«Sanzione ingiusta, io non abitavo più lì da nove anni»
Anche a me, come al signor Giuseppe Incardona («La tassa è giusta, ma non la sanzione di 500 euro», Corriere, 17 maggio) e altri lettori è capitato di recente di ricevere una cartella esattoriale per una sanzione, nel mio caso al codice della strada, mai ricevuta. Sono dovuto tornare nel mio comune di residenza in Veneto dalla Calabria, dove mi trovo per motivi di lavoro, per ritirare prima una raccomandata alla posta e poi, con questa, la cartella esattoriale in Comune. Dopodiché sono andato al comando della polizia locale di Tropea per contestare il difetto di notifica della multa da loro inviatami nel 2016 (!) e risultata notificata per «compiuta giacenza». Peccato che l’avessero inviata all’indirizzo sbagliato, dove al tempo non abitavo più da ben nove anni, circostanza che ho potuto dimostrare grazie ad un certificato di residenza storico fattomi previdentemente rilasciare dal mio comune quando ho ritirato la cartella di pagamento. Senza di quello avrei dovuto pagare l’ingente somma oggi richiestami. Ora sono in attesa della risposta dell’Agenzia delle Entrate Riscossione a cui, su istruzioni del comando polizia locale di Tropea, mi sono rivolto via Pec per chiedere l’annullamento della cartella. È assurdo che la legge consenta di considerare notificate per compiuta giacenza sanzioni che il destinatario non ha mai ricevuto e di cui ignora l’esistenza. Come è assurdo che pur avendo il sottoscritto una Pec la cartella mi sia stata inviata via posta cartacea (lascio immaginare ai lettori quanto mi sia costato in tempo e denaro andare dalla Calabria al Veneto per ritirarla).