Rabbia sociale, servono analisi più serie
Ci siamo chiesti spesso come sarebbe stato il ritorno di Beppe Grillo sulla scena pubblica. E ora che lo sappiamo, era meglio quando eravamo ignoranti. La curiosità non era di quelle fondamentali, perché l’uomo delle stelle appartiene a un passato ormai remoto della politica italiana. Ma l’esilio ben retribuito dallo stipendio che gli passa Giuseppe Conte produce qualche effetto collaterale, come ad esempio una certa disconnessione dal Paese reale. Quando ieri è apparso sul palco, Grillo è sembrato a tratti come quegli ospiti che all’ultimo momento si presentano alle feste senza conoscere gli altri. L’invito alla ribellione rivolto ai percettori del reddito di cittadinanza ha fatto rizzare molti capelli sulla testa, primi tra tutti quelli di Conte. « Fate le brigate di cittadinanza » ha detto iniziando uno slalom tra parole scabrose.
« Mettetevi il passamontagna e di notte, senza farvi vedere, fate i lavoretti, sistemate i marciapiedi, reagite » . Alla fine, è rimasto in piedi. Sarebbe ingiusto accusarlo di incitamento alla violenza, perché il concetto, per quanto poco chiaro, non voleva esprimere quello. Ma la rabbia sociale, che lui rivendica sempre di avere incanalato attraverso il Movimento, è un argomento che meriterebbe analisi più serie di una battuta potenzialmente scivolosa. Grillo racconta di passare molto tempo a studiare. Forse, sono i siti che frequenta a essere sbagliati. Anche il vaffa finale, vecchio cavallo di battaglia, è risultato confuso. Se non altro, almeno in quello l’ex padrone del Movimento ha mostrato una certa coerenza.