Expo 2030, Roma ci crede E intanto la città è pronta a tagliare il traguardo (con l’Arco che si fa rosa)
La capitale ha puntato su inclusione e innovazione
Nella notte romana, l’arco di Costantino si è tinto con un fascio di luci rosa. Omaggio al Giro d’Italia che domenica 28 maggio si concluderà nella Capitale, e occasione per rilanciare l’immagine di Roma nella sua candidatura verso Expo 2030. Da tre secoli l’Esposizione Universale ha influenzato la società con risvolti nelle relazioni economiche e internazionali, nel commercio e nelle arti. In Italia ha fatto tappa solo a Milano, nel 1906 e nel 2015. Roma ha presentato la sua candidatura nel dicembre 2021 e qualche mese dopo, durante l’Expo 2020 di Dubai, è stato presentato il tema: «Persone e Territori, Rigenerazione, Inclusione e Innovazione», ovvero «Humanlands».
Gli ispettori Bie (Bureau international des Expositions, organismo di supervisione fondato nel 1928) hanno già svolto i sopralluoghi. Il 20 giugno si terrà la quarta Assemblea Generale, l’ultima prima del voto di fine novembre. La concorrenza è dura da battere: Busan (Corea del Sud), Riyadh (Arabia Saudita), Odessa (Ucraina). Tuttavia, Roma ci crede, forte delle sue radici storiche e del tema scelto con i diritti dell’uomo al centro del dibattito.
Da un punto di vista economico, l’Expo è un volano di opportunità. L’esposizione genererebbe 300 mila nuovi posti di lavoro, 5,5 miliardi di investimenti esteri, 18,2 miliardi come effetto economico indiretto, 50,6 miliardi il valore complessivo e sulla capitale si riverserebbero 30 milioni di persone. Come evento internazionale costringe al confronto, generando idee. Il dossier presentato è un volume di 618 pagine contenente gli interventi di un team di professori e professionisti internazionali che hanno lavorato guidati dell’architetto Matteo Gatto già Chief Architect e Direttore della Visitor Experience di Expo Milano 2015. Per accogliere l’Expo, è stato indicato il quartiere di Tor Vergata (dove oggi ha sede l’omonima Università degli Studi). Prevista un’imponente opera di rigenerazione urbana, come la riqualificazione de Le Vele, il complesso sportivo progettato dall’architetto spagnolo Santiago Calatrava.
Il masterplan di Roma Expo 2030 è stato realizzato dallo studio di progettazione e innovazione CRA-Carlo Ratti Associati insieme all’architetto Italo Rota e all’urbanista Richard Burdett e prevede tre aree principali: la Città (crocevia di storia, luogo di accoglienza e ospitalità), il Boulevard (asse pedonale centrale che conduce verso i padiglioni nazionali) e il Parco solare.
Proprio il parco ha un ruolo fondamentale: produrre l’energia necessaria all’intera struttura. Avrebbe una capacità di 36 Mega Watt generata da centinaia di «alberi energetici» che aprono e chiudono i loro pannelli durante il giorno, raccogliendo energia e offrendo ombra ai visitatori.
La posta in gioco
In ballo ci sono 300 mila nuovi posti di lavoro, 5,5 miliardi di investimenti esteri
Una complessa infrastruttura energetica che costituirà la prima Net Carbon Zero Community italiana.
A Roma intanto si concluderà il Giro d’Italia, vetrina per un miliardo di spettatori che seguono la corsa attraverso oltre 250 emittenti. L’ultimo sprint (circuito cittadino da ripetere sei volte, partenza da Roma Eur) sarà nel tardo pomeriggio di domenica in via dei Fori Imperiali, con le telecamere puntate sul vincitore di tappa e poi la festa con la maglia rosa immersi nel calore di una città che intende tornare ai vertici delle dinamiche internazionali.