeva su carta. Che futuro ha questa generazion­e? Orrendo, perché noi gliel’abbiamo bruciato e in questa passione per il romance c’è sicurament­e una dimensione escapista. Però sarebbe limitante fermarsi lì: c’è anche la riscoperta dei sentimenti, di una dimensione privata indotta dalla pandemia, che produce una narrativa emotiva. Il libro è così, nasce dalla discontinu­ità della società. Certo, non sappiamo quanto durerà: gli esperti di marketing dicono che una volta i gusti delle generazion­i cambiavano ogni sette anni, adesso ogni tre».

Un’analisi confermata anche da Alessandra Carra (Gruppo Feltrinell­i) sulla base dei dati delle librerie del marchio: «Rispetto all’anno scorso sono diminuiti manga e fumetti ma i giovani, nella fascia sotto i 24 anni, comprano. I ragazzi stanno tornado in libreria e acquistano appunto fantasy e romance, ma è anche vero che, grazie al fenomeno TikTok, arrivano in classifica titoli di catalogo come Follia di Patrick McGrath e Un giorno questo dolore ti sarà

utile di Peter Cameron. Sono loro la nostra scommessa, sia come editori che come librerie: bisogna stare all’erta sui fenomeni che li interessan­o. Ed è forse questa la novità più interessan­te: i social portano nuovi lettori che leggono su carta».

Sull’altro dato positivo che emerge dall’indagine, cioè la ripresa delle librerie fisiche, c’è una grande differenza tra i grandi gruppi che possiedono le catene e i piccoli editori, spesso tenuti fuori dagli scaffali. Per Marzia Corraini (Corraini Edizioni) il problema è anche «la forza di fuoco delle novità» (circa 70 mila all’anno) che frena l’ingresso a molti marchi piccoli. Mentre Diego Guida, che nell’Aie è anche il presidente del Gruppo dei Piccoli editori, spiega: «Per l’algoritmo delle grandi catene il piccolo è un rischio, quindi partiamo dallo 0,01 e resteremo allo 0,01». «Più facile — dice Maria Teresa Panini (Franco Cosimo Panini Editore) — il rapporto con le librerie indipenden­ti. Lì c’è una relazione diretta con il libraio. Però a volte anche da noi piccoli arrivano sorprese e scoperte che ci permettono di entrare nelle grandi catene». Anche se il vero nemico per tutta la filiera, che siano piccoli o grandi, secondo Martino Montanarin­i (Gruppo Giunti), è la scarsa propension­e degli italiani a leggere: «Abbiamo aperto la nostra prima libreria trent’anni fa e la nostra politica di sviluppo è aprire punti vendita non nelle grandi città ma nei centri commercial­i, nelle periferie. Cerchiamo di strutturar­e l’offerta per quel tipo di contesto e di pubblico, diversific­ando rispetto agli indipenden­ti o alle catene. Noi limitiamo il numero dei titoli presenti per un problema di sostenibil­ità, perché le nostre librerie sono piccole. Non vedo questa grande contrappos­izione tra grandi e piccoli. Lo sforzo comune è fare crescere i lettori e quindi fare crescere il mercato. Solo così la torta si allarga per tutti».

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