La prima volta di Italiano con il cuore in subbuglio «Scaliamo la montagna non accontentiamoci»
L’allenatore viola frena l’emozione e punta su Gonzalez
ROMA Vincenzo Italiano ha il cuore in tumulto. La sua prima finale è un concentrato di emozioni forti, dall’incontro con il presidente Mattarella, alla stretta di mano, sempre al Quirinale, con Roberto Mancini, che è stato l’ultimo a regalare la Coppa Italia alla Fiorentina ventidue anni fa. In comune con il suo rivale, Simone Inzaghi, ha il numero delle sconfitte in campionato, dodici, tante, troppe, soprattutto per il nerazzurro, e una finale europea nel mese di giugno. Per il resto sono agli antipodi. Lo specialista contro il neofita. Italiano, notti così non le ha mai vissute, se non negli spareggi batticuore che peraltro ha sempre vinto, in serie D con l’Arzignano, in serie C con il Trapani, in serie B con lo Spezia. Ma stavolta sarà diverso, dentro l’Olimpico con 65 mila spettatori, il record d’incasso e l’Inno di Mameli. Serviranno coraggio, ferocia e nervi saldi. La spinta di Dodo, l’interdizione di Amrabat, la personalità di Bonaventura, soprattutto il talento Gonzalez.
Quando Nico gira, la Fiorentina vola. È stato così a Basilea, nella notte della resurrezione che il numero 22 ha timbrato con una doppietta. Gonzalez, a differenza di Lautaro, il Mondiale lo ha visto da casa per colpa di un infortunio, ma si sente lo stesso campione del mondo e contro il Torino ha riposato per presentarsi al meglio stasera in una sfida «in cui daremo l’anima per onorare la storia della Fiorentina», dice con enfasi Italiano, che cerca di scacciare l’emozione perché non se la può permettere in una vigilia affascinante ma infida: «Giocheremo contro la finalista di Champions e contro un allenatore, Inzaghi, che è un vero specialista delle Coppe. Serve la squadra che ha rimontato in Svizzera, voglio la stessa convinzione e gli stessi occhi. La montagna è altissima da scalare, ma non ci dobbiamo accontentare».
In questo lento avvicinamento, Italiano la finale se l’è immaginata tante volte e se l’è anche sognata.
In campionato ne hanno vinta una ciascuna, gare toste e strane: a Firenze c’erano riusciti i nerazzurri per uno sciagurato errore di Venuti. A San Siro, la Fiorentina si è vendicata in un pomeriggio in cui Lukaku si è divorato due gol clamorosi. «Stavolta sarà imponderabile, l’Inter è in grado di cambiare lo spartito in un secondo». Soprattutto con Lautaro, la sua stella cometa. Gonzalez è la risposta viola: 12 gol, uno solo in Coppa Italia, nella prima semifinale a Cremona.
La Fiorentina giocherà faccia al vento, come le ha insegnato il suo allenatore, pro
vando a togliere il respiro ai palleggiatori di Simone, ma il difficile sarà non prestare il fianco agli inserimenti di Barella e Calhanoglu e alle ripartenze di Dumfries e Dimarco sugli esterni. «Bisognerà essere perfetti», dice l’allenatore, che svicola sulla formazione: «Qualche dubbio ce l’ho, ma quello più grande è come mettere in difficoltà l’Inter».
In difesa il ballottaggio è tra Martinez Quarta e Ranieri, in attacco Jovic contende il posto a Cabral. «Serviranno tutte e due», si nasconde Italiano. Servirà soprattutto un’identità forte. Per la Fiorentina sarà la partita numero 57, come nessun’altra squadra in Italia: «Porteremo Firenze in campo», dice il capitano Biraghi, che ha una missione: «Tornare a casa senza avere rimpianti». Se andrà male, i viola ci riproveranno il 7 giugno a Praga. Perché la stagione, come dice Italiano, già adesso è indimenticabile.