Le spadiste sono d’argento Non basta il tifo di Paltrinieri
MILANO La medaglia d’oro, possibile, anzi molto vicina, della squadra femminile della spada si arena all’ultimo assalto contro la Polonia, quando Rossella Fiamingo, ripetendo un cliché purtroppo già visto in altre occasioni, finisce spiaggiata da un parziale fatale di 3-9 al cospetto della Swatowska: 2832 il punteggio crudele, ancora più duro da accettare perché Mara Navarria con un bel guizzo (parziale di 4-2) aveva firmato il +3 e Alberta Santuccio aveva tenuto il +2 cedendo una sola stoccata nel penultimo assalto. Per la cronaca: le azzurre avevano condotto in otto assalti su nove. Non sparate sul pianista, anzi sulla spadista. Tocca così al c.t. Dario Chiadò prendere le difese della Rossella rimontata sotto gli occhi di Gregorio Paltrinieri, rientrato a tempo di record dal Giappone e dal Mondiale di nuoto non tanto per ribadire che difficilmente tornerà «a gareggiare in piscina» ma più che altro per seguire la fidanzata per la prima volta dal vivo. Ma ecco la riflessione di Chiadò: «Fiamingo aveva un’enorme responsabilità sulle spalle. Le faccio comunque i complimenti, nel passato le è capitato di uscire vittoriosa da situazioni simili». Ross affida la consolazione al suo Greg («Mi ha fatto una bellissima sorpresa a venire»), l’Italia invece lo fa pensando che questa è l’ottava medaglia di Milano 2023 e che in attesa del rush finale con fiorettiste e fiorettisti, spadisti e sciabolatrici, è uguagliato il bilancio del 2022 al Cairo: due ori — ma questi sono individuali e non a squadre —, quattro argenti e due bronzi. Insomma, vietato lamentarsi, anche perché questo gruppo è stato terzo ai Giochi di Tokyo e già secondo in Egitto. E nel cammino verso la medaglia ha vinto due assalti «nient’affatto scontati e pieni di insidie» (di nuovo parole del c.t.): il primo contro Hong Kong e il secondo, molto duro, contro la tignosa svizzera. La qualità è quindi certificata, ma l’appetito vien mangiando e le azzurre della spada hanno ancora fame. Rossella Fiamingo si assume l’onore di coniugare rimpianti e promesse: «Eravamo partite con l’idea del podio, però una volta che sei in finale pensi all’oro, soprattutto dopo anni di argenti e bronzi; questo vuol dire che dovremo lavorare di più». Alberta Santuccio, già seconda nel torneo individuale, conferma il concetto («Serve aggiungere qualcosa»), ma pensa positivo: «Siamo sulla strada giusta». L’altro aspetto importante è che la medaglia dà una bella sistemata, forse definitiva, alla qualificazione olimpica. Parigi, o cara, dunque: andrà quasi sicuramente così e molto probabilmente della partita sarà pure la super-veterana Mara Navarria, 38 anni e non sentirli. «Queste ragazze non mi fanno smettere: mi rivedrete in pedana».