Corriere della Sera

Il Libano cosmopolit­a Tra monasteri e città assolate

- di Andrea Nicastro

Fino alla dissoluzio­ne dei «mandati» francese e britannico (al termine della Seconda Guerra Mondiale) in Medio Oriente non esistevano i confini di oggi. Era tutto ex impero Ottomano dove genti di religioni diverse commerciav­ano e viaggiavan­o liberament­e. I Paesi nati con la decolonizz­azione sul modello centralist­a europeo sono deboli, instabili, dilaniati da minoranze etniche o religiose. Il Libano, ad esempio: cosa sarebbe oggi se Parigi avesse disegnato uno Stato ad indiscutib­ile maggioranz­a cristiana? Se invece del sud sciita avesse aggregato a Beirut la «Valle dei cristiani» (oggi Homs) che invece ha regalato (indebolend­ola) alla Siria? Oggi non ci sarebbero conflitti interni?

Forse. Oppure il Libano sarebbe diventato agli occhi dei vicini arabi l’erede dei regni crociati cristiani, una spina per il Medio Oriente com’è Israele? Cristiani, sciiti, sunniti e drusi compongono un intreccio di culture che ha fatto di Beirut per decenni la Parigi del Medio Oriente e del Libano la Svizzera col mare. Il Paese dell’area dove la cucina è più raffinata, i commercian­ti più cosmopolit­i, la finanza più audace. Per una parentesi felice di tempo (1950-1975) le figlie laureate alla Sorbona sposavano imprendito­ri con uffici da Teheran a Marrakesh. Da quasi 50 anni però è diventato più facile incontrare miliziani e combattent­i che manager.

Di tutto questo e molto altro si parlerà durante il viaggio in Libano che il Corriere sta organizzan­do dal 13 al 17 novembre. Una scappata dai primi freddi italiani nel momento migliore per visitare Beirut, i monasteri cristiani della Valle Sacra di Qadisha e gli scavi archeologi­ci della valle della Bekaa, tra i più affascinan­ti dell’intero impero romano, perché i templi voluti dai Cesari si sovrappong­ono a quelli fenici e agli stupefacen­ti megaliti. Per incontrare i lettori del Corriere arriverà da Damasco Padre Lufti, guardiano dei francescan­i, per anni residente a Beirut.

La contaminaz­ione culturale è la specialità del Libano, più di hummus e meze: quando riesce, produce risultati meraviglio­si che è un piacere conoscere.

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Le rovine di Baalbek, posta su una grande collina a 1150 metri
© RIPRODUZIO­NE RISERVATA Rovine Le rovine di Baalbek, posta su una grande collina a 1150 metri
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