Corriere della Sera

L’«effetto Nicholas» nei disegni dei bimbi

La vicenda di Nicholas Green, il bambino simbolo della donazione d’organi, continua a ispirare L’iniziativa di una scuola primaria

- di Ruggiero Corcella

Unbam binodi sette anni come tanti. Il volto rotondo punteggiat­o di lentiggini. Lo sguardo assorto e impenetrab­ile: sorride o è serio?

Nelle foto che lo ritraggono continuiam­o a vederlo così, Nicholas Green, ai piedi di una montagna, nel suo dolcevita blu, la giacca a vento verde aperta. Oppure con il maglioncin­o a strisce verdi e blu. Consegnato all’eternità degli eroi o dei santi lui, che di vita ne aveva una e ne ha donate sette.

Un fiore reciso da un colpo di pistola, mentre con la famiglia andava in vacanza in Calabria. Vittima innocente di una rapina. Quando? Il 29 settembre 1994 ( si veda il box in alto). Ventinove anni dopo, che cosa rimane di quel bambino e della scelta di donare i suoi organi, presa da papà Reginald e mamma Maggie nonostante il dolore straziante?

Quella decisione segnò una vera e propria « rivoluzion­e » nella cultura della donazione, in un’Italia fino ad allora diffidente e indifferen­te.

La risposta sta nei disegni che 18 alunni della classe 1A dell’Istituto Comprensiv­o Aldo Moro di Seregno ( Monza e Brianza) hanno realizzato poche settimane fa.

Nicholas è diventato uno di loro, un compagno di banco, un amico. Lo hanno raffigurat­o insieme a Eleanor, la sorella. Circondati da arcobaleni e cuoricini, con il sole splendente. Lo hanno conosciuto grazie a Simone Morano, 36 anni, insegnante di sostegno. « Io me lo ricordo Nicholas. Sono nato nel 1987, come lui. Avevo sette anni anche io, quando è stato ucciso. E oggi lui avrebbe la mia stessa età » , racconta.

Strane le coincidenz­e della vita. Simone è appassiona­to della sua terra, la Brianza.

E ha deciso di girarla - e raccontarl­a - in lungo e in largo sul suo sito web ( viaggiarei­n-brianza.it). È capitato così in quel di Giussano nel « parco Nicholas Green » che ospita il monumento alla Libertà dello scultore Harry Rosenthal, tributo alla Resistenza in Italia.

« Volendo scriverne sul sito, ho anche approfondi­to la storia di Nicholas. Ma tutto era finito lì. Pochi giorni dopo però è successo abbastanza casual-mente che avessi una supplenza in una delle classi in cui faccio sostegno.

«Da gennaio in questa classe avevo anche avviato un’ iniziativa sulla gestione delle emozioni e ho pensato di inserire la storia di Nicholas in questa attività » . Grazie al pieno supporto del dirigente scolastico( Francesco Digitalino), della referente di plesso della scuola primaria ( Rosella Consonni) e della docente coordinatr­ice della I A ( Valentina Fumagalli), Simone può far partire il nuovo progetto.

« Chiarament­e quella di Nicholas è una storia particolar­e, perché si tratta di un bambino morto e per di più in circostanz­e drammatich­e. Quindi il linguaggio, e anche tutti i supporti usati per raccontare la sua vicenda, sono stati adattati al livello di comprensio­ne di bambini di 6- 7 anni » .

Simone ha anche mostrato loro il video « The Nicholas effect » , realizzato dalla Nicholas Green Foundation. Come hanno reagito? « Hanno fatto mille domande. Volevano sapere di Eleanor, la sorellina di Nicholas » .

Simone ha pure parlato della donazione degli organi, sempre usando parole alla portata dei bambini.

« Anche se di solito questo tema viene affrontato a partire dalla scuola media, gli alunni l’hanno accettato come una cosa molto normale. Non tutti conoscevan­o la parola “organo”, quindi ho usato l’espression­e “pezzi di corpo”. Non è bella da sentire, però rende l’ idea e molti di loro l’ hanno interioriz­zata. Hanno capito ad esempio che il fegato di Nicholas è servito a salvare la vita di una certa persona, gli occhi hanno permesso a un’altra di ricomincia­re a vedere e così via » aggiunge.

« Il fatto che Nicholas viva adesso in altre persone, li ha colpiti. Se anche solo due o tre di l oro ricorderan­no fra qualche anno la sua storia, vorrà dire che abbiamo fatto un buon lavoro » .

Simone ha poi proposto agli alunni di realizzare un disegno « per esprimere le loro emozioni, per provare anche a capire che cosa avevano tratto da questa vicenda terribile » e ha aggiunto che avrebbe provato a contattare il papà di Nicholas per chiedergli se fosse interessat­o a ricevere i disegni. Non ci sperava molto. Invece Reginald Green ha risposto con l’entusiasmo di sempre. Dopo a ve r ottenuto l’autorizzaz­ione dei genitori dei bambini, Simone ha fotografat­o sia i disegni sia i loro autori e li spedirà a Reginald che li pubblicher­à sul sito della Fondazione .« Ciò che mi sorprende sempre è che il potere della storia di Nicholas di ispirare l’idealismo degli italiani, giovani e meno giovani, sia ancora così forte dopo quasi 29 anni. In questo caso, quando è stato ucciso, la maggior parte dei l oro genitori aveva circa l’ età che questi bambini hanno ora », sottolinea da parte sua Reg in ald Green. Sul suo disegno ( si veda immagine in alto), uno degli alunni ha scritto: « Nicholas spero che stai bene » . Forse ha davvero capito tutto.

In classe si è parlato, con un linguaggio adatto all’età, anche di donazione d’organi

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Tre dei diciotto disegni sulla vicenda di Nicholas Green, realizzati dagli alunni di 1A, Istituto Comprensiv­o Aldo Moro di Seregno ( Monza e Brianza)
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