«Noi vecchi non abbiamo futuro? Lasciateci vivere»
L’altro giorno si sono tenuti i funerali degli ospiti di una Rsa milanese periti in un incendio della struttura in un Duomo semi deserto e la meraviglia ingenua è che fosse appunto semi deserto. Credo che sia opinione diffusa quella sui vecchi che costano un sacco in medicine, posti ospedalieri, welfare, che detengono risorse, guadagnate in una vita, a scapito dei giovani, che tendono a conservare l’esistente senza una visione del futuro, che appesantiscono con la loro presenza una società altrimenti agile e scattante e via «litaniando». Date queste premesse perché, in un caldo giorno di luglio, si sarebbe dovuta creare una folla per andarne a salutare sei, estranei, che finalmente avevano tolto il disturbo? È vero, i vecchi non hanno futuro, anche se questo non implica che non sappiano immaginarlo e finanche progettarlo con piglio e cultura. Avrebbero però il presente se fosse permesso loro di viverlo serenamente. Tutti aspettano la pensione per godere il tempo libero, tutti fanno prevenzione per allontanare le malattie, la scienza annuncia di continuò scoperte che guariranno l’impossibile (con l’ovvia conseguenza di allungare la vita media) a quale scopo?
Per riempire il mondo di questa zavorra paralizzante? Se non fosse tragico sarebbe divertente. I giovani, oggi così da noi frenati, per quanto saranno giovani? Quando anche loro diventeranno peso per la generazione successiva? Ho 74 anni, ho vissuto una vita onesta, sto bene, e credo di avere il diritto di esistere quanto un panda, un ontano, un lago, un filo d’erba fino a quando mi sarà concesso. Se non è di troppo disturbo, vorrei farlo come essere umano e non come una scoria da stoccare ed eliminare.