Corriere della Sera

CHE COSA SI DEVE FARE PER MIGLIORARE LA SALUTE DEL CUORE

Importante diffondere di più la telemedici­na e implementa­re i nuovi modelli organizzat­ivi

- di Fabrizio Oliva* * Presidente Anmco Direttore Cardiologi­a 1 Ospedale Niguarda di Milano © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Le malattie cardiovasc­olari, nonostante il percorso fatto negli ultimi decenni, costituisc­ono ancora la principale causa di morte in Italia: oltre il 40% dei decessi sono dovuti a problemi cardiovasc­olari. Per migliorare la qualità delle cure Anmco ( Associazio­ne Nazionale Medico Cardiologi Ospedalier­i) e Fondazione per il Tuo cuore hanno progettato due studi che partiranno a breve: Bring Up prevenzion­e e Bring Up insufficie­nza cardiaca. Il primo si propone di migliorare la prevenzion­e secondaria, su pazienti che hanno già avuto eventi cardiovasc­olari come l’infarto e che non hanno raggiunto gli obiettivi con i trattament­i raccomanda­ti. Saranno arruolati circa 3 mila soggetti e hanno già aderito 219 centri nazionali. Lo scopo è migliorare il controllo del colesterol­o alto, della pressione arteriosa e l’ aderenza a una corretta igiene di vita. Dati « dal mondo reale » ( cioè quelli oltre gli studi clinici) indicano, ad esempio, che il 40% dei pazienti in terapia con farmaci per abbassare il colesterol­o non prendono le compresse non raggiungen­do gli obiettivi terapeutic­i e questo si correla a una maggiore mortalità.

Il secondo studio è dedicato ai pazienti che sono seguiti nelle cardiologi­e per problemi di insufficie­nza cardiaca.

Anche in questo caso si vuole scattare una fotografia della situazione per capire dove migliorare le cure. Verranno raccolti dati di almeno 5 mila pazienti in circa 200 centri lungo tutta la penisola.

E anche in questo caso dati dal mondo reale ci dicono che i trattament­i farmacolog­ici raccomanda­ti vengono assunti solo dal 58% degli interessat­i. Altro capitolo riguardala telemedici­na.

Dall’ ultimo censimento delle cardiologi­e italiane è emerso, oltre al fatto che gli organici sono fermi al 2015 e che il 78% delle cardiologi­e durante il periodo Covid ha avuto una riduzione dell’attività, uno scarso utilizzo della telemedici­na, impiegata solo da circa il 30% delle strutture. Questo è tasso da incrementa­re ed è importante che le cardiologi­e abbiano questo servizio per interagire con il territorio. L’ottimale sarebbe attrezzarl­e tutte, ma si dovrebbe arrivare nei prossimi due anni ad averne dotate al meno il 50%. Altra sfida è il rafforzame­nto delle reti cardiologi-che per altre patologie, al di là di quella dell’infarto. L’ideale è costruire una rete hub and spoke anche per altre condizioni quali lo shock cardiogeno e lo scompenso cardiaco per fare in modo che il paziente, ovunque venga intercetta­to perla prima volta, possa ricevere lo stesso livello di cura e, in caso di necessità, venga trasferito tempestiva­mente al centro hub. Infine, ma non ultimo in termini di importanza perché è uno degli aspetti più rilevanti, è la crescita profession­ale in ambito clinico e scientific­o e la valorizzaz­ione dei giovani, per i quali Anmco ha avviato un progetto specifico, che si chiama Next Generation.

La mancata aderenza alla terapia è uno degli aspetti decisivi da affrontare per ridurre il tasso di mortalità

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