Abusi sui minori, arrestato l’ex capo di Azione cattolica
«Il clima di omertà ambientale è molto simile a quello mafioso: se le autorità religiose ci avessero dato subito tutte le carte, lo avremmo fermato prima». È il duro atto d’accusa del procuratore capo di Tivoli Francesco Menditto contro la diocesi della cittadina alle porte di Roma, che avrebbe quantomeno sottovalutato le segnalazioni sugli abusi sessuali commessi fra il 2016 e il 2021 da Mirko Campoli, 46 anni, già responsabile nazionale dell’Azione Cattolica ragazzi fino al 2008, poi di quella di Tivoli e insegnante di religione in un istituto tecnico. È stato arrestato dalla polizia per aver violentato 4 minorenni, uno dei quali in una casa famiglia a Roma che ospita ragazzi già vittime di abusi dove il prof era stato trasferito. Altre violenze sono state commesse in un campo scuola a Loreto (Ancona) e al Consultorio diocesano di Tivoli. Secondo l’accusa, l’insegnante — «un uomo impossibile da odiare, un secondo padre», si legge nell’ordinanza del gip — elargiva regali e soldi per evitare che i ragazzi raccontassero tutto e ci sarebbero almeno altri due casi non denunciati dall’autorità religiosa, che si difende: «Quando abbiamo saputo, gli abbiamo tolto tutte le cariche». In realtà chi ha segnalato alla diocesi quello che stava accadendo, si sarebbe sentito rispondere che bisognava essere cauti perché la madre di Campoli era molto malata e il coinvolgimento del figlio in una storia del genere avrebbe potuto far precipitare la situazione. Ora il professore è ai domiciliari con il braccialetto elettronico. Secondo il gip «in atti vi sono elementi che consentono di confidare in atteggiamenti collaborativi e/o resipiscenti da parte dell’indagato», pur sottolineando che Campoli «non ha avuto scrupoli nell’approfittarsi nella fiducia in lui riposta» dai genitori che gli avevano affidato i figli, «ignorando completamente le gravi ricadute del suo agire nei confronti dei minori», e c’è il rischio che «il medesimo reiteri condotte analoghe». Tanto più che, come ha rivelato ancora il procuratore Menditto, «il clima di diffidenza verso le dichiarazioni dei minorenni — che pure avevano dato segnali di quanto subìto — non ha consentito un rapido intervento che avrebbe potuto evitare ulteriori violenze sessuali». Al punto che la prima denuncia è stata fatta il 23 marzo scorso e l’ordinanza è stata emessa il 5 maggio.