Corriere della Sera

Il Morandi e l’allarme inascoltat­o Gli imputati contro Mion: «È falso»

Il manager Mollo: «La riunione del 2010? Non c’ero». Ma l’ex procurator­e: va ascoltato

- Mion Andrea Pasqualett­o Ferruccio PInotti

«Per prima cosa io non ero presente a quella riunione e poi non è credibile quello che ha detto Mion perché se fosse emerso qualcosa in termini di rischio del ponte Morandi non sarebbe certamente rimasto lettera morta visto che erano presenti tutti i consiglier­i di Atlantia...». Riccardo Mollo, l’ex top manager del gruppo Benetton (era condiretto­re generale di Autostrade) tirato in ballo da Gianni Mion al processo sul disastro del ponte Morandi, ha già contattato i suoi avvocati per decidere il da farsi. Lunedì scorso, davanti ai giudici di Genova, l’ex numero uno di Edizione holding e storico braccio destro della famiglia Benetton l’ha raccontata così: «Quel giorno chiesi se ci fosse qualcuno che certificas­se la sicurezza e Mollo mi rispose “ce la autocertif­ichiamo”... mi preoccupai ma non feci nulla e questo è il mio grande rammarico».

Parlava di quell’incontro, facendolo risalire al 2010, dove si era discusso dei rischi legati al Morandi. Sarebbe emerso un difetto di progettazi­one del ponte che l’aveva fatto sospirare. Ha parlato di timori e, dopo il crollo, di rimpianti per quel che non era stato fatto in termini di sicurezza. «Per certo il signor Mion della riunione “memorabile” non ricorda il giorno, il mese, la stagione e neppure i partecipan­ti... Le sue dichiarazi­oni sono risultate del tutto prive di riferiment­i oggettivi e riscontrab­ili... soggetto inattendib­ile», sono insorti i tredici legali che difendono buona parte dei 59 imputati per il disastro che il 14 agosto 2018 provocò 43 vittime. Ieri c’è stata poi la deposizion­e di Gennarino Tozzi, all’epoca direttore Sviluppo nuove opere di Autostrade per l’Italia, sentito

Quel giorno chiesi se ci fosse qualcuno che certificas­se la sicurezza e Mollo mi rispose: “Ce la autocertif­ichiamo”

in aula come testimone: «Alle riunioni di induction del 2010 non sentii parlare di rischio crollo. Io però mi occupavo delle nuove opere e non stavo lì fino alla fine, rimanevo solo per la parte di mia competenza».

Insomma, fuoco di fila sull’uomo che è stato a lungo a fianco dei Benetton. Domande: per quale ragione Mion avrebbe dovuto inventarsi queste circostanz­e? È forse matto? «Io francament­e penso che in questa storia ci sia un grande equivoco — ha spiegato l’ex ad di Edizione cercando di gettare acqua sul fuoco —. Nessuno ha mai pensato che il ponte potesse davvero crollare, questo è sicuro. Ma le sembra possibile che se emerge una cosa del genere non si faccia niente? Io dico invece che si poteva benissimo cambiare il piano finanziari­o e discuterne con il governo, questo sì, per mettere in sicurezza tutto, come è stato fatto ora. Ma allora non ci abbiamo pensato, questo è il grande rammarico».

Mollo però non ci sta: «Ma scusami Mion, tu sei amministra­tore e questa cosa non la condividi con nessuno? Avresti potuto convocare un cda, avvertire l’azionista o il comitato di controllo interno per chiedere un intervento. Ha detto poi che non l’ha fatto perché temeva di perdere il posto di lavoro... è un coacervo di incredibil­i incongruen­ze». L’ex condiretto­re generale di Autostrade ha infine precisato che «fino a che io sono rimasto lì, dicembre 2014, non vi è stato un solo segnale del fatto che il ponte avesse necessità di un intervento in tempi brevi».

Quando decise di parlare, Mion chiese un appuntamen­to all’ex procurator­e capo di Genova Francesco Cozzi. Il quale, oggi, ricorda così quel contatto: «A un certo punto si è presentato perché aveva qualcosa da dire. Ha contestual­izzato alcune situazioni e per noi è stato utile. Se poi risponda o meno al vero quel che ha detto io non lo so, in ogni caso i giudici dovranno tenerne conto».

Nel frattempo ne sta tenendo conto il presidente della Liguria, Giovanni Toti: «Mion ha fatto dichiarazi­oni agghiaccia­nti... c’era una totale assenza di controlli ministeria­li sull’utilizzo delle concession­i pubbliche».

Mollo Se fossero emersi dei rischi la cosa non sarebbe rimasta lettera morta visto che erano presenti tutti i consiglier­i

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Una sezione del Ponte Morandi, nel tratto finale dell’autostrada A10, dopo il crollo del 14 agosto 2018
(Ap/Antonio Calanni) Spezzato Una sezione del Ponte Morandi, nel tratto finale dell’autostrada A10, dopo il crollo del 14 agosto 2018
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