A processo
Manovra stipendi: Juventus e i dirigenti deferiti Niente patteggiamento, ma il dialogo può ripartire Lunedì ci sarà la revisione della penalità di 15 punti
La stagione calcistica è quasi finita, ma il calendario della stagione dei tribunali si infittisce. La Juventus torna a processo sportivo, prevedibilmente a giugno, per il secondo filone d’indagine (anche questo nato dalle carte dell’inchiesta penale di Torino), quello che riguarda le cosidette manovre stipendi, gli scambi con altri club e i rapporti con gli agenti. Al club viene contestata la responsabilità diretta e oggettiva per il comportamento di sette suoi dirigenti, deferiti per l’articolo 4, la mancata lealtà: Andrea Agnelli, Pavel Nedved, Fabio Paratici, Federico Cherubini, Giovanni Manna, Paolo Morganti e Stefano Braghin.
Lo stesso articolo contestato nel primo filone, quello delle plusvalenze, per cui i dirigenti apicali (Agnelli, Paratici, Cherubini e Arrivabene) sono stati condannati in via definitiva sul piano sportivo e che lunedì vivrà uno snodo cruciale: si tornerà infatti davanti alla Corte d’Appello federale che, dopo le motivazioni del Collegio di garanzia, dovrà rimodulare la penalizzazione di 15 punti. Un’altra penalità è pressoché certa, si prevede uno sconto (ci torniamo).
I due filoni, che pur riguardano illeciti diversi, sono inevitabilmente intrecciati. Le incolpazioni dei deferimenti di ieri riguardano le manovre stipendi della stagione 20192020 (per 21 calciatori più l’allenatore Sarri) e di quella successiva (per cui è deferito anche Nedved) per 17 giocatori: in sostanza sono gli accordi privati sottoscritti durante la pandemia, in base ai quali i giocatori recuperavano le mensilità di stipendio «rinunciate», non iscritti a bilancio né depositati in Lega e Federcalcio, al fine — si legge — di postergare negli esercizi successivi i costi correlati agli importi rinunciati dai calciatori prima del 20 giugno 2021 con ciò peraltro violando il principio contabile di competenza economica e, dunque, violando il principio di par condicio con le altre società consorelle della Lega di A».
Le altre incolpazioni riguardano i rapporti irregolari con alcuni agenti (in particolare sull’ingaggio di giocatori minorenni) che sarebbero stati pagati per sette anni senza un’effettiva attività di intermediazione, e le partnership sospette con altri club (Sampdoria, Atalanta, Sassuolo, Udinese, Bologna e Cagliari), su cui sono stati aperti diversi fascicoli presso altre Procure della Repubblica (la Procura federale è in attesa delle carte).
L’arrivo dei deferimenti certifica che non c’è stato un patteggiamento, ovvero un accordo tra il club e la Procura, anche se qualche interlocuzione in merito pare ci sia stata. È ancora possibile raggiungerlo: prima del deferimento lo sconto di pena è della metà, poi si riduce a un terzo, ma c’è anche una differenza «qualitativa» tra chiudere la vicenda senza che sia stata esercitata l’azione disciplinare o chiudere a fronte di una contestazione formalizzata. A questo punto il dialogo tra le parti potrà forse ripartire dopo
Cosa rischia
Può arrivare un’altra penalità da scontare su questa classifica o nel prossimo anno
lunedì, quando si saprà l’entità della penalità del primo filone, che comunque potrebbe costare la Champions (se non le Coppe). Difficile dire cosa succederà dopo. Entro giugno potrebbero concludersi i primi due gradi del secondo filone con una nuova penalità che potrebbe anche essere pesante, da applicarsi o sempre su questa classifica o, non ci fossero le tempistiche, su quella del prossimo anno.
Ecco perché l’ipotesi del patteggiamento mettendo «in continuazione» gli illeciti dimostrando che rientrano nello stesso «disegno criminoso» non si può scartare: tecnicismi giuridici consentono vie di uscita anche rispetto al fatto che il primo filone è passato in giudicato. Bisogna volerlo però.