Corriere della Sera

Minacce di sciopero e polemiche la tappa si riduce: «Che errore»

Il direttore del Giro Vegni: «Tifosi delusi». Le scuse dell’associazio­ne ciclisti

- Dalla nostra inviata Gaia Piccardi

CRANS MONTANA Sotto l’acqua, come un calzino candeggiat­o male, il Giro si restringe. Il tappone alpino, già decapitato della Cima Coppi (rischio slavine), sotto la minaccia dello sciopero dei corridori diventa un tappino (74,6 km contro i 200 previsti): cancellata la Val d’Aosta, via il Gran San Bernardo, partenza ai piedi della Croix de Coeur (2174 m), discesona e ascesa a Crans Montana. Non è il Giro che era stato disegnato, ancora una volta (era successo sotto il diluvio di Morbegno nell’anno pandemico 2020) l’epica del ciclismo si scontra con l’umanità di chi pedala ore al freddo, ognuno scelga da che parte stare però Mauro Vegni, direttore del Giro, è legittimam­ente esasperato: «Ho visto i tifosi che ci aspettavan­o sotto l’acqua fare il pollice verso, ho sentito i loro buuu e mi sono vergognato».

Cronaca di una tappetta annunciata. L’arrivo bagnato a Rivoli, giovedì, è già pieno di pissi pissi, la frazione in Svizzera viene confermata ma il dibattito riprende negli alberghi. Il racconto è di Adam Hansen, l’ex corridore dietro lo scisma di Morbegno, oggi presidente del sindacato internazio­nale dei ciclisti: «Il clima in questo Giro è stato impietoso, gli atleti hanno votato per l’applicazio­ne del protocollo contro il meteo estremo. Chiedono l’accorciame­nto». Voto anonimo, il 90% è a favore. Enrico Gasparotto, d.s. Bora, non usa giri di parole per spiegare i fatti: «O la tappa più corta o lo sciopero». Vegni, a cui l’umanità non manca, deve mediare: «Mi ero già imposto a Viareggio: io parto, chi c’è c’è e chi non c’è non c’è — racconta —, ma non si può tirare troppo la corda». Un Giro senza corridori non è un Giro ma un Giro sotto minaccia non è un bel Giro. Il compromess­o è saltare il Gran San Bernardo mantenendo il Croix de Coeur, su cui si scatena il talento selvaggio di Thibaut Pinot, beffato nel finale da Rubio mentre i big, tranne un furibondo Caruso, salgono di conserva. Ma, soprattutt­o, strada facendo emerge con chiarezza che quel meteo estremo invocato dagli atleti per risparmiar­e energie in vista delle grandi montagne al massimo è pioggerell­a gentile. La discesa dal Croix ha l’asfalto rattoppato però asciutto, in Svizzera c’è addirittur­a un pallido sole. Oltre il danno, la beffa.

Il leader Thomas è imbarazzat­o («La Ineos ha votato insieme alla maggioranz­a, poi il tempo non era così pessimo come ce l’avevano raccontato. Certo mi è spiaciuto per i tifosi ma il piano B ha evitato il caos e la decisione andava presa per tempo, con le informazio­ni che avevamo in quel momento»), a metterci la faccia è Cristian Salvato, presidente dell’associazio­ne ciclisti italiani. Nel fuggi fuggi generale post-tappa, e nell’impossibil­ità di risalire a chi abbia votato per mantenere la frazione integra (farsi nemici è sconsiglia­tissimo: il gruppo in corsa sa essere pericoloso come certe strade della periferia di Bogotà), Salvato si presenta in Rai con aria contrita: «Col senno del poi il brutto tempo non c’è stato: le app sul meteo non sono affidabili... Dobbiamo chiedere scusa ai tifosi e all’organizzaz­ione del Giro». Scuse accettate, naturalmen­te, però il tappone diventato tappino entra in archivio come una brutta pagina di ciclismo, questo mondo ha urgente bisogno di regole certe (se le condizioni per applicare il protocollo del meteo estremo non ci sono, il protocollo non si applica), una corsa non può dipendere dall’attendibil­ità

Niente maltempo Accorciame­nto per il meteo estremo che non c’è stato. Vince Rubio, Thomas in rosa

delle app e sbandierar­e lo sciopero toglie forza allo strumento stesso. «Parliamoci di più» è l’appello agli atleti di Vegni che, salvo reali minacce climatiche, da qui a Roma non vuole più sentire un sussurro. La montagna in città di Bergamo, il Bondone, le Tre Cime, il Lussari. Il Giro è una cosa seria, sennò ha ragione il vecchio totem Merckx: «Se pioggia e vento sono un problema, giochiamo a briscola».

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 ?? (Ap) ?? Leader Il gallese Gareth Thomas (con il casco rosa), con al suo fianco lo sloveno Primoz Roglic, guida il gruppo dei migliori in salita
(Ap) Leader Il gallese Gareth Thomas (con il casco rosa), con al suo fianco lo sloveno Primoz Roglic, guida il gruppo dei migliori in salita
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(Ansa) Primo Il colombiano Rubio festeggia la vittoria
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(LaPresse) Difficoltà Il gruppo in quota sulla discesa bagnata

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