Il «furto» dei file segreti Trump al suo aiutante «Cancella quei video»
Nuovi capi d’accusa per i documenti classificati spostati a Mar-a-Lago. L’ex presidente tira dritto: non mi fermano
Non si ferma la campagna elettorale di Donald Trump per la nomination repubblicana in vista delle elezioni presidenziali del 2024. E questo nonostante ieri gli siano giunti altri tre capi d’accusa, che si aggiungono ai 37 precedenti, sul caso dei 31 documenti classificati tenuti illegalmente nella residenza in Florida di Mar-a-Lago.
Il team del procuratore speciale Jack Smith sostiene di avere le prove del tentativo da parte di Trump di far sparire il video di sorveglianza girato nella stanza in cui erano conservati gli scatoloni con le carte riservate. Per il dipartimento di Giustizia il tycoon avrebbe ordinato al suo personale di cancellare le registrazioni e sarebbe, quindi, responsabile di aver chiesto ad altri di «alterare, mutilare e cancellare delle prove».
Lui, però, respinge tutte le accuse. «Questa è un’interferenza elettorale ai massimi livelli. Stanno molestando la mia azienda, la mia famiglia e, soprattutto, me. Le accuse sono ridicole. Lo sanno meglio di chiunque altro», ha dichiarato a Fox News. L’ex inquilino della Casa Bianca ieri sera è intervenuto al principale evento elettorale repubblicano, una cena di donatori a Des Moines, in Iowa. Un evento che ha visto presenti tutti i principali candidati alla Casa Bianca del Grand Old Party, da Ron DeSantis all’ex vice presidente Mike Pence. «Niente mi impedirà di fare campagna elettorale», ha detto in un’intervista telefonica alla radio conservatrice Real Voice of America.
Nelle 60 pagine supplementari all’incriminazione, Smith ha accusato Trump di essere stato in possesso di un documento altamente classificato, riguardante un possibile piano d’attacco all’Iran, e di averlo condiviso con alcune persone che erano andate a intervistarlo per un libro: «Guardate cosa ho qui — avrebbe detto —, non è incredibile?».
Nel mirino del procuratore è finita anche una terza persona, oltre allo stesso Trump e al veterano della Marina, ex assistente del presidente alla Casa Bianca, Walt Nauta. È Carlos De Oliveira, il gestore della proprietà a Mar-a-Lago che, per due volte, avrebbe ordinato al direttore del settore informatico di «distruggere il server» con le riprese registrate dalle telecamere. «Il capo (ossia Trump, ndr) vuole che sia cancellato» avrebbe detto De Oliveira. Il dipendente, sostengono le carte, si sarebbe rifiutato.
Il tentativo di cancellare le prove è arrivato dopo che il dipartimento di Giustizia aveva richiesto ufficialmente di acquisire i filmati dell’area. Incassato il no, De Oliveira avrebbe incontrato Nauta in una proprietà adiacente a quella dell’ex presidente a Mar-a-Lago. Lo stesso Trump avrebbe parlato al telefono con il gestore che ora dovrà ri
spondere di alterazione, distruzione, mutilazione o occultamento di oggetti, oltre all’accusa di aver fatto dichiarazioni false durante un colloquio con i federali.
Questi nuovi elementi potrebbero far slittare il processo, fissato in maggio, sul quale pesano le incognite di possibili altre incriminazioni di Trump per l’assalto al Congresso del 6 gennaio e per le interferenze sulle elezioni. Tuttavia, ieri, lo speaker della Camera, il repubblicano Kevin McCarthy, ha detto di non essere preoccupato: «Quello che mi turba di più è la gestione di documenti classificati da parte di Joe Biden».