Corriere della Sera

Niger, i compliment­i di Prigozhin per il golpe sotto il naso di Usa e Ue Mosca riempie il vuoto nel Sahel

La Russia esporta armi, sfrutta risorse e gioisce delle «sconfitte» occidental­i

- Di Michele Farina

Un golpe sotto il loro naso: gli Stati Uniti hanno in Niger 1.100 soldati (e due basi per droni), la Francia ne ha 1.500, l’Onu avrebbe dovuto spostare a Niamey entro fine anno i 13.000 caschi blu cacciati dalla giunta militare del Mali, che alle Nazioni Unite preferisce i mercenari russi della Wagner. Un colpo di Stato sotto il naso (e nelle tasche) dell’Unione Europea, che a inizio 2023 aveva rinnovato una missione di addestrame­nto delle forze nigerine da 30 milioni di euro. Sforzi efficaci, visto che in questi mesi la violenza jihadista è calata nel Paese: nell’ultimo anno, su 10 mila vittime nella regione, la maggior parte è caduta in Mali e Burkina Faso (che hanno rotto i ponti con l’Occidente abbraccian­do l’orso russo). Suona dunque come un pretesto la motivazion­e del generale Omar Tchiani, 62 anni, capo della guardia presidenzi­ale che ieri si è presentato alla tv come nuovo leader del terzo Paese più povero del mondo, con l’approvazio­ne ufficiale delle Forze Armate: «Abbiamo rimosso il regime per il peggiorame­nto della situazione economica e delle condizioni di sicurezza».

Pretesti. Tchiani stava per essere rimosso dal presidente Mohamed Bazoum, a capo dell’ultima democrazia rimasta nella fascia del Sahel che va dal Mar Rosso alla costa atlantica della Guinea. Bazoum, ex sindacalis­ta al potere dal 2021, sarebbe prigionier­o nel palazzo di Niamey con la famiglia. Ancora ieri il governo francese sosteneva che l’esito del golpe fosse incerto. Prima che Tchiani andasse in tv, chiedendo «ai Paesi che sostengono il Niger di mostrarsi comprensiv­i» verso i nuovi padroni. L’Occidente ha già detto che chiuderà i rubinetti degli aiuti. Sfrattati pure dal Niger, dove andrebbero a basarsi americani e compagnia? In Ciad, retto da un governo non democratic­o ma sostenuto da Parigi?

Il vuoto è un nido che si riempie in fretta, o qualcuno lo crea per poi occuparlo. Tchani si rammarica che non si sia rafforzata prima l’alleanza con Mali e Burkina Faso, i vicini dove i militari hanno preso il potere a forza negli ultimi anni rompendo con i francesi (ex occupanti coloniali) e chi per loro. In Mali il vuoto è stato riempito dalla Wagner, in Burkina potrebbe succedere presto: nella foto di gruppo che vedete qui accanto, le persone più vicine a Vladimir Putin al summit RussiaAfri­ca sono l’egiziano Al Sisi e il capitano Ibrahim Traoré, capo della giunta golpista che ha preso il potere a Ouagadougo­u lo scorso settembre.

Non è casuale neppure la diffusione, giovedì sera, di un audio su alcuni canali Telegram vicini alla Wagner, attribuito a «nosferatu» Prigozhin, che si sarebbe compliment­ato con i golpisti del Niger definendo l’accaduto «un momento di liberazion­e dai colonizzat­ori occidental­i atteso da tempo».

La Russia in Africa è da dieci anni il principale esportator­e di armi. Certo, resta irrilevant­e quanto ad aiuti economici. Questo può importare ai leader di Paesi come il Kenya o la Nigeria, che infatti non erano a San Pietroburg­o. Ma puntellare con i miliziani di Wagner regimi autoritari che governano Paesi da sempre in povertà estrema, non costa molto e può comportare vantaggi. Economici: lo sfruttamen­to delle miniere di bauxite in Guinea, quelle d’oro in Centrafric­a o nelle zone del Sudan controllat­e dai «ribelli» che combattono l’esercito regolare. E geopolitic­i: vedere l’Occidente scippato dell’oasi del Niger ripaga dalla delusioni di un summit con meno leader africani del previsto. E più grane hanno i nemici nel Sahara, meglio è per chi ha scatenato la guerra in Europa.

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