LA STORIA E LE VETTE
Da Oderzo a Palafavera: il Giro bussa alle porte delle Dolomiti La magia dei boschi del Cansiglio, la scoperta della cultura cimbra
ui c’è la parte, ma c’è anche il tutto.
Tutto il sogno, tutta l’immagine.
Tutti i colori. Storia, pianura, montagna, cultura, sapori. Qui, come ti giri, trovi quanto di meglio possa offrire la terra veneta, nei 161 km da Oderzo a Palafavera, arrivo e partenza della diciottesima tappa del Giro d’Italia. E puoi bussare alla magica porta delle Dolomiti, patrimonio dell’Unesco.
Ti avvolge un insieme di belle sensazioni già a Oderzo, nel Trevigiano, con le sue origini paleovenete, in epoca romana importante Municipium per poi essere sede vescovile in epoca bizantina. Oderzo, con i suoi siti archeologici e un interessante museo, così come merita di essere visto e studiato l’impianto architettonico e urbanistico del suo centro storico, dalla base di epoca medievale fino alle testimonianze rinascimentali. Una città che offre con gentilezza tempo a chi cerca tempo, sapori a chi vuole provare ambiente e gusti di quella che era «Marca gioiosa et amorosa». Da Piazza Grande, il suo cuore, (bellissima la grande meridiana in pietra d’Istria), al Museo del Duomo. Ma anche le testimonianze dell’epoca della Serenissima non mancano, come meritano un attento passaggio il Museo civico archeologico Eno Bellis e la pinacoteca Alberto Martini.
E poi, che fragranze. Gli insaccati, gli asparagi e il radicchio trevigiano, i corposi rossi come il Raboso del Piave o il Malanotte. Lasciando Oderzo si sale, tra Orsago e Fregona, verso il Passo della Crosetta e sul Pian del Cansiglio, con la sua foresta che fornì a Venezia, per quasi tre secoli, i fusti di faggio con cui nell’Arsenale della Serenissima venivano realizzati i lunghissimi e resistenti remi per le galee. Entri in un viaggio nel tempo da capogiro, nel Cansiglio, che era «la Foresta da remo» proprio perché i suoi alberi venivano censiti e tagliati per poi diventare, appunto, remi. E poi giù, verso Tambre, prima di arrivare in Alpago, ancora ti giri e ti rigiri nel passato. Lo vedi, lo senti. Nei pressi di Col Indes si conservano i resti di un antico villaggio cimbro, testimone della vita rurale delle piccole comunità di origine celtico-germanica che, per secoli, hanno abitato gli altipiani anche in queste zone. A Pian Osteria c’è il Museo etnografico e di cultura con sezioni dedicate alle lavorazioni del legno, alle attività artigianali e alla cultura cimbra. Impari la storia ma resti affascinato dalle leggende. Dalla zona del Cansiglio si passa in Alpago, in provincia di Belluno, stretto tra Marca Trevigiana e provincia di Pordenone. Da Ponte nelle Alpi a Soverzene e poi a Castellavazzo si arriva a Pieve di Cadore: ecco, adesso siamo davvero nel cuore delle Dolomiti, a ridosso della Valle del Boite e del Piave.
Pieve è la città natale di Tiziano Vecellio. C’è una sua tela conservata nella chiesa di Santa Maria Nascente e in via dell’Arsenale si trova la casa natale del pittore, che ora è museo. Siamo già immersi nel tipico ambiente dolomitico, tra foreste, boschi e cime rocciose capaci di colorarsi, alla luce dell’alba e del tramonto, dell’inconfondibile rosa acceso per il fenomeno noto come «enrosadira», termine di etimologia ladina che significa «diventare rosa». Si passa Cibiana, noto per gli affreschi sui muri delle case a sasso e per il Museo nelle Nuvole, una delle sedi del Messner Mountain Museum. Poi Forcella Cibiana per arrivare a Forno, in Val di Zoldo, racchiusa tra il Pelmo e il Civetta, dove potrebbe arrivare solo la fantasia di un bambino. Prendiamo il sentiero, paghiamo un piccolo prezzo alla fatica e ai piedi del Pelmo, su un imponente masso, troveremo le orme di dinosauri risalenti al Triassico. La Val di Zoldo, a forte vocazione turistica, è nota per altre due connotazioni: l’antica attività mineraria (a Forno c’è il museo del ferro e del chiodo) e, dalla fine del XIX secolo, per essere «la terra dei gelatieri». Da ben oltre un secolo, infatti, da qui sono partite generazioni di maestri nell’arte del gelato artigianale, portata in tutta Europa. L’arrivo è a Palafavera, al centro di oltre 70 km di piste da sci. È un viaggio che resta nell’animo di chi lo ha percorso.
” In Cadore, Pieve, città natale di Tiziano, è nel cuore delle montagne rosa Custodisce con orgoglio una tela e la casa del pittore Il Museo nelle Nuvole di Cibiana, l’incanto della Val di Zoldo, la terra dei gelatai