Corriere della Sera

«Mi innamorai di Bali e anche di un ragazzo francese, ma Arbore mi fermò...»

- Di Emilia Costantini

«L’Isola di Bali non è stato solo il viaggio della mia vita, ma il luogo dell’anima. La scoprii per la prima volta nel 1986 e per 15 anni non l’ho abbandonat­a».

Marisa Laurito, ma come ci finì?

«Per caso. Con Renzo (Arbore) facevamo spesso dei viaggi insieme e quell’anno mi chiese: “Dove vogliamo andare stavolta?”. Risposi di getto: “A Bali...”. Non sapevo nemmeno dove stesse , né come ci si arrivasse... Ma lui accettò subito la proposta: si unirono Geggè Telesfero e Franco Bracardi. In seguito, ci sono tornata quasi sempre da sola...».

Tre uomini e una donna. Com’è andata?

«Se ne sono approfitta­ti e mi hanno sfinito di scherzi... Lo sfinimento iniziale, però, fu il viaggio: un volo diretto da Roma a Bali di quasi 13 ore, con un unico scalo a Bangkok, tra i primi che si facevano per l’Indonesia... Arrivammo stremati e ci andammo subito a riposare nell’hotel che avevamo prenotato: si trovava in una zona balneare tranquilla, a sud dell’isola, e aveva vari bungalow sulla spiaggia. Molto carino e poco costoso, ma proprio la prima sera accade un incidente».

Ovvero?

«Le stanze non erano dotate di aria condiziona­ta, ma di ventilator­i attaccati al soffitto. Nella camera di Bracardi un enorme geco, un lucertolon­e, finito tra le pale, era stato tagliuzzat­o e i resti finiti sulle pareti, con schizzi di sangue dappertutt­o: sembrava una scena horror, un film di Dario Argento. Franco, già poco entusiasta di questo viaggio dove era venuto controvogl­ia, decise di tornarsene in Italia».

E siete rimasti in tre...

«Sì, io e i due pazzi. Il primo scherzo che si inventano avviene una sera tornando da un locale. Mentre camminavo spedita davanti a loro, curiosando tra le bancarelle che si incontrava­no per strada, comincio a sentire strani schiamazzi che Renzo e Geggè stavano farfuglian­do alle mie spalle. Mi giro e li vedo fuori di testa, cerco di capirne il motivo e, tra gridolini e strani gesti, mi fanno capire che avevano accettato di inghiottir­e una cosiddetta frittatina di funghi allucinoge­ni... In pratica, erano drogati, incapaci di intendere e di volere. Inoltre facevano apprezzame­nti, piuttosto spinti, su di me... cosa mai accaduta prima, per cui mi ero convinta che fossero veramente strafatti. Divento una iena, gli ripetevo: ”Siete due dementi, ci vogliamo far arrestare?”. Ero molto preoccupat­a e cercavo di nascondere il loro stato alla gente che incontrava­mo per strada. La sceneggiat­a dura un paio d’ore... poi finalmente confessano che era tutta una presa in giro. Li avrei strangolat­i...».

Insomma, lei una vittima designata?

«No, no! Mi sono vendicata. Quella volta, avevamo deciso di non andare al ristorante e, siccome ogni bungalow era dotato di un cucinino, e io sono brava ai fornelli, proposi di cenare da me. Avevo comprato dei petti di pollo, chiedendo al macellaio di tagliarmel­i a tocchetti tondi. Li feci cuocere nel latte di cocco, un condimento tipico da quelle parti: i due ospiti apprezzaro­no molto la pietanza ma, al termine della cena, quando si stavano rilassando, gli confessai che non avevano mangiato pollo, bensì un serpente boa... Una cosa credibilis­sima, dato che a Bali mangiano cose strane, anche i pipistrell­i...».

E la reazione?

«Renzo, che è di bocca buona, non fece una piega: a lui piacciono le cose strane. Mentre Geggè comincia a gridare che ero una matta, chiedendom­i perentorio: ma dove l’hai preso ‘sto serpente? E prima che mi vomitasse addosso, scoppiai a ridere rassicuran­dolo: era pollo!».

Vacanza movimentat­a...

«Avevamo voglia di giocare in una terra piena di bellezze naturali. Cammini per le stradine e ti ritrovi in mezzo alle risaie magnifiche. I balinesi sono un popolo accoglient­e, dotato di un innato spirito artistico. Pur essendo, nella maggioranz­a, dei contadini, lavorano i campi fino alle 5 del pomeriggio, poi si dedicano alle arti: dipingono, scolpiscon­o, danzano, cantano, colorano i tessuti con la tecnica batik... E a proposito di camminate, ce ne capita una davvero molto movimentat­a».

Ce la racconti.

«Decidiamo di visitare un atollo, davanti a Bali, dove vivono tartarughe giganti. Avevo insistito per intraprend­ere quest’avventura e avevo convinto i compagni di viaggio, ma non sapevamo che, da quelle parti, si alternano alta e bassa marea. Un pescatore, con la sua barchetta, ci conduce nel luogo e, quando arriviamo, il mare comincia a scomparire: un evento surreale. Ci ritroviamo sul fondo marino prosciugat­o, con le tartarughe che ci giravano intorno. Avremmo dovuto attendere nove ore affinché tornasse l’alta marea e riprendere la barca. Il pescatore non aveva scelta e restò in loco, noi tornammo indietro a piedi: un’ammazzata terribile».

Una vacanza faticosa?

«Sì, ma tanto divertente e io, già con quel primo viaggio, non volevo più tornare indietro».

Perché?

«Nonostante la presenza ingombrant­e di Renzo e Geggè, avevo conosciuto un ragazzo francese: prima una semplice amicizia, poi un’autentica cotta, da lui ricambiata. Decisi di dar seguito al rapporto, quindi dissi ai due: voi partite, io resto. Renzo assunse un ruolo da “padre” e mi fece una ramanzina».

Cosa le disse?

«Che ero impazzita, che ‘sto francese lo conoscevo appena, che chissà chi era, che faceva... Mi costrinse a riprende il volo di ritorno con loro. Ero talmente arrabbiata che sull’aereo mi rifugiai in fondo al velivolo: volevo stare lontana da quei due dittatori. Durante il viaggio, Geggè fece la spola tra me e Renzo, per farci fare pace..».

Addio al francese?

«Sì, ma il mio innamorame­nto di Bali è proseguito: ha parecchie somiglianz­e con Napoli, la mia città».

Quali?

«Il vulcano Agung mi ricorda tanto il Vesuvio e i balinesi, come noi napoletani, non ne hanno paura, anzi, credono che in esso risiedano gli avi della Terra. Alle pendici del vulcano, sorge il tempio Besakih, il più importante dell’isola: in esso vengono sistemate le offerte, in memoria delle persone scomparse. I doni che si trovano a terra, sono dedicati agli dei del Male, per placarne le ire».

Lei è una credente?

«No. Però, in quel tempio mi è accaduto un fatto strano. Era la prima volta che visitavo il Besakih e non sapevo che fosse dedicato al culto dei morti: dopo la visita, uscendo dal tempio mi venne spontaneo voltarmi e salutare mia madre che non c’era più...».

Com’è il mare balinese?

«Meglio non spingersi oltre la barriera corallina, ci sono pesci pericolosi. Gli incontri peggiori si possono fare con gli animali a terra: tra cui il serpente Settepassi, così detto perché, se ti morde, fai sette passi e muori».

Le manca Bali?

«Mi manca fare rafting lungo il fiume Ayung, mi mancano i tramonti sul mare! E pensare che ho studiato la lingua indonesian­a con un maestro che chiamavo “mister Budino”: il suo vero nome era Budiasa e, quando veniva a farmi lezione, gli facevo trovare il dolcetto fatto da me che gli piaceva tanto. Credo che oggi l’isola sia molto cambiata, con l’arrivo di americani e giapponesi che hanno costruito palazzi, ristoranti, alberghi... tuttavia rimarrà sempre la terra dell’anima: a Napoli sono nata, Bali l’ho scelta».

Marisa Laurito e la prima volta sull’isola indonesian­a nell’86 «Partimmo in 4, poi Bracardi scappò. Lì rividi la mia Napoli»

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 ?? ?? In relax Marisa Laurito, 72 anni, durante una vacanza a Bali La prima volta fu nel 1986: l’attrice ci tornò poi per 15 anni di fila
In relax Marisa Laurito, 72 anni, durante una vacanza a Bali La prima volta fu nel 1986: l’attrice ci tornò poi per 15 anni di fila

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