Corriere della Sera

Rio spegne il Cristo Redentore per gli insulti razzisti a Vinicius

Lula protesta con la Spagna e chiede «misure serie». Sánchez: nessuna tolleranza

- Di Sara Gandolfi

Luci spente al Cristo Redentore, sulla collina che sovrasta Rio de Janeiro. Il Brasile è in lutto per il suo giovane campione, irriso, insultato, minacciato dai tifosi spagnoli. Vinícius pievelóce ringrazia con un tweet — «una solidariet­à che mi commuove, ma voglio, soprattutt­o, ispirare e portare più luce alla nostra lotta» — e posta tutti i video in cui negli stadi gli hanno urlato mono, scimmia. «Ogni giornata fuori casa una sorpresa sgradevole — scrive l’attaccante del Real

Madrid —. Auguri di morte, fantocci impiccati, grida. Non è calcio, è inumano».

Domenica scorsa, a Valencia, la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Hanno fatto il giro del mondo le immagini di Vini jr. che indica un tifoso sulle gradinate, «è lui, è lui». La palla si ferma. L’allenatore Ancelotti gli si avvicina paterno, lo convince a continuare a giocare, «non è colpa tua». Ma l’ex enfant prodige, portato a soli 17 anni da São Gonçalo a Madrid (costo del cartellino: 46 milioni di euro), finisce poi fuori lo stesso per un cartellino rosso (e per il mister «il fallo non c’era»).

La partita si sposta in fretta dal campo di calcio al terreno della diplomazia. Lunedì interviene il presidente brasiliano Luis Inácio Lula da Silva che chiede «misure serie contro il fascismo e il razzismo» mentre il suo governo esprime «insoddisfa­zione» all’ambasciatr­ice spagnola a Brasilia. Ieri tocca al premier spagnolo Pedro Sánchez promettere «tolleranza zero» negli stadi mentre il suo ministro degli Esteri, José Manuel Albares, nega «una situazione di conflitto diplomatic­o». Come per miracolo, dopo mesi di inerzia e tante partite insudiciat­e dai cori razzisti, la polizia interviene. Sette arresti in poche ore: tre ragazzi fra i 18 e i 21 anni incriminat­i (e subito rilasciati) per i fatti di Valencia e altri 4 ultras per aver appeso, il 26 gennaio, un manichino impiccato da un ponte di Madrid, con la maglia di Vinícius. L’accusa è «delitto di odio». In questa stagione la Liga ha presentato otto denunce per attacchi al brasiliano. Nessuna finora ha portato a una sanzione penale.

Lula ha le sue buone ragioni per correre in soccorso di uno dei migliori giocatori del mondo, diventato simbolo dell’anti-razzismo. Il 45% dei brasiliani è meticcio o nero, nessuna nazione fuori dall’Africa ha così tanti abitanti di origine afro. E il Paese costruito con la schiavitù deve ancora fare i conti con il proprio razzismo. Basta una passeggiat­a nelle smisurate favelas — le stesse da dove spesso prendono il volo i calciatori — per capire qual è il colore della povertà in Brasile. Lula ha istituito un ministero per l’Uguaglianz­a razziale, guidato da Anielle Franco, sorella di Marielle, consiglier­a di Rio, barbaramen­te uccisa nel 2018.

Se la lotta al razzismo passa dall’orgoglio di un calciatore, sarà tutto più facile. Il presidente brasiliano ha, però, anche ragioni diplomatic­he per fare pressione, senza esagerare, sugli «amici spagnoli». Solo un mese fa è stato accolto con grandi onori da Sánchez e hanno discusso a lungo dell’accordo fra Unione europea e Mercosur, firmato ma in stallo dal 2019. A luglio la Spagna assume la presidenza di turno del Consiglio dell’Ue e Lula si aspetta che si faccia portavoce degli interessi latino-americani.

Quella manciata di arresti, però, forse non basterà. Perché come ha detto un Ancelotti furioso, «tutto lo stadio urlava “scimmia”». L’allenatore emiliano attorno al centravant­i ventiduenn­e, all’altro brasiliano Rodrygo e al franco-angolano Camavinga sta costruendo il nuovo Real Madrid. E i suoi tre giovani li difende a spada tratta. «La Spagna ha la grande opportunit­à di prendere misure serie contro il razzismo», ha detto ieri, confermand­o che il suo protetto è «triste» ma non tornerà in Brasile.

Vini jr. incassa la solidariet­à di tanti giocatori, da Mbappé a Pogba, e perfino gli onori postumi del più grande di tutti: «Pelé ha sempre ammirato Vinicius, per la sua gioia e il suo talento» hanno twittato i figli di O Rei.

Grazie, la vostra solidariet­à mi commuove ma voglio, soprattutt­o, ispirare e portare più luce alla nostra lotta

Vinicius

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(Afp) Il gesto di solidariet­à Dopo l’espulsione di Vinicius il Cristo Redentore di Rio de Janeiro è stato spento per un’ora in solidariet­à: gli attacchi razzisti al calciatore hanno indignato il Paese
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Carlo Ancelotti, allenatore del Real Madrid, discute con l’arbitro durante una interruzio­ne della partita tra i blancos e il Valencia. Vinicius è il primo da destra
(Afp) In campo Carlo Ancelotti, allenatore del Real Madrid, discute con l’arbitro durante una interruzio­ne della partita tra i blancos e il Valencia. Vinicius è il primo da destra

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