La missione di Ibra: salutare, ma per forza in campo
Allenamenti doppi, terapie extra: non sarà facile. Poi il probabile addio al Milan
È una corsa contro il tempo, quella di Zlatan Ibrahimovic. Obiettivo: salutare i suoi tifosi nell’ultima partita di campionato, a San Siro contro il Verona, anche solo per qualche minuto, in quello che potrebbe essere il suo addio al Milan. Non è detto che ci riuscirà: le possibilità ci sono ma non sono alte, così filtra dal club, ma già il fatto che Ibra stia facendo di tutto e di più (e in silenzio) è la prova provata di quanto ci tenga.
Non si lascerà nulla d’intentato, anche a costo di prendersi qualche rischio. La settimana prossima sarà decisiva. La lesione del gemello mediale del polpaccio destro rimediata il 23 aprile scorso contro il Lecce durante il riscaldamento, ennesimo infortunio della sua tribolatissima stagione, inizialmente non aveva lasciato speranze: stagione finita, la prognosi. Ma Ibra, alla faccia dei suoi 41 anni, non si è arreso: fra allenamenti doppi e sedute extra di terapie, ha lavorato senza sosta proprio con l’obiettivo di arrivare pronto al fine settimana del 4 giugno. Nella sua testa, come in quella di chi lo sta aiutando nella sua corsa contro il tempo, c’è una passerella a San Siro che avrebbe un enorme significato: il ritorno a gennaio 2020 è stato decisivo per la rinascita del Milan. All’inizio la sua leadership è stata fondamentale sul campo, poi nello spogliatoio. Perché gli «anta» si stanno facendo sentire: se il rinnovo del giugno scorso fu quasi obbligato dopo lo scudetto, un segno di doverosa riconoscenza, ora Ibra non è più una priorità del Milan. Ed è giusto così. Una decisione definitiva verrà presa solo a fine stagione, insieme a Maldini e alla proprietà, ma le possibilità di un ennesimo rinnovo, anche a cifre basse come gli 1,5 milioni di adesso, sono davvero pochissime.
«Ho paura di smettere» ha ammesso qualche tempo fa Ibra. Dovesse essere addio al calcio, lo aspetta una carriera da dirigente. Chissà, magari proprio al Milan. Prima però c’è questa ultima corsa contro il tempo da vincere.