L’incontro tra Meloni e Bonaccini Sul commissario partita aperta
La premier al governatore: «Lavoriamo insieme» Lui: «Dall’esecutivo è arrivato un segnale»
«Il problema non è il nome e cognome, ma come si vuole lavorare»: Stefano Bonaccini non fa una piega quando i giornalisti, al termine dell’incontro con il governo, gli chiedono se aspira a diventare commissario per la ricostruzione dell’Emilia-Romagna. Per ora il governatore gestisce l’emergenza e vuole evitare di mettere bocca in un dibattito che lo riguarda in prima persona.
Prima dell’incontro a Palazzo Chigi con la delegazione dell’Emilia-Romagna, Matteo Salvini ha negato di aver messo il veto su Bonaccini: «Non è vero niente». Ma la sua frase è stata interpretata come una smentita di rito. Poi, nel corso dell’incontro, sindacati e associazioni delle imprese della regione hanno buttato là un «ci aspettiamo che si lavori secondo il modello del terremoto e che si valorizzino le istituzioni». Un modo per dire che loro avrebbero preferito affidare la pratica a Bonaccini, nominato commissario alla ricostruzione dopo il sisma che 11 anni fa colpì l’Emilia-Romagna. Ed è il punto di forza del governatore: riuscire a mettere insieme e a far collaborare imprese e sindacati.
Il presidente dell’EmiliaRomagna però, che sa che la partita è ancora aperta benché molto difficile, non si scopre: «Non è importante Stefano Bonaccini, ma un modo di lavorare, con un commissario e una struttura commissariale, perché quel modello ha funzionato talmente bene durante la gestione del terremoto che tutti avete visto cosa siamo riusciti a fare». Il governatore si aspetta che una decisione in un senso o nell’altro venga «presa a breve, tra qualche settimana». E Meloni nell’incontro, rivolta alla delegazione dell’Emilia-Romagna assicura l’impegno del governo in questo senso e dice: «Anche nella seconda fase, quella della ricostruzione, faremo questo lavoro insieme».
Al Pd hanno tratto l’impressione che nel governo, oltre al solito braccio di ferro tra Lega e premier, si stiano valutando i «costi e benefici» della nomina del commissario. «Devono decidere — è il ragionamento fatto in queste ore — se conviene di più dare la nomina a uno di loro, con il rischio però di finire poi nell’occhio del ciclone se qualcosa non funziona, oppure di affidare il ruolo a Stefano, scaricandogli onori e oneri, con il pericolo, per loro, che lo porti a termine bene e che quindi non vi sia un ritorno positivo per il governo, bensì per la Regione Emilia-Romagna».
La partita, comunque, è aperta. E certo è che Bonaccini in ogni caso dirà la sua perché «la fase della ricostruzione è determinante». Perciò un commissario di area scelto dall’esecutivo avrà gli occhi del presidente della Regione puntati addosso, perché ovviamente il governatore di fronte a eventuali lungaggini difficilmente potrà restare silente e lasciar correre, dal momento che è in gioco il futuro della «sua» regione.
Comunque la giornata di ieri per Bonaccini è stata positiva: «Serviva un segnale e con il decreto il governo lo ha dato, è un primo importante passo avanti». All’inizio infatti l’esecutivo sembrava propenso a varare un provvedimento che prorogasse tutti i termini, ma che non prevedesse uno stanziamento di fondi. Il governatore, però, ha messo al lavoro la giunta e i suoi assessori, in collaborazione con i ministri competenti, hanno fatto un lavoro molto intenso.
Così alla fine sono arrivati anche i soldi e Bonaccini è «soddisfatto» del risultato finale. E infatti dice «un grazie alla presidente Meloni e al governo per la vicinanza dimostrata». E assicura: «Siamo pronti, nella massima collaborazione tra le istituzioni e il territorio a dare una mano per arrivare a soluzioni, senza creare problemi, trovando insieme all’esecutivo tutte le procedure e le misure che possono aiutare nella copertura economica dove serve».
Il governatore, che dovrebbe incontrare domani la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen in visita in Emilia-Romagna, e che chiederà in quel colloquio l’«attivazione del fondo di solidarietà Ue», comunque ormai pensa già al problema della ricostruzione. È quello il banco di prova, è quello il suo assillo: «Sono necessarie velocità ed efficacia».
Il commissario? Mi aspetto la nomina tra qualche settimana, è competenza del governo Il problema non è il nome, ma il modello
Stefano Bonaccini