Corriere della Sera

LA STORIA E LE VETTE

Da Oderzo a Palafavera: il Giro bussa alle porte delle Dolomiti La magia dei boschi del Cansiglio, la scoperta della cultura cimbra

- Di Daniele Rea

ui c’è la parte, ma c’è anche il tutto.

Tutto il sogno, tutta l’immagine.

Tutti i colori. Storia, pianura, montagna, cultura, sapori. Qui, come ti giri, trovi quanto di meglio possa offrire la terra veneta, nei 161 km da Oderzo a Palafavera, arrivo e partenza della diciottesi­ma tappa del Giro d’Italia. E puoi bussare alla magica porta delle Dolomiti, patrimonio dell’Unesco.

Ti avvolge un insieme di belle sensazioni già a Oderzo, nel Trevigiano, con le sue origini paleovenet­e, in epoca romana importante Municipium per poi essere sede vescovile in epoca bizantina. Oderzo, con i suoi siti archeologi­ci e un interessan­te museo, così come merita di essere visto e studiato l’impianto architetto­nico e urbanistic­o del suo centro storico, dalla base di epoca medievale fino alle testimonia­nze rinascimen­tali. Una città che offre con gentilezza tempo a chi cerca tempo, sapori a chi vuole provare ambiente e gusti di quella che era «Marca gioiosa et amorosa». Da Piazza Grande, il suo cuore, (bellissima la grande meridiana in pietra d’Istria), al Museo del Duomo. Ma anche le testimonia­nze dell’epoca della Serenissim­a non mancano, come meritano un attento passaggio il Museo civico archeologi­co Eno Bellis e la pinacoteca Alberto Martini.

E poi, che fragranze. Gli insaccati, gli asparagi e il radicchio trevigiano, i corposi rossi come il Raboso del Piave o il Malanotte. Lasciando Oderzo si sale, tra Orsago e Fregona, verso il Passo della Crosetta e sul Pian del Cansiglio, con la sua foresta che fornì a Venezia, per quasi tre secoli, i fusti di faggio con cui nell’Arsenale della Serenissim­a venivano realizzati i lunghissim­i e resistenti remi per le galee. Entri in un viaggio nel tempo da capogiro, nel Cansiglio, che era «la Foresta da remo» proprio perché i suoi alberi venivano censiti e tagliati per poi diventare, appunto, remi. E poi giù, verso Tambre, prima di arrivare in Alpago, ancora ti giri e ti rigiri nel passato. Lo vedi, lo senti. Nei pressi di Col Indes si conservano i resti di un antico villaggio cimbro, testimone della vita rurale delle piccole comunità di origine celtico-germanica che, per secoli, hanno abitato gli altipiani anche in queste zone. A Pian Osteria c’è il Museo etnografic­o e di cultura con sezioni dedicate alle lavorazion­i del legno, alle attività artigianal­i e alla cultura cimbra. Impari la storia ma resti affascinat­o dalle leggende. Dalla zona del Cansiglio si passa in Alpago, in provincia di Belluno, stretto tra Marca Trevigiana e provincia di Pordenone. Da Ponte nelle Alpi a Soverzene e poi a Castellava­zzo si arriva a Pieve di Cadore: ecco, adesso siamo davvero nel cuore delle Dolomiti, a ridosso della Valle del Boite e del Piave.

Pieve è la città natale di Tiziano Vecellio. C’è una sua tela conservata nella chiesa di Santa Maria Nascente e in via dell’Arsenale si trova la casa natale del pittore, che ora è museo. Siamo già immersi nel tipico ambiente dolomitico, tra foreste, boschi e cime rocciose capaci di colorarsi, alla luce dell’alba e del tramonto, dell’inconfondi­bile rosa acceso per il fenomeno noto come «enrosadira», termine di etimologia ladina che significa «diventare rosa». Si passa Cibiana, noto per gli affreschi sui muri delle case a sasso e per il Museo nelle Nuvole, una delle sedi del Messner Mountain Museum. Poi Forcella Cibiana per arrivare a Forno, in Val di Zoldo, racchiusa tra il Pelmo e il Civetta, dove potrebbe arrivare solo la fantasia di un bambino. Prendiamo il sentiero, paghiamo un piccolo prezzo alla fatica e ai piedi del Pelmo, su un imponente masso, troveremo le orme di dinosauri risalenti al Triassico. La Val di Zoldo, a forte vocazione turistica, è nota per altre due connotazio­ni: l’antica attività mineraria (a Forno c’è il museo del ferro e del chiodo) e, dalla fine del XIX secolo, per essere «la terra dei gelatieri». Da ben oltre un secolo, infatti, da qui sono partite generazion­i di maestri nell’arte del gelato artigianal­e, portata in tutta Europa. L’arrivo è a Palafavera, al centro di oltre 70 km di piste da sci. È un viaggio che resta nell’animo di chi lo ha percorso.

” In Cadore, Pieve, città natale di Tiziano, è nel cuore delle montagne rosa Custodisce con orgoglio una tela e la casa del pittore Il Museo nelle Nuvole di Cibiana, l’incanto della Val di Zoldo, la terra dei gelatai

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