Corriere della Sera

«La Foresta nera? La mia era una battuta Escludo possa risentirsi un ministro tedesco»

Giambruno: con Giorgia non ne ho parlato

- Di Candida Morvillo

Andrea Giambruno com’è stato svegliarsi leggendo titoli come «i colpi di sole del first gentleman», «il Ken di Giorgia Meloni», «il compagno che sbaglia», «Giambruno il tribuno»?

«È da stamattina che sorrido. Ho fatto una battuta sul ministro tedesco Karl Lauterbach, ma costruirci un “caso Giambruno” vuol dire proprio che non ci sono altri “casi” di cui scrivere».

Lauterbach si è lamentato del caldo in Italia e lei, conducendo «Diario del Giorno» su Rete4, gli ha risposto che può starsene a casa sua nella Foresta nera.

«Escludo che un ministro tedesco si possa risentire della battuta di un giornalist­a italiano».

Lei non è solo un giornalist­a, è il compagno della premier e il padre di sua figlia.

«L’articolo 21 della Costituzio­ne ancora mi autorizza a fare una battuta, o dobbiamo cambiare la Costituzio­ne apposta per me?».

Può confermare che, alle sue fonti a Palazzo Chigi, non risultano lamentele della disugli plomazia tedesca?

«Ma scherza? Non c’è stato nessun “Giambruno sconquassa i rapporti con l’Europa”».

C’è chi ha scritto che la sua compagna dovrebbe darle una strigliata.

«Immagini cosa direbbero a me, se andassi in tv a dire che cosa devono fare le mogli degli altri».

Insomma, non si è pentito.

«Noto che, fra tante polemiche, nessuno ha potuto scrivere che la battuta non era condivisib­ile. Massimo Gramellini, che stimo, ha scritto sul Corriere che tutti la pensano come me».

Però, ha anche scritto che lui può dirlo perché non ha parentele illustri, ma che lei dovrebbe astenersi.

«Quindi faremo l’albero genealogic­o a tutti i colleghi o solo a me? C’è persino chi ha scritto che le parole di Sergio Mattarella contro i negazionis­ti del clima si riferivano a me».

Ieri il direttore Alessandro Sallusti l’ha difesa, scrivendo di «linciaggio mediatico» e che «tra un italiano che difende l’Italia e un tedesco che ci denigra, la sinistra sceglie il tedesco».

«Il tedesco ha detto che il turismo in Italia è destinato a fallire per via del clima: una cosa neanche supportata dai dati. Mi sembra pure da menagramo».

Che intendeva dire dicendo «sono venti o trent’anni che i tedeschi cercano di spiegarci come vivere»?

«Mi riferivo alla caduta del governo Berlusconi, nel 2011».

Quindi alla teoria del complotto a trazione tedesca e non alla celebre foto della pistola spaghetti?

«Tutti sappiamo come è andata: Silvio Berlusconi voleva fare debito per i cittadini, i nostri titoli di Stato furono venduti nella notte, lo spread salì in modo sproposita­to e il governo cadde. Questo perché Berlusconi non riteneva gli italiani secondi a nessuno e credo che questo dovrebbe essere l’atteggiame­nto di tutti i nostri governi».

Dopo la battuta a Lauterbach, lei è stato etichettat­o come negazionis­ta del cambiament­o climatico.

«Ho fatto decine di puntate sull’argomento e sui relativi fondi del Pnrr, invitando anche gli ambientali­sti più esasperati… Nessuno può dire che ho negato il cambiament­o climatico».

E che sia colpa dell’uomo?

«Non lo so: su questo la scienza è divisa e io ho invitato esperti che dicevano che è colpa nostra e altri che dicevano il contrario».

Negazionis­ta, dicono, anche perché ha mostrato in onda i giornali degli anni ’60 che parlavano di caldo anomalo.

«E quindi? Il 18 luglio, prima della grandine a Milano, avevo ospite Vittorio Feltri, tutti i programmi e i tg aprivano sul caldo. Sono 40 anni che, appena fa caldo, sento il servizio in cui dicono che bisognare bere tanta acqua o non uscire nelle ore più calde. Dico: Vittorio, fa caldo, che notizia è? Sarà una notizia anche che a Natale nevica? Poi, ci sono stati la grandine, il nubifragio e quella sì che era una notizia. Ma ora sembra che la mia frase sul caldo sia correlata alla grandine che poi si è abbattuta su Milano».

Giorgia Meloni che le ha detto di queste polemiche?

«Non ne abbiamo parlato. Ma le pare normale che la sua visita alla Casa Bianca è un successo e che, accanto, sui quotidiani, si parli del “caso Giambruno”? Sviare l’attenzione su di me mi sembra un modo per non ammettere che questo governo le sta azzeccando tutte».

Il negazionis­mo Invito gli ambientali­sti più esasperati… Nessuno può dire che nego il cambiament­o climatico

L’altro «caso» è che ci si è interrogat­i se il suo passaggio dal ciuffo vaporoso al ciuffo col gel non sia la nuova linea di una destra che vuole presentars­i più formale ed educata.

«Posso giurare che metto il gel sui capelli perché ho ascoltato un consiglio di mia madre e non di un giornalist­a di sinistra. Ma, se fossi una donna, sarebbe già partita una campagna contro il body shaming».

Querelerà qualcuno?

«Non querelo nessuno, al momento, ma deve esserci un limite. Hanno scritto anche che sono uno sciupafemm­ine e un piacione. Ma ho una famiglia e su questo posso passarci sopra una volta, poi basta».

Per concludere?

«Mi sembra che, in tutto ciò, oggi, a Milano, non faccia così caldo».

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Giornalist­a Andrea Giambruno, 42 anni, compagno di Meloni

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