Corriere della Sera

Il teorema matematico diventa arte Lucio Saffaro, rotta verso il mistero

- Di Stefano Bucci

Laureato in Fisica pura, pittore, scrittore, poeta e matematico. Il percorso di Lucio Saffaro (Trieste, 1929- Bologna, 1998), protagonis­ta a Bologna (a Palazzo Fava) della mostra Viaggio verso l’ignoto. Lucio Saffaro tra arte e scienza (fino al 24 settembre), sembra assomiglia­re per certi versi a quello di Mario Nigro (1917-1992): entrambi sono costanteme­nte in bilico tra pittura, musica e ricerca scientific­a (Nigro, laureato in Chimica e in Farmacia, è a sua volta protagonis­ta di una personale a Milano, al Museo del Novecento e a Palazzo Reale, fino al 17 settembre).

La personale curata da Claudio Cerritelli e Gisella Vismara, promossa dalla Fondazione Lucio Saffaro e Genus Bononiae, definisce attraverso un centinaio di opere (dipinti, grafiche, disegni, libri, cataloghi) l’immaginari­o geometrico di Saffaro in tutte le sue sfaccettat­ure (al di là dell’imperscrut­abilità di certi titoli, altro elemento che lo accomuna a Nigro). Dalla fase giovanile, forse la meno conosciuta, alle forme eleganteme­nte poliedrich­e della maturità che sembrano anticipare certi esercizi della pittura digitale contempora­nea (solo che Saffaro lavorava di pennello e non di computer): L’identifica­zione della realtà / Isokrator (1955); Basilikade­s (1957); Opus CLXIV (1971); I poliedro M2 (1985); Lo Specchio di Vermeer (1987); La Stella di Origene (1991).

A completare il percorso si aggiungono il documentar­io Lucio Saffaro. Le forme del pensiero, realizzato nel 2014 da Giosuè Boetto Cohen, e una serie di scatti inediti di Nino Migliori (recentemen­te ritrovati in archivio proprio dal fotografo bolognese) che aveva ritratto l’amico Lucio negli anni Settanta. Ma la mostra, seguendo una tendenza di recente sperimenta­ta con successo in occasione degli anniversar­i della morte del Perugino e di Signorelli, invita a ricercare le tracce di Saffaro anche oltre Palazzo Fava, anche dopo l’esposizion­e: ad esempio nel Museo del cielo e della terra di San Giovanni in Persiceto, alle porte di Bologna, che dal 2021 accoglie sette olii, quaranta litografie incornicia­te e 93 disegni di Lucio Saffaro.

Identifica­zioni simboliche, monumenti e ritratti immaginari, visioni allegorich­e, poliedri, dodecaedri e tetraedri canonici, dimensioni del pensiero creativo, immagini metafisich­e ed emblemi del tempo infinito: non è ancora oggi facile trovare una giusta definizion­e per Saffaro, che non ha mai voluto rimanere incasellat­o nel ruolo di «artistamat­ematico» e che ha sempre voluto lavorare ai confini (e in continuità, mai in contrappos­izione) tra arte e scienza. Giocando su un’idea di ricerca artistica che potrebbe apparire scientific­a: La Pianura di Talete, 1980; Il poliedro di Estella n 857, 1978; Il grande iperottaed­ro n 691, 1967; La sfera aulonare n 692, 1967.

Sono opere che assomiglia­no (già dal titolo) a teoremi matematici, che raccontano un classicism­o profondame­nte italiano e rinascimen­tale che richiama alla memoria il Ritratto di Luca Pacioli con un allievo (1495 circa) attribuito a Jacopo de’ Barbari, oggi al Museo nazionale di Capodimont­e di Napoli, ma che non rinnega le proprie origini triestine (nella primavera 2022 il Museo Revoltella aveva dedicato a Saffaro la mostra Ritorno a Trieste. Lucio Saffaro tra arte e scienza).

È una miscela che appare particolar­mente evidente nelle ricorrenti (soprattutt­o nel periodo giovanile) figure e immagini simboliche del mare, delle onde e dell’orizzonte, elementi che evocano appunto l’appartenen­za di Saffaro alla cultura mitteleuro­pea. A rendere coerente il percorso dell’artista contribuis­cono «tempo, spazio, essere e tristezza», nuclei costanti della sua opera, dai primi e poco conosciuti disegni ed olii su tela, appartenen­ti ad un’originale idea di «metafisica», fino ai quadri e alle grafiche dove emerge la sua perenne esplorazio­ne dell’enigmatico e all’ignoto. Una ricerca che ruota attorno alle sagome degli straordina­ri poliedri che Saffaro ha inventato con l’animo artistico di un matematico.

 ?? ?? Alcune opere in mostra. A fianco: Basilkades / Opus XXXV (1957, olio su tela, centimetri 77 x 90). Sopra, da sinistra: Ritratto di Velazquez / n 104 (1963, disegno a china, centimetri 60 x 50); Le colonne di posizione (1979, litografia a colori, centimetri 35 x 40);
Il grande Iperottaed­ro / n 691 (1967, disegno a china, centimetri 100 x 70), courtesy Fondazione Lucio Saffaro, Bologna
Alcune opere in mostra. A fianco: Basilkades / Opus XXXV (1957, olio su tela, centimetri 77 x 90). Sopra, da sinistra: Ritratto di Velazquez / n 104 (1963, disegno a china, centimetri 60 x 50); Le colonne di posizione (1979, litografia a colori, centimetri 35 x 40); Il grande Iperottaed­ro / n 691 (1967, disegno a china, centimetri 100 x 70), courtesy Fondazione Lucio Saffaro, Bologna
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