Il campione paralimpico: «Più faticoso spalare fango che fare gare di triathlon»
Simone Baldini, 42 anni, tra gli angeli del fango a Forlì
«Io non sapevo proprio nulla di quella foto. Domenica sono tornato a casa tardi e ho cominciato a ricevere messaggi, emoticon, complimenti. Poi mi hanno girato pure la foto. Che posso fare? Volevo solo dare una mano».
Simone Baldini, 42 anni, originario di Roma ma residente a San Marino, è un campione paralimpico. Tra l’altro ha gareggiato in handbike con Alex Zanardi e conquistato il titolo europeo di triathlon nel 2015. Ma da due giorni, sui social, è diventato campione di solidarietà per quello scatto che lo ritrae (di spalle) mentre spala fango nelle strade di Forlì. Migliaia di condivisioni, seguita da apprezzamenti, che lui avrebbe voluto evitare. «Ripeto, sono andato in anonimato, neanche i miei genitori sapevano nulla».
Ma come è nata l’idea?
«Anche in questo sono estremamente sincero: non è stata farina del mio sacco. C’era la sorella della mia compagna che si stava organizzando su Instagram per fare qualcosa in favore degli alluvionati dell’Emilia-Romagna. Ci ha detto che se volevamo potevamo aggregarci anche noi e siamo andati».
Quando esattamente?
«Siamo partiti da Pesaro domenica mattina e siamo stati a Forlì fino alle 18 circa, in totale quasi sette ore. In zona il capo del nostro gruppo teneva i contatti con qualcuno della Protezione civile. Ci hanno assegnato un’area e, pala in mano, abbiamo cominciato a darci da fare».
Chi ha scattato quella foto?
«Non lo so, volevo che non si sapesse e invece...».
Qual è stata la reazione delle persone che incontravate?
«Ho avuto tante manifestazioni di affetto. Vedermi in carrozzina spingeva molti ad avvicinarsi, darmi una pacca sulla spalla dicendomi che il mio gesto dava loro molta carica. Hanno perso tutto nel giro di una notte e forse si sono sentiti meno soli».
È stato faticoso?
«In quei momenti non senti niente perché sai che c’è chi sta soffrendo più di te. Comunque è stato più faticoso di una gara di triathlon».
Era la prima volta che faceva un’esperienza del genere?
«Sì, anche se sono nato in casa con un papà vigile del fuoco che ha vissuto tante calamità naturali e ce ne parlava spesso. Anche io, come mio papà, sognavo che un giorno avrei fatto il pompiere. Poi mi è successa questa cosa alle gambe — nel 1997 è stato colpito da un virus al midollo spinale che lo ha costretto sulla sedia a rotelle, ndr — e ho fatto altro. Ora è capitata l’occasione e non mi sono tirato indietro».
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La scelta
Sono figlio di un pompiere, anche se in sedia a rotelle per me è normale dare una mano