Fabio Cannavaro fa rivivere il centro sportivo di Soccavo «È il Paradiso di Maradona»
Se un desiderio è talmente forte, succede che si ha timore persino di confessarlo a se stessi. Fabio Cannavaro, ex Pallone d’oro e capitano della Nazionale campione del mondo nel 2006, è napoletano ed è pure scaramantico, non avrebbe raccontato ad anima viva il suo grande sogno. Quale? Riaprire le porte del Paradiso. Nulla di mistico, solo un dolce ritorno al passato: far rivivere il centro sporti vo napoletano, il Paradiso appunto, dove si è allenato il Napoli dei due scudetti, dove Maradona si esibiva nelle sue magie palla al piede e si dannava anche, perché quel campo «era pessimo» diceva. «All’ingresso della sala ristorante — racconta Cannavaro — c’era esposta una foto: Andrea Carnevale che fa il giro di campo nel giorno del primo scudetto, il 10 maggio dell’87. Accanto a lui un ragazzino che esulta, ero io. E la notte prima della gara con la Fiorentina non avevo dormito per l’emozione. I ricordi sono tanti, tutti nitidi. Al Paradiso giocai la mia prima partita: avevo 10 anni ed era una gara dei Giochi della Gioventù, lì ho fatto le giovanili e le stagioni in prima squadra con Bianchi, Lip pi, Guerin e Boskov».
Esulta come allora, il campione del mondo. Il centro sportivo di Soccavo, quartiere napoletano dove Cannavaro è cresciuto (abitava a poche centinaia di metri), è chiuso dal 2004, a seguito delle vicende giudiziarie successive al fallimento del club partenopeo. La trattativa per riaprire i cancelli di colore azzurro che davano sul campo dei desideri, dove Cannavaro ha iniziato come raccattapalle è durata tanto. Messa l’ultima firma per l’acquisto, lo ha annunciato sui social: «Eccolo, il mio Paradiso». È suo, adesso. «No — dice —. È dei ragazzi che hanno voglia di giocare a calcio, daremo un’opportunità a tutti con scuole e iniziative sociali. Sarà magico imparare a giocare sul campo dove Diego si è allenato per sette anni con la squadra che ha vinto due scudetti. Seguo questa operazione da tantissimo, giocavo ancora. Esserci riuscito nell’anno in cui la città è tornata ad essere campione d’Italia mi rende ancora più orgoglioso».
Cannavaro ha acquistato il centro sportivo da Portland e Leaseco One, due società che controllavano il centro e non si è mai arreso di fronte alle difficoltà burocratiche che ha incontrato. «C’è stata una lunga fase in cui tutto si è fermato — dice — nelle ultime settimane, quasi inaspettatamente, la situazione si è sbloccata. Ho esposto il mio progetto al sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, non vedo l’ora che comincino i lavori». Il centro sportivo è messo male, sia all’interno che in tutti gli spazi aperti. Eppure resta un luogo di culto per i tifosi del Napoli, quelli che hanno vissuto l’epoca del sette anni di Diego, che continuano a presentarsi lì davanti ai cancelli, a far foto ricordo.
«Sono partito da lì e non l’ho mai dimenticato — insiste l’ex Pallone d’oro — il pensiero di poter dare ai giovanissimi, chissà i talenti del futuro, un’opportunità mi rende orgoglioso. Il Paradiso sarà la casa del calcio, non di altri sport. La passione che va alimentata su un campo, non soltanto allo stadio o davanti alla tv. Poi c’è troppo padel in giro. Riscopriamo il pallone di una volta, quello che ha fatto innamorare i ragazzi della mia generazione».
Tutti cominciano a chiedersi: aperte le porte del Paradiso ci sarà Fabio Cannavaro in persona? Lui non delude le aspettative: «Certo, l’orgoglio è proprio questo». Ma se arriva una squadra, lei fa l’allenatore? «Troverò sempre il tempo per i miei ragazzi».
” Qui giocai la mia prima partita: avevo 10 anni ed era una gara dei Giochi della Gioventù, lì ho fatto le giovanili e le stagioni in prima squadra Nella sala ristorante era esposta la foto di Carnevale nel giorno del primo scudetto Accanto a lui un ragazzino che esulta, ero io