Corriere della Sera

Fedeltà Mancini «Felice di essere il c.t. dell’Italia Il Mondiale? Si può vincerlo»

- dal nostro inviato Alessandro Bocci

Se perdere aiuta a perdere, l’Italia deve urgentemen­te invertire la rotta per non infilarsi nel buco nero della disperazio­ne. Il Mancini che non ti aspetti spezza la monotonia dell’afoso sabato olandese, chiarendo ai naviganti azzurri due concetti che gli stanno particolar­mente a cuore: è l’allenatore della Nazionale e continuerà a esserlo e il progetto di rinnovamen­to, tanto invocato, è già in atto. Mancio va dritto al punto perché l’incertezza avvelena i pozzi e rende instabile il quadro generale: « Sento in giro voci sul mio futuro che non hanno né capo né coda. Sono felice di essere il c. t. e non mi scoraggio. Dovrei farlo per così poco? Casomai ero dispiaciut­o e molto per la sconfitta: volevo vincere la Nations League » . Eccolo il Mancini di cui abbiamo bisogno. Determinat­o, appassiona­to, pungente. Orgoglioso. Perché la Nazionale, in un momento così, ha necessità di una guida forte, senza sbandament­i. E quando gli segnalano che Donnarumma e Acerbi non si divertireb­bero più, il tecnico li bacchetta: « Se è così è un male. Potevano dirmelo prima » . E magari stare fuori. Dopo aver vinto l’Europeo, l’incantesim­o si è rotto. Tra le due sconfitte contro la Spagna, a distanza di 20 mesi l’una dall’altra, abbiamo perso 7 volte e tutti gli appuntamen­ti importanti: il viaggio in Qatar, due Nations League e la Finalissim­a a Wembley contro l’Argentina. Mancini dice che del recente passato butterebbe via soltanto il Mondiale fallito: « È l’unico aspetto negativo » . In realtà ce ne sono molti altri. Ma è meglio guardare avanti e riannodare il filo del discorso per affrontare nel modo giusto le scivolose qualificaz­ioni a Euro 2024 in Germania, dove andremo da campioni d’Europa con lo sguardo però già proiettato sul sogno americano del 2026, il vero obiettivo della Federazion­e e dello stesso allenatore. Che sul tema del ricambio generazion­e, alza la voce perché certe critiche non le condivide: « Il progetto è già partito. Siamo arrivati alle finali di Nations

con i giovani, alcuni quasi sconosciut­i, ma accanto a loro serve qualche giocatore di esperienza. Sono pronto a rischiare se serve a crescere e ho fiducia nel futuro. L’Italia può arrivare al Mondiale 2026 e rischiare di vincerlo » . Ritrovando la magia spezzata. Anche Mancini deve fare uno scatto in avanti e liberarsi dal senso di fallimento per quello svanito contro la Macedonia. Per il Mancio è un tarlo, una maledizion­e. La sfida deve ripartire. Già oggi, contro l’Olanda di Rambo Koeman, che riporta alla luce il ricordo doloroso della finale di Champions persa con la Sampdoria. Una finalina inutile e insidiosa da affrontare con il 4- 3- 3 e una formazione rinnovata: in difesa debutterà Alessandro Buongiorno, 24 anni, stellina del Torino, al posto di Bonucci: « Tutto finisce quando si alza l’età » , dice il c. t. sul capitano ed è un indizio su cosa potrebbe accadere. In attacco, con Gnonto e Raspadori, toccherà a Retegui. Il futuro è oggi. Basta scivoloni.

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( Getty) Ottimismo Roberto Mancini, c.t. dell’Italia

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