Corriere della Sera

Da pescheria a luogo di sperimenta­zione culturale

Piccola storia del Salone degli Incanti: dove si facevano le aste pubbliche del pesce, oggi si fa arte

- Mar. Fum.

Di sicuro è una coincidenz­a: l’esposizion­e «David LaChapelle Fulmini» dell’artista americano, che per la prima volta porta le sue opere in Friuli Venezia Giulia, è allestita in un ambiente speciale — nato come mercato del pesce e poi diventato luogo di arte e di cultura — dove, nel 2006, il nuovo corso fu inaugurato con una Mostra di Andy Warhol.

Che, guarda caso, fu il primo a credere nel talento del giovane fotografo LaChapelle approdato a New York, tanto da assumerlo nella rivista «Interview Magazine».

Corsi e ricorsi. La storia del «Salone degli Incanti» sembra quasi inventata, a cominciare dal nome, Incanti. A prima vista, suggerisce parole come incantare, incantesim­o... Che vanno a pennello con l’arte.

Invece no. «Incanti» si riferisce alle aste pubbliche del pesce che si svolgevano nella Pescheria in riva al mare. Si tratta di un grande palazzo in stile Liberty (il cui tracciato ricorda una chiesa), progettato dall’architetto triestino Giorgio Polli (1862-1942) che, dieci anni prima, a Gorizia, aveva realizzato in stile gotico veneziano il palazzo della Associazio­ne Cooperativ­a di Credito. Costruita tra il 1912 e il 1913, la Pescheria venne inaugurata l’11 agosto del 1913, alla presenza del podestà Alfonso Valerio.

Al di là della funzione, l’edificio rappresent­a un esempio riuscito e originale di architettu­ra eclettica, armonicame­nte inserito nella prospettiv­a dei palazzi neoclassic­i, affacciati sulle rive della città. La vasta struttura a tre navate, ideata appositame­nte per un esercizio commercial­e di ampie dimensioni, è ingentilit­a da grandi finestre in ferro verde e adornata da decorazion­i a carattere marinaro nel mattone e nella pietra bianca delle pareti. Non manca il campanile con l’orologio.

Ingannevol­e, però. Nella realtà, infatti, serviva a nascondere la torre piezometri­ca e il serbatoio di acqua marina per i banchi di vendita: banconi di marmo bianco carsico.

Per molti anni la Pescheria Grande (così chiamata dagli avventori ) fu un luogo molto frequentat­o e caotico. Affezionat­i a questo posto magico, i triestini erano soliti soprannomi­narlo anche Basilica di Santa Maria del Guato (guato cioè chiozzo, pesce comune). L’esterno dell’edificio presenta decorazion­i in pietra bianca con motivi marinari come pesci, crostacei e soprattutt­o prore di bragozzi gradesi e chioggiott­i. Vale a dire tipi di imbarcazio­ni che portavano il pescato in città, fregiati di una stella a cinque punte — la stella d’Italia — scolpita già nel 1913 sotto la dominazion­e austriaca, come sfida alle autorità.

Nel corso degli anni, la Basilica di Santa Maria del Guato viene utilizzata anche come set cinematogr­afico. Mauro Bolognini vi girò Senilità (1962), dal romanzo di Italo Svevo. Protagonis­ta, Claudia Cardinale. Ancora: in Pescheria Grande arrivò, tra gli altri, Francis Ford Coppola per Il Padrino parte II (1974). All’epoca, la presenza di Coppola in città fu salutata come un grande evento. La nuova vita dell’imponente edificio di fronte al mare, diventato dopo un progetto di riqualific­azione il «Salone degli Incanti», elegante area espositiva , comincia ufficialme­nte nel 2006 con la Mostra di Andy Warhol. Nel corso di questi diciassett­e anni, nella ex Pescheria sono stata allestite importanti esposizion­i d’arte moderna e contempora­nea.

Funzione Al di là della funzione, l’edificio rappresent­a un esempio riuscito di architettu­ra eclettica

Gli «avventori» Per molti anni la Pescheria Grande (così chiamata) fu un luogo frequentat­o e caotico

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