Corriere della Sera

Colpo di mano senza appoggio regolament­are Una figuraccia

- Di Marco Bonarrigo

Non cadeva pioggia ghiacciata (1), non c’erano accumuli di neve sulla strada (2), raffiche di vento impetuose (3), temperatur­e estreme (4), visibilità ridotta (5) o aria inquinata (6). Ieri non si è verificata nessuna delle sei condizioni previste dal «Protocollo Meteo Estremo» che la federazion­e internazio­nale ha redatto sei anni fa per tutelare la (sacrosanta) salute dei corridori. La trasformaz­ione da tappa a tappetta della Borgofranc­o d’Ivrea-Crans Montana è un colpo di mano dei girini che hanno minacciato lo sciopero senza pezze d’appoggio regolament­ari e senza ringraziar­e per lo sconto: due terzi del gruppo, in poco più di due ore di corsa, ha passeggiat­o a 25’ dal vincitore. La frase «servirebbe­ro regole certe per evitare una situazione simile» pronunciat­a, dopo le doverose scuse, dal «sindacalis­ta» Salvato non ha senso. Si possono imporre limiti certi nello sci (mai sotto i -20° gradi), la vela (niente regate con più di 20/30 nodi) o il nuoto in acque libere (16° minima, 31° massima) ma non nel ciclismo dove si pedala per ore in situazioni mutevoliss­ime. Le sei condizioni del protocollo sono una griglia: gli organizzat­ori controllan­o scrupolosa­mente il meteo e, se esiste il minimo rischio, modificano il percorso com’era stato fatto per la tappa di ieri, eliminando la vetta del Gran San Bernardo a rischio slavine. E anche quando il tempo si imbizzarri­sce improvvisa­mente, c’è una soluzione sicura come alla Sanremo 2013 dove i ciclisti già in corsa vennero rapidament­e caricati sui bus ai piedi del passo del Turchino innevato facendo loro riprendere la gara in luogo sicuro. La decisione dovrebbe essere presa in accordo tra organizzat­ori, medici, squadre, corridori e giudici se si verificano le condizioni previste dal protocollo. Ma gli atleti hanno potere assoluto quando paventano uno stop che umilierebb­e corsa e spettatori. Da tempo Rcs Sport chiede a una federazion­e (sorda e legata a doppio filo al Tour) di poter spostare una settimana più avanti il Giro per ridurre i rischi di un meteo sempre più matto. Aspettando l’ok, atleti e squadre faranno bene a rivendicar­e questioni di sicurezza solo quando è necessario per non replicare la pessima figura di ieri.

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