L’ultima estate in monopattino per le strade di Parigi Dal Panthéon alla Tour Eiffel tra ingorghi, cantieri e insulti
Dagli Invalides al Marais al ponte di Bir Hakeim, davanti alla Tour Eiffel, giro d’onore per il monopattino elettrico self- service, che dal 1° settembre sparirà dalle strade di Parigi.
I boulevard della capitale sono un caos mai visto, tra lavori per l’Olimpiade 2024, piste ciclabili improvvisate diventate eterne, incerti neofiti del monociclo, ingorghi di auto che rendono inutili i semafori e biciclette che ai semafori non si fermano mai, ma l’unico a pagare è il monopattino elettrico, la trottinette pubblica: i 15 mila mezzi delle tre compagnie Li me ( San Fr a nci s co), Tier ( Berlino) e Dott ( Amsterdam) vivono le loro ultime settimane di attività dopo che il referendum del 22 aprile li ha bocciati. Si presentarono nei pochi seggi solo 100 mila parigini, eppure la sindaca socialista Anne Hidalgo parlò di «vittoria della democrazia » : quel misero 7% di votanti era comunque un risultato notevole rispetto all’ 1% raccolto da Hidalgo al l e presidenziali del 2022.
La prova
La sindaca della «mobilità dolce» e della «città pacificata» ha trovato il suo nemico preferito, il monopattino elettrico (accusato di essere pericoloso e meno verde del previsto), e avrà sicuramente ragione. Per verificarlo, prendiamo una trottinette in una piazzola ( dal settembre 2020 i mezzi possono essere presi e lasciati solo nelle aree contrassegnate) vicino all ’ esplanade des Invalides, a pochi metri dalla tomba di Napoleone, e via con un giro di Parigi al sole di giugno.
È un monopattino quasi nuovo, piuttosto stabile e con i freni che funzionano. Come in Italia il motore elettrico è frenato, non può superare i 20 chilometri all’ora, e in certe zone la velocità si abbassa ancora, a 10 km/h, grazie alla geolocalizzazione. Si parte da rue Saint Dominique, e come sempre una targa sul marciapiede dell’esplanade ricorda «giochi con la palla strettamente proibiti»; e come sempre, sul prato, i parigini giocano a calcio, pallavolo, rugby, in modo organizzato e premeditato, portando da casa le reti da piantare sul terreno e le maglie di colori diversi per le due squadre, e poi c’ è los pikeball,ilm in iincrocio tra tennis evolley molto apprezzato trala gioventù urbana. Alla faccia dello « strettamente proibito » , ma forse ha ragione Vincent Cassel, che dice di amare Parigi perché «è una via di mezzo tra la Germania e l’Italia». Tra il rigore di Berlino e la fantasia, diciamo così, di Napoli, Parigi negli ulti mi anni propende sempre di più per quest’ultima, ed è sicuramente un bene. Ma sui monopattini elettrici ( se pubblici, come vedremo), non si transige.
Mobilità dolce
Superando il Quai d’Orsay e il ponte davanti all’Assemblea nazionale si arriva in place de la Concorde, dove la pista ciclabile — una striscia gialla scolorita — passa sul marciapiede, costeggia il passaggio pedonale, torna sull’asfalto, dribbla un blocco di cemento con la scritta « il popolo dice no a Macron » , e co nduce — tra cantieri ormai fissi e pedoni terrorizzati — al nuovo paradiso della «mobilità dolce», rue de Rivoli, la strada di tre chilometri aperta da Napoleone nel 1801 per unire il giardino delle Tuileries al Louvre ( Rivoli è il paes e del ve r onese dove le truppe francesi sconfissero le austriache nella prima campagna d’Italia, ndr). In rue de Rivoli durante la pandemia è nata una lunghissima coronapiste ( pista ciclabile provvisoria in curioso omaggio lessicale al coronavirus) diventata poi perenne: quattro corsie su cinque sono dedicate alle biciclette e ai monopattini, con in mezzo enormi blocchi dicemento da cantiere autostradale, che nello speciale gergo della mobilité douce diventano un barrage filtrant, uno sbarramento che serve a filtrare il traffico lasciando passare le due ruote e bloccando le auto.
La nostra trottinette pubblica, che presto scomparirà, viene sorpassata da una specie di missile nella forma di un monopattino elettrico privato, che invece continuerà a circolare anche dopo il 1° settembre: non potrebbe superare i 25 km/h, ma arriva facilmente, come in questo caso, a 80 km/h.A bordo sono in due, cosa che sarebbe vietata in teoria ma largamente accettata nella prassi parigina.
Oh putain! Putain, putain!, si sente dal finestrino aperto di un furgone scassato, incolonnato sull’unica corsia che da Châtelet al quartiere Saint Paul è concessa ad autobus, taxi, ambulanze, auto dei residenti e dei medici, e agli addetti alle consegne. Putain è l’intercalare continuo che nel francese parlato, come «caz...» in italiano, può voler dire qualsiasi cosa, e il conducente del furgone lo spiega meglio un po’ concitato :« Facile per voi bob o ( bourgeois- bohème, insomma fighetti) girare in bici e monopattino, voi che abitate in centro a Parigi e girate per musei. Io sto nel 93 (il codice postale della tormentata ban li eue nord-est), ogni mattina mi faccio un’0ra e mezza di coda sul périphérique ( la tangenziale che peraltro Hidalgo vuole chiudere) per venire a fare le consegne a Parigi per voi fighetti che comprate online e mi guardate storto dalle vostre bici elettriche mentre soffoco nel caldo del furgone».
La sindaca
È la lotta di classe trasferita nella mobilità, come già ai tempi dei gilet gialli, furibondi perché le élite parigine in scooter elettrico aumentavano il prezzo del diesel che certamente inquina ma è indispensabile per lavorare e muoversi nella Francia rurale. Poi la sindaca Hidalgo in questi anni ha esagerato un po’ con la neolingua: «forfait post-parcheggio» invece di multa, « autostrade democratiche » invece di vie pedonali, «iniziative di ascolto partecipativo » invece di riunioni pubbliche, «nuova grammatica urbana» per piloni, aiuole selvatiche piene di erbacce e assi di legno al posto delle tradizionali panchine, «zone pacificate» per indicare le aree riservate a ciclisti che peraltro si stanno dimostrando altrettanto nevrotici, stressati, incattiviti gli uni con gli altri, veloci e in ritardo, proprio come gli automobilisti.
Risalendo rue Mouffetard verso il Panthéonl ano stra trottinette elettrica si mostra affidabile, inoffensiva, lenta quanto basta per osservare i tanti rattich el’ amministrazione comunale invita però a chiamare surmulot, surmolotti — «è più gentile» —. In questi anni sono proliferati tanto ( oltre 5 milioni, due ratti per abitante) chela sindaca Hidalgo ha istituito un comitato « per studiare la coabitazione pacifica» tra cittadini e topi di fogna, anzi surmolotti.
Ultimo tratto di strada verso il magnifico ponte di Bir Hakeim, percorso da Marlon Brando e Maria Schneider in Ultimo tango a Parigi, poi da Leonardo DiCaprio in Inception, e adesso da centinaia di uomini soprattutto asiatici che scelgono la perfetta vista sulla Tour Eiffel per inginocchiarsi davanti alla fidanzata e chiederla in sposa davanti al fotografo. Un business che provoca l’ ennesimo ingorgo, sta volta di limousine noleggiate perla grande occasione, ma è il nostro povero monopattino elettrico l’unico capro espiatorio. La sindaca Anne Hidalgo ha sicuramente ragione, eppure il 1° settembre qualcuno lo rimpiangerà.
La «trottinette» pubblica, avversata della sindaca Hidalgo, è stata bocciata dal referendum. Da settembre sarà vietata
L’autista
Il conducente di un furgone in coda urla: « Troppo facile per voi girare la città così »