Il caso M5S-Venezuela Un magistrato condanna, gli altri archiviano
L’accusa di Casaleggio al giornalista che parlò di fondi
MILANO I soldi del Venezuela al Movimento 5 Stelle di Gianroberto Casaleggio nel 2010? Nel civile il tribunale condanna per diffamazione il giornalista che lo scrisse, nel penale la Procura esclude la diffamazione e lo archivia.
Sinora è pubblico — perché l’altro giorno l’ha annunciato su Facebook Davide Casaleggio, figlio dello scomparso fondatore del M5S con Beppe Grillo — è la sentenza del giudice civile Nicola Di Plotti che condanna il giornalista spagnolo Marcos Garcia Rey e la testata Diario ABC a risarcire 20.000 euro di danni per la diffamazione il 15 giugno 2020 di Casaleggio padre: cioè per aver scritto che il governo venezuelano nel 2010 avesse finanziato il M5S con 3,5 milioni inviati in una valigia diplomatica e destinati a Casaleggio tramite il consolato venezuelano a Milano retto da Giancarlo Di Martino.
Quello che invece ancora non si sa è che la medesima diffamazione è stata esclusa in sede penale dalla Procura di Milano, la quale dal 2020 indagava sia il giornalista per diffamazione sia il console Di Martino per le ipotesi di riciclaggio e illecito finanziamento del partito. La Procura ha chiesto l’archiviazione del giornalista perché, «se anche il documento da lui pubblicato dovesse alla fine rivelarsi non autentico, gli ulteriori elementi di riscontro confermano la verosimiglianza dei fatti quantomeno su interesse del governo “chavista” per il nascente M5S, invio di denaro tramite valigia diplomatica, e suo pervenimento al consolato di Milano»: notizia quindi «scriminata dal diritto di cronaca, quantomeno a livello putativo, per il rigore del giornalista» (difeso da Luigi Isolabella) «nel verificare le fonti».
Questa valutazione — opposta al giudice civile che rimarcava che, «se è diritto del giornalista non svelare la propria fonte, il dato processuale è l’impossibilità di verificare la verità dell’articolo» — poggia su tre elementi. La motivazione disvela infatti che il generale Hugo Armando Carvajal, «el Pollo», direttore del controspionaggio di Caracas nel 2004-2014, estradato di recente dalla Spagna negli Usa che nel 2021 lo fecero arrestare per traffico di coca, il 21 dicembre 2021 a Madrid ha testimoniato ai pm Cristiana Roveda e Maurizio Romanelliha che il documento degli 007 pubblicato dal giornalista «non è quello vero»; ma che «quel documento esiste» e che «vera è l’informazione contenutavi», pur se Carvajal dice di non sapere a chi materialmente siano finiti i soldi stanziati. Il secondo riscontro dello schema, per i pm, é che «agli atti sono state acquisite “Sos-segnalazioni di operazioni sospette” concernenti» proprio «versamenti di contanti su conti intestati al console Di Martino e al viceconsole, denaro trasportato tramite valigia diplomatica»: però non nel 2010, ma molto dopo, nel 2019-2020. Tanto che questi stessi due elementi (al pari del terzo, il fatto che «alcuni eletti M5S alle elezioni amministrative 2010-2011», in particolare Giovanni Favia e Davide Bono, «confermino di aver ricevuto via email una richiesta», inoltrata poi a Gianroberto Casaleggio, «di contatto-incontro da parte del Consolato venezuelano di Milano»), da un lato spingono i pm a chiedere l’archiviazione del giornalista; ma dall’altro lato non appaiono alla Procura sufficienti per chiedere di processare il console, avviato perciò ad analoga archiviazione sul finanziamento illecito del M5S e sul riciclaggio.
La diffamazione
Il giudice civile ha riconosciuto 20 mila euro di danni. Dai pm valutazione opposta