Corriere della Sera

IL DIFFICILE TEMA DELL’APPROPRIAT­EZZA TERAPEUTIC­A

Un problema che ha ricadute negative sia sui singoli pazienti sia sul sistema sanitario

- di Sergio Harari* * Pneumologi­a e Medicina Ospedale San Giuseppe MultiMedic­a; Università degli Studi, Milano © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Tra le tante riflession­i fatte sulla pandemia e sulla sua gestione, una manca.

Si tratta della insormonta­bile difficoltà a mettere in pratica semplici indicazion­i scientific­he di base.

A oltre tre anni da quando tutto cominciò sono ancora tantissimi i casi di infezione da Sars- CoV- 2 nei quali si assiste alla prescrizio­ne di antibiotic­i, totalmente inutili per una malattia virale.

L’azitromici­na l afa dap adrone nella terapia di una condizione per la quale non serve a nulla, mentre crescono pericolosa­mente le resistenze antibiotic­he.

Come anche resta un problema l’ uso improprio dei cortisonic­i, prescritti in migliaia di casi per forme lievi, in assenza di polmonite e di insufficie­nza respirator­ia, quando i dati scientific­i sono inequivoca­bili nell’indicare solo in queste situazioni la loro utilità.

Questi due esempi paradigmat­ici devono fare riflettere su quanto possa essere difficile implementa­re indicazion­i scientific­he nella comunità medica.

Eppure, del Covid, delle sue terapie e della sua gestione si è parlato all’infinito, e se questo accade per una condizione di cui si è discusso così tanto, figurarsi cosa può succedere quando si cerca di mettere in atto percorsi diagnostic­o- terapeutic­i e linee guida per altre patologie. È un problema non solo italiano, ma questo non può consolarci.

Il tema dell’ ap propria tezza prescritti­va ha moltissime ricadute: sulla salute del paziente, sulla spesa sanitaria, su possibili tossicità o, appunto come nel caso degli antibiotic­i, sullo sviluppo di resistenze.

Difficile immaginare cosa proporre per modificare un atteggiame­nto superficia­le che sembra indifferen­te e insensibil­e a qualsiasi azione correttiva.

Le rigidità non pagano, l’ abbiamo visto nelle esperienze di altri Paesi, meglio pensare a dazio nidi sensibiliz­zazione da condurre attraverso una formazione continua pensata diversamen­te da come è stato fatto sinora, più interattiv­a e rivolta alla pratica clinica, meno di didattica frontale.

Anche i supporti tecnologic­i possono essere di grande aiuto« guidando» il clinico nella giusta direzione, fornendo i suggerimen­ti e le indicazion­i più opportune, a seconda dei dati clinici e dei dati del paziente in valutazion­e.

Senza arrivare ai nuovi sistemi di Intelligen­za artificial­e, esistono già oggi software che possono integrare il lavoro del medico di medicina generale e anche degli specialist­i in modo prezioso.

Nessuno vuole aggiungere burocrazia alla burocrazia o creare nuovi vincoli alle scelte dei profession­isti, ma il problema in qualche modo va affrontato.

Paradigmat­ici i casi di prescrizio­ne di cortisonic­i in forme lievi di Covid, quando il loro uso va preso in consideraz­ione solo in presenza di polmonite

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