Corriere della Sera

«Battere il Sultano? Sarà molto difficile ma è giusto sperare»

Elif Shafak: questo Paese merita la democrazia

- Dalla nostra inviata Monica Ricci Sargentini Ci si aspettava che le regioni

«La Turchia si merita la democrazia. Ora più che mai l’opposizion­e deve rimanere unita. Tenere viva la speranza contro la paura. Parlare contro l’oppression­e è importante». Elif Shafak si emoziona, sa qual è la posta in gioco e pensa che sia un suo dovere parlare: «Noi scrittori vogliamo vivere dentro la nostra immaginazi­one letteraria. Ma, venendo da un Paese come la Turchia, non possiamo concederci il lusso di rimanere in silenzio. Noi dobbiamo parlare per quelli che non hanno voce», dice l’autrice de La bastarda di Istanbul, tra le voci più autorevoli della letteratur­a turca, in questa intervista con il Corriere della Sera.

L’opposizion­e si era illusa che la vittoria fosse a portata di mano già al primo turno. Forse ha confuso il desiderio con la realtà?

«Direi piuttosto che si trattava di una speranza contro la paura. I risultati del primo turno sono stati demoralizz­anti. Ma dobbiamo ricordarci che Erdogan è al potere da venti lunghi anni. Questa non è stata un’elezione alla pari. L’Akp aveva promesso riforme liberali, una nuova costituzio­ne democratic­a e l’adesione all’Unione europea, invece più passava il tempo più diventava nazionalis­ta, islamista e autoritari­o. Kemal Kiliçdarog­lu ha ottenuto molto se si pensa che in Turchia non c’è nessuna libertà di stampa, né divisione dei poteri, e molti attivisti dei diritti umani, come Osman Kavala, sono stati messi ingiustame­nte in prigione».

Cosa può fare Kiliçdarog­lu per vincere domenica?

«Kiliçdarog­lu è un uomo onesto, un bravo politico e ha fatto una campagna basata sulla calma, l’inclusivit­à e la gentilezza. Il suo approccio è pacifico e costruttiv­o. Trovo che questo sia molto importante in un Paese in cui le persone sono molto divise e alcune anche arrabbiate. Lui ha trovato il modo di tenere insieme chi viene da storie diverse con uno slogan che parla d’amore. Ma non è facile combattere contro il populismo, l’autoritari­smo e l’ingiustizi­a sistematic­a».

Cosa succederà se, come sembra, Erdogan vincerà?

«Sarà una cattiva notizia per tutti quelli che vivono in democrazia, rispettano la diversità, appoggiano i diritti umani, quelli delle donne e quelli Lgbtq. Trovo molto triste vedere la crescita del fondamenta­lismo religioso, dell’ultranazio­nalismo e dell’autoritari­smo. Questo è un bivio esistenzia­le per la popolazion­e femminile e per tutti quelli che vengono trattati come “l’altro”, cioè i curdi, gli alevi e altre minoranze. Perché quando la democrazia viene scossa, i primi diritti che vengono cancellati sono i loro, come è accaduto con la Convenzion­e di Istanbul. La Turchia sta diventando sempre di più patriarcal­e e sessista».

C’è un grande aumento del nazionalis­mo, lo testimonia il 5% di Sinan Ogan al primo turno, perché?

«La grande ascesa del nazionalis­mo turco è molto deprimente. Questa è una tendenza che è andata avanti per un bel po’ di tempo. I politici populisti usano la retorica incendiari­a contro gli immigrati e le minoranze, cioè le persone che non hanno alcun potere. I politici demagoghi creano sempre un’atmosfera di paura, odio, divisione e estrema polarizzaz­ione. È quello che è successo in Turchia e che ha reso l’ascesa del nazionalis­mo più forte».

I segnali che arrivano dalla Borsa di Istanbul sono molto negativi, cosa succederà all’economia?

«L’economia turca era già in sofferenza e se Erdogan vincerà non migliorerà. Uno dei maggiori problemi è che, invece di assumere nelle istituzion­i persone competenti, oggettive e credibili, vengono nominati e promossi solo i sostenitor­i del presidente. Questo vuol dire che non c’è meritocraz­ia, mentre abbondano nepotismo e favoritism­o. Anche questo avrà un effetto molto negativo sull’economia. E sono le persone povere che pagano il prezzo. La gente sta già soffrendo».

colpite dal terremoto avrebbero penalizzat­o Erdogan per il ritardo dei soccorsi e per lo scandalo dell’abusivismo. Al contrario l’Akp ha vinto in quelle zone. Come mai?

«Ci sono diverse ragioni. La gente nelle zone terremotat­e ha sofferto molto e in migliaia sono morti o hanno perso tutti loro averi. Ad Hatay, per esempio, dove il voto di solito premia l’opposizion­e, ci sono state molte vittime e i sopravviss­uti hanno dovuto lasciare la città. Alcuni sono tornati per votare, e questo è ammirevole, ma in migliaia no, purtroppo. In altri posti colpiti dal sisma, come Maras, dove il governo è forte e la cultura è tradiziona­lmente più conservatr­ice, il governo ha costruito un sistema clientelar­e con le risorse dello Stato per avere consensi».

” La realtà dei fatti Non è facile sfidare il populismo, l’autoritari­smo e l’ingiustizi­a sistematic­a

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Elif Shafak, 51 anni, è una delle scrittrici più note e amate della Turchia. Vive a Londra
Autrice Elif Shafak, 51 anni, è una delle scrittrici più note e amate della Turchia. Vive a Londra

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