Un dissidente anti- guerra muore in cella a Rostov
Il legale ha capito che il suo cliente Anatoly Berezikov era morto solo perché ha casualmente visto il suo corpo che veniva caricato su un’ambulanza nel centro di detenzione di Rostov dove si trovava da pochi giorni per aver distribuito volantini contro l’operazione militare speciale in Ucraina. Alla Ong Ovd- Info, che si occupa di diritti umani, l’avvocato Irina Gak ha riferito che gli agenti le avevano semplicemente detto che il quarantenne attivista non era nell’edificio.
Un altro caso di un oppositore in buona salute che inspiegabilmente muore in un centro di detenzione preventiva o in carcere. Il più famoso degli ultimi anni è quello dell’avvocato Sergej Magnitsky, arrestato dopo aver denunciato una vicenda di corruzione, che morì dietro le sbarre nel 2009.
Se è vero quello che lo stesso Berezikov aveva riferito alla Gak, il dissidente sarebbe stato colpito ripetutamente con scariche elettriche. Probabilmente volevano che confessasse crimini più gravi rispetto alla diffusione di volantini dell’Ong ucraina « Io voglio vivere » nei quali si spiegava ai soldati russi come arrendersi senza pericolo. Berezikov aveva detto che contro di lui si stava preparando un’accusa di alto tradimento e che i carcerieri avevano minacciato di ucciderlo. La prigione avrebbe invece detto che l’uomo si è suicidato.
Quella di aggravare la posizione degli oppositori arrestati per violazioni minori è una pratica che si è ripetuta più volte. Lo stesso Aleksej Navalny, il più noto avversario di Putin, era finito dentro con una condanna a due anni e otto mesi. Ma poi ne ha poi subito un’altra a nove anni. Ora una nuova sentenza potrebbe portare la pena all’ergastolo. Vladimir Kara- Murza, fermato per aver disobbedito agli ordini della polizia durante una manifestazione, è rimasto in carcere per aver « screditato » l’Esercito. Due mesi fa, altra condanna: 25 anni per tradimento. Ilya Yashin si è preso otto anni e mezzo per diffusione di notizie « deliberatamente false » sull’Armata.