Corriere della Sera

L’ultima estate in monopattin­o per le strade di Parigi Dal Panthéon alla Tour Eiffel tra ingorghi, cantieri e insulti

- dal nostro corrispond­ente a Parigi Stefano Montefiori

Dagli Invalides al Marais al ponte di Bir Hakeim, davanti alla Tour Eiffel, giro d’onore per il monopattin­o elettrico self- service, che dal 1° settembre sparirà dalle strade di Parigi.

I boulevard della capitale sono un caos mai visto, tra lavori per l’Olimpiade 2024, piste ciclabili improvvisa­te diventate eterne, incerti neofiti del monociclo, ingorghi di auto che rendono inutili i semafori e biciclette che ai semafori non si fermano mai, ma l’unico a pagare è il monopattin­o elettrico, la trottinett­e pubblica: i 15 mila mezzi delle tre compagnie Li me ( San Fr a nci s co), Tier ( Berlino) e Dott ( Amsterdam) vivono le loro ultime settimane di attività dopo che il referendum del 22 aprile li ha bocciati. Si presentaro­no nei pochi seggi solo 100 mila parigini, eppure la sindaca socialista Anne Hidalgo parlò di «vittoria della democrazia » : quel misero 7% di votanti era comunque un risultato notevole rispetto all’ 1% raccolto da Hidalgo al l e presidenzi­ali del 2022.

La prova

La sindaca della «mobilità dolce» e della «città pacificata» ha trovato il suo nemico preferito, il monopattin­o elettrico (accusato di essere pericoloso e meno verde del previsto), e avrà sicurament­e ragione. Per verificarl­o, prendiamo una trottinett­e in una piazzola ( dal settembre 2020 i mezzi possono essere presi e lasciati solo nelle aree contrasseg­nate) vicino all ’ esplanade des Invalides, a pochi metri dalla tomba di Napoleone, e via con un giro di Parigi al sole di giugno.

È un monopattin­o quasi nuovo, piuttosto stabile e con i freni che funzionano. Come in Italia il motore elettrico è frenato, non può superare i 20 chilometri all’ora, e in certe zone la velocità si abbassa ancora, a 10 km/h, grazie alla geolocaliz­zazione. Si parte da rue Saint Dominique, e come sempre una targa sul marciapied­e dell’esplanade ricorda «giochi con la palla strettamen­te proibiti»; e come sempre, sul prato, i parigini giocano a calcio, pallavolo, rugby, in modo organizzat­o e premeditat­o, portando da casa le reti da piantare sul terreno e le maglie di colori diversi per le due squadre, e poi c’ è los pikeball,ilm in iincrocio tra tennis evolley molto apprezzato trala gioventù urbana. Alla faccia dello « strettamen­te proibito » , ma forse ha ragione Vincent Cassel, che dice di amare Parigi perché «è una via di mezzo tra la Germania e l’Italia». Tra il rigore di Berlino e la fantasia, diciamo così, di Napoli, Parigi negli ulti mi anni propende sempre di più per quest’ultima, ed è sicurament­e un bene. Ma sui monopattin­i elettrici ( se pubblici, come vedremo), non si transige.

Mobilità dolce

Superando il Quai d’Orsay e il ponte davanti all’Assemblea nazionale si arriva in place de la Concorde, dove la pista ciclabile — una striscia gialla scolorita — passa sul marciapied­e, costeggia il passaggio pedonale, torna sull’asfalto, dribbla un blocco di cemento con la scritta « il popolo dice no a Macron » , e co nduce — tra cantieri ormai fissi e pedoni terrorizza­ti — al nuovo paradiso della «mobilità dolce», rue de Rivoli, la strada di tre chilometri aperta da Napoleone nel 1801 per unire il giardino delle Tuileries al Louvre ( Rivoli è il paes e del ve r onese dove le truppe francesi sconfisser­o le austriache nella prima campagna d’Italia, ndr). In rue de Rivoli durante la pandemia è nata una lunghissim­a coronapist­e ( pista ciclabile provvisori­a in curioso omaggio lessicale al coronaviru­s) diventata poi perenne: quattro corsie su cinque sono dedicate alle biciclette e ai monopattin­i, con in mezzo enormi blocchi dicemento da cantiere autostrada­le, che nello speciale gergo della mobilité douce diventano un barrage filtrant, uno sbarrament­o che serve a filtrare il traffico lasciando passare le due ruote e bloccando le auto.

La nostra trottinett­e pubblica, che presto scomparirà, viene sorpassata da una specie di missile nella forma di un monopattin­o elettrico privato, che invece continuerà a circolare anche dopo il 1° settembre: non potrebbe superare i 25 km/h, ma arriva facilmente, come in questo caso, a 80 km/h.A bordo sono in due, cosa che sarebbe vietata in teoria ma largamente accettata nella prassi parigina.

Oh putain! Putain, putain!, si sente dal finestrino aperto di un furgone scassato, incolonnat­o sull’unica corsia che da Châtelet al quartiere Saint Paul è concessa ad autobus, taxi, ambulanze, auto dei residenti e dei medici, e agli addetti alle consegne. Putain è l’intercalar­e continuo che nel francese parlato, come «caz...» in italiano, può voler dire qualsiasi cosa, e il conducente del furgone lo spiega meglio un po’ concitato :« Facile per voi bob o ( bourgeois- bohème, insomma fighetti) girare in bici e monopattin­o, voi che abitate in centro a Parigi e girate per musei. Io sto nel 93 (il codice postale della tormentata ban li eue nord-est), ogni mattina mi faccio un’0ra e mezza di coda sul périphériq­ue ( la tangenzial­e che peraltro Hidalgo vuole chiudere) per venire a fare le consegne a Parigi per voi fighetti che comprate online e mi guardate storto dalle vostre bici elettriche mentre soffoco nel caldo del furgone».

La sindaca

È la lotta di classe trasferita nella mobilità, come già ai tempi dei gilet gialli, furibondi perché le élite parigine in scooter elettrico aumentavan­o il prezzo del diesel che certamente inquina ma è indispensa­bile per lavorare e muoversi nella Francia rurale. Poi la sindaca Hidalgo in questi anni ha esagerato un po’ con la neolingua: «forfait post-parcheggio» invece di multa, « autostrade democratic­he » invece di vie pedonali, «iniziative di ascolto partecipat­ivo » invece di riunioni pubbliche, «nuova grammatica urbana» per piloni, aiuole selvatiche piene di erbacce e assi di legno al posto delle tradiziona­li panchine, «zone pacificate» per indicare le aree riservate a ciclisti che peraltro si stanno dimostrand­o altrettant­o nevrotici, stressati, incattivit­i gli uni con gli altri, veloci e in ritardo, proprio come gli automobili­sti.

Risalendo rue Mouffetard verso il Panthéonl ano stra trottinett­e elettrica si mostra affidabile, inoffensiv­a, lenta quanto basta per osservare i tanti rattich el’ amministra­zione comunale invita però a chiamare surmulot, surmolotti — «è più gentile» —. In questi anni sono proliferat­i tanto ( oltre 5 milioni, due ratti per abitante) chela sindaca Hidalgo ha istituito un comitato « per studiare la coabitazio­ne pacifica» tra cittadini e topi di fogna, anzi surmolotti.

Ultimo tratto di strada verso il magnifico ponte di Bir Hakeim, percorso da Marlon Brando e Maria Schneider in Ultimo tango a Parigi, poi da Leonardo DiCaprio in Inception, e adesso da centinaia di uomini soprattutt­o asiatici che scelgono la perfetta vista sulla Tour Eiffel per inginocchi­arsi davanti alla fidanzata e chiederla in sposa davanti al fotografo. Un business che provoca l’ ennesimo ingorgo, sta volta di limousine noleggiate perla grande occasione, ma è il nostro povero monopattin­o elettrico l’unico capro espiatorio. La sindaca Anne Hidalgo ha sicurament­e ragione, eppure il 1° settembre qualcuno lo rimpianger­à.

La «trottinett­e» pubblica, avversata della sindaca Hidalgo, è stata bocciata dal referendum. Da settembre sarà vietata

L’autista

Il conducente di un furgone in coda urla: « Troppo facile per voi girare la città così »

 ?? ( Afp) ?? Rue de Rivoli Un tratto della grande pista ciclabile con quattro corsie dedicate a biciclette e monopattin­i
( Afp) Rue de Rivoli Un tratto della grande pista ciclabile con quattro corsie dedicate a biciclette e monopattin­i
 ?? ( Afp) ?? Mezzi elettrici
I monopattin­i accanto alle auto nel centro di Parigi e ( più in basso) davanti all’Assemblée nationale
( Afp) Mezzi elettrici I monopattin­i accanto alle auto nel centro di Parigi e ( più in basso) davanti all’Assemblée nationale
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