«Il mio ritorno pensando ai Beatles»
Il produttore Charlie Charles: lunga pausa dopo il successo, quasi tre anni senza musica
Se avete mai scambiato quattro chiacchiere con qualche giovane appassionato di rap italiano, o se lo siete voi stessi, vi sarà capitato di sentire parlare dell’ormai leggendaria «Generazione 2016»: un gruppo di artisti allora ventenni, capitanati da Sfera Ebbasta e Ghali, che partendo da zero hanno diffuso anche da noi nuove sonorità, in primis quella della trap. A plasmarne il suono era stato un geniale produttore classe 1994, Charlie Charles, che successivamente avrebbe firmato alcuni dei più grandi successi italiani del decennio («Rockstar» di Sfera, «Cara Italia» di Ghali, «Soldi» di Mahmood).
«Non amo quest’etichetta della Generazione 2016, la trovo un po’ riduttiva: la trap è solo una delle tante novità che ci hanno caratterizzato, e il 2016 è uno dei tanti periodi a cui siamo legati» dice Paolo Monachetti, questo il suo nome all’anagrafe. Dopo decine di dischi di platino, nell’ultimo periodo sembrava essere scomparso dalle scene. Non era una contingenza, ma una scelta: nel 2019, a soli 25 anni e all’apice del successo, aveva deciso di prendersi una lunga pausa, centellinando collaborazioni e apparizioni.
Gli addetti ai lavori si chiedevano che fine avesse fatto, i suoi fan lo reclamavano a gran voce. «In sostanza ero arrivato al punto di saturazione, avevo bisogno di un cambiamento — spiega —. Vivevo chiuso in studio (letteralmente, perché era anche casa mia) e avevo trascurato troppe cose: me stesso, la mia ragazza, la famiglia, gli amici. Era il momento di occuparsene».
Così stacca la spina e si dedica a tutt’altro. «Per sei mesi mi svegliavo la mattina e leggevo tutto il giorno, centinaia di libri — ricorda —. Poi mi sono dedicato alla falegnameria, dai progetti alla costruzione. Per i primi due anni e mezzo, insomma, non ho fatto davvero nulla che riguardasse direttamente la musica. Ho ricominciato in maniera molto spontanea, studiando pianoforte e lavorando alla costruzione di un nuovo studio».
Il nuovo inizio coincide con il singolo «Obladi Oblada», uscito il 16 giugno scorso con la partecipazione di Ghali, Fabri Fibra e thasup. Il riferimento beatlesiano è solo un omaggio, è «più che altro un cerchio che si chiude. È servito a rimettermi in gioco».
Prendere le distanze dalla fama e da una carriera che va a gonfie vele non è stato facile: «Bello ma doloroso, un viaggio dentro me stesso», nelle parole di Charlie. Progetti futuri ne ha tanti, esclude però un album da produttore con tanti artisti diversi. Nei confronti delle nuove generazioni di musicisti e rapper si sente «un po’ colpevole — dice ridendo —. Da noi hanno preso le cose più superficiali, e forse non abbiamo dato il buon esempio mostrandoci così legati alla classifica. Ormai è una gara, e la musica è penalizzata». Nell’era degli algoritmi, preferisce guardare alla sostanza: «Vorrei badare alla qualità, non ai numeri. Anche perché li ho già fatti, non ho più nulla da dimostrare: non mi interessa più».