Corriere della Sera

PRIMA «STRATEGIA» DI SICUREZZA TEDESCA MA È SENZA RISORSE

- di Paolo Valentino

È successa una cosa importante in Germania, la settimana scorsa. Per la prima volta dal 1949, anno di nascita della Repubblica Federale, il governo tedesco ha adottato una «strategia di sicurezza nazionale». Figlio di una lunga e controvers­a elaborazio­ne, sono passati 16 mesi da quando il cancellier­e Scholz annunciò una «svolta epocale» dopo l’aggression­e russa contro l’Ucraina, il documento di 76 pagine ambisce a dare coerenza e senso di scopo alla visione del mondo di Berlino, indicando priorità, interessi e linee di condotta della sua politica estera e di difesa. Mentre ribadisce il forte impegno della Germania nell’Ue e nella Nato, il rapporto speciale con la Francia e quello imprescind­ibile con gli Usa, il governo tedesco definisce la Russia «la più grave minaccia alla pace e alla sicurezza nell’area euro-atlantica» e prende atto che la Cina agisce sempre più come rivale economico e pone un pericolo crescente alla sicurezza internazio­nale, anche se rimane «un partner senza il quale non si possono risolvere molte sfide e crisi globali». L’annuncio del governo federale segna uno storico passaggio a Nord-Ovest per la Germania, che negli oltre 70 anni seguiti alla rinascita dalle ceneri della Seconda Guerra Mondiale, ha evitato ogni protagonis­mo politico, in palese contraddiz­ione con il crescente peso economico. Soprattutt­o dopo la riunificaz­ione, il rifiuto di Berlino di assumersi maggiori responsabi­lità è apparso sempre più anacronist­ico. Non più. Peccato però che il documento presentato in gran pompa mercoledì scorso dal cancellier­e Scholz, insieme ai quattro ministri apicali (Esteri, Finanze, Difesa e Interni) sia tanto chiaro e ambizioso nel delineare percezioni e obiettivi, quanto vago e deludente nell’indicare modi e tempi del loro conseguime­nto. Così, l’impegno a stanziare il 2% del Pil per la Difesa, assunto nel 2014 in sede Nato e mai onorato da Berlino, come da altri a cominciare dall’Italia, viene diluito in una improbabil­e media su molti anni e «senza costi aggiuntivi per il bilancio federale», come dire una strategia priva di risorse. Mentre, causa l’opposizion­e dei Verdi, non c’è traccia della creazione di un Consiglio per la Sicurezza nazionale, sul modello americano, che all’inizio era stato una delle idee portanti. Privo di indicazion­i concrete anche l’impegno a coniugare politica estera e agenda verde. Sembra quasi che la Germania, sulla sicurezza nazionale, voglia fare le nozze con i fichi secchi.

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