Caffè, librerie e viste panoramiche Una giornata nella città di Svevo
Imperdibili i famosi luoghi di ritrovo, ma ci sono sorprese come il «Pedocin»
Spunti per una passeggiata d’atmosfera a Trieste, oltre la Mostra dell’«esuberante» artista americano. Fuori dal Salone degli Incanti, camminiamo lungo le rive. Sguardo dopo sguardo, tra il mare e i palazzi della città mitteleuropea, ecco la «Piazza»: un tempo Piazza Grande, oggi Unità d’Italia. La sosta d’obbligo è nel «salotto di Trieste», il Caffè degli Specchi — dal 1839, unico sopravvissuto nell’area, tra i 4 di un tempo —, per entrare nel mood degli storici ritrovi, già teatro di eventi politici e letterari del capoluogo giuliano.
Qui sono passati Joyce, Svevo, Kafka, per citare qualche nome. Vero è che il fascino d’antan si è un po’ appannato. Comunque sia, i caffè letterari restano una meta irrinunciabile. Dal più antico Tommaseo (1830, il nome fa riferimento al celebre scrittore e patriota dalmata Niccolò Tommaseo), famoso anche perché fu il primo locale a portare il gelato a Trieste, al Caffè San Marco, aperto nel 1914 e rinato dopo la completa distruzione nel corso della prima guerra mondiale.
Clienti abituali qui sono stati scrittori come Umberto Saba, Italo Svevo. Oggi però c’è Claudio Magris. Di recente, all’interno è stata allestita anche una libreria. Nelle vicinanze si trova la Sinagoga, tra le più grandi e maestose d’Europa, uno degli edifici- simbolo della Trieste multireligiosa. Tre facciate con fregi e ornamenti. Su tutto, spicca il rosone che dà luce agli interni. L’accesso è consentito solo con guide.
Ancora i Caffè: il restaurato Tergesteo (1863) purtroppo ha conservato ben poco dell’originale. (Per inciso, il termine «terg» da cui deriva anche il nome di Trieste è indoeuropeo e letteralmente significa mercato).
Ma la chicca dei ritrovi letterari è sicuramente il Caffè Pasticceria Pirona. Meno fastoso di altri, accolse come assiduo
Tavolini e discussioni La sosta d’obbligo è nel «salotto di Trieste», il Caffè degli Specchi, già teatro di eventi storici
Letteratura L’irresistibile fascino letterario ci conduce alla «Libreria Antiquaria Umberto Saba»
frequentatore James Joyce che, fra un dolce austriaco e un calice di vino, progettò la sua opera più famosa Ulisse. Quindi, l’irresistibile fascino letterario non può che condurci alla «Libreria Antiquaria Umberto Saba», oggi gestita da Mario Cerne, figlio di Carletto che, all’epoca, fu «adottato» dallo scrittore. La libreria è uno spazio che permette di affacciarsi sul passato ed «entrare» in una parte della quotidianità di Saba. Oltre i volumi, affastellati fino al soffitto, l’oggetto-simbolo è l’Olivetti che troneggia al centro: la macchina per scrivere che appartenne al poeta. (Avvertenza: l’apertura non è quotidianamente garantita).
Da Saba a Italo Svevo. Per segnalare la Mostra allestita presso il Museo Sveviano: «La quintessenza di Zeno. 100 anni di un classico moderno».
Nota Riccardo Cepach, direttore del Museo: «A un secolo dalla pubblicazione de La coscienza di Zeno, l’esposizione ripercorre la genesi, la fortuna, le fonti, le teorie e le tematiche del romanzo di Italo Svevo». Per un’altra tappa della passeggiata triestina, Cepach suggerisce la visita al Museo della Bora e del Vento, inaugurato nel 2004. Viaggio fra memoria e creatività in un luogo che dà spazio all’immaginazione.
Un po’ di folklore? «Il Pedocin, alias La Lanterna, stabilimento balneare comunale, unico nel suo genere in Italia. Inaugurato nel 1890 è diviso in due zone separate da un muro: di qua le donne (con bambini fino ai 12 anni), di là gli uomini». La vista panoramica della città? «Dal Castello di San Giusto, sito sulla sommità dell’omonimo colle».
A lato dei resti romani del Foro e della Basilica, i veneziani gettarono le fondamenta (1363), ma l’attuale struttura si deve all’Impero Austriaco: quasi un riassunto della storia di Trieste.