Corriere della Sera

Definì il presidente Usa «aspirante dittatore» Fox News lo licenzia

McCaskill e la scritta andata in onda sulla tv di Murdoch

- di Massimo Gaggi

Do po il licenziame­nto, il 24 aprile, di Tucker Carlson, il suo conduttore televisivo ultratrump­iano campione di ascolti ( probabilme­nte una conseguenz­a del patteggiam­ento con la Dominion alla quale ha dovuto pagare un indennizzo di 787 milioni di dollari per i danni causati dalla falsità delle informazio­ni trasmesse in tutta l’ America ), lare teFox

News ha cercato di evi t are emorragie di spettatori di destra inasprendo gli attacchi a Joe Biden, ormai sistematic­amente sottotitol­ato, quando appare sullo schermo, come un leader senile che non sa cosa dice o, addirittur­a, affetto da demenza: la maggiore potenza mondiale nelle mani di un incapace.

Quando, però, martedì, sotto l’immagine del presidente che teneva un discorso alla Casa Bianca, è comparsa la scritta « aspirante dittatore che ha appena ottenuto l’ arresto del suo avversario politico », anche nella rete dell’arciconser­vatore R up ertMurdoch­qu alcuno deve a verdetto che quando è troppo è troppo: una cosa è sostenere Trump e attaccare o dileggiare i democratic­i, altro è trattare da dittatore di una repubblica delle banane un presidente legittimo che sostiene di aver lasciato piena autonomia agli organi giudiziari che, a loro volta, hanno nominato un procurator­e speciale formalment­e indipenden­te.

Dopo che l’incidente televisivo ha fatto il giro del mondo ( anche il Corriere ne ha dato conto in vari suoi canali) e ha indignato mezza America, la Fox ha licenziato Alex McCaskill, il producer autore del « sottopanci­a » . McCaskill, che faceva parte del team di Carlson, ha confermato di aver lasciato il network: « Sono stati i dieci anni migliori della mia carriera ma tutto finisce » , ha scritto, mentre un’immagine su Inst agra ml o ritrae col classico scatolone trale mani mentre lasciala sede della

Fox. Aveva chiesto due settimane per dare la sensazione di dimissioni volontarie, ma ha dovuto svuotare la scrivania in poche ore mentre il network, riconosciu­to l’errore, ora dice che la scritta infamante è stata immediatam­ente rimossa e il problema affrontato e risolto.

Ma nell’epoca delle reti digitali sono bastati quei pochi minuti per render evirale ovunque un’immagine di una rete che, per quanto di successo, è vista da 2 dei 334 milioni di americani. E l’uso che del caso verrà fatto dall’ultradestr­a americana è già chiaro dal monologo col quale Tucker Carlson ha difeso su Twitter il suo ex collaborat­ore. La cui tendenza a fare ricorso a espression­i colorite e, a dir poco, controvers­e, era emerso già ai tempi del licenziame­nto di Carlson, e sul quale ha probabilme­nte pesato anche la denuncia per comportame­nti sessisti di un’altra ex producer, Abby Grossberg.

Nell’esposto alla magistratu­ra, Grossberg cita McCaskill raccontand­o che quando la

Fox destinò una stanza alle donne che allattano, lui lo definì spazio sprecato: « Quella stanza andrebbe invece data ai maschi che vogliono abbronzare le loro palle » .

L’accusa

Dopo l’incriminaz­ione del leader repubblica­no, ha imputato a Biden di averlo fatto arrestare

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