Corriere della Sera

Addio alla signora di cinema e design Verde Visconti, amica di Cavani è morta a Venezia

- Roberta Scorranese

Le ultime ore le ha trascorse a Venezia, dove l’amica di una vita, Liliana Cavani, ha ricevuto il Leone d’Oro alla carriera. E Verde Visconti, signora del cinema e del design, una leggerezza innata a dispetto dei cognomi (Colonna Romano di Cesarò per parte di madre) era in Laguna anche perché ha firmato gli interni della scenografi­a nell’ultimo film della regista, L’ordine del tempo. Dunque, l’aneurisma che ha messo fine alla sua esistenza (tra qualche giorno, il 7 settembre, avrebbe compiuto 76 anni) non le ha impedito di continuare a lavorare fino alla fine nel mondo del cinema, «il mio grande amore», come confidò due anni fa in un’intervista al Corriere della Sera. Cugina di Luchino, maestro del Neorealism­o, Verde Visconti ha attraversa­to tante strade: ha disegnato gli interni di alcune delle case più belle del mondo, ha inventato fantasiose scenografi­e per i film di Cavani e di altri registi, ha mantenuto un gusto raffinato ma mai frivolo, sempre in equilibrio tra ricercatez­za e naturalezz­a. Memorabili i suoi aneddoti, che dispensava senza enfasi nelle cene con gli amici nella sua casa romana di via Gregoriana. Come quella volta che assieme al famoso pittore Balthus compì un «pellegrina­ggio» tra Toscana e Marche sulle tracce di Piero della Francesca, con l’artista di origini polacche che insisteva per farle un ritratto e lei che rifiutava sempliceme­nte perché «non mi andava di stare ferma in posa per tutte quelle ore». Al Corriere raccontò anche che persino nella camera da letto di Marella Agnelli (sua parente per intricate propagazio­ni del ramo Caracciolo di Castagneto) c’era un quadro dello scandaloso Balthus, una tela in cui «un nano scosta le tende facendo entrare la luce nella camera di una ragazza». Verde Visconti aveva l’eleganza di chi non cerca le cose, ma se le vede arrivare perché attratte dal gusto fino. Per quasi trent’anni ha arredato le case di Leonardo Mondadori: «In Puglia — ricordava spesso — gli feci dei baldacchin­i piuttosto alti e ricordo la smorfia di disappunto di Vittorio Messori, che con Leonardo aveva scritto il libro sulla conversion­e». Tenne testa a Enrico Coveri («Aveva idee tutte sue. Mi disse, indicando le pareti: “Quella finestra la chiudiamo, da quella parte invece ne apriamo una”. Lo bloccai subito: “Ma guarda che non stai facendo un vestito”») e una volta rifiutò una cifra favolosa che le avevano offerto perché «quella casa non si poteva cambiare, era perfetta così com’era». Negli Stati Uniti la bellissima Verde era di casa dal re delle case, Frank Gehry, uno che aveva capito tutto: «Aveva una dimora a Santa Monica e quando voleva cambiarla non la toccava, ma ne faceva un’altra che, in qualche modo, inglobava la preesisten­te». Perché per Verde non tutto si poteva cambiare, nemmeno la traiettori­a di un destino che l’ha fermata a pochi giorni dal compleanno. Gli amici (tanti, da Roma a New York fino ai borghi toscani) la ricordano commossi come una donna gentile. «Chi se lo aspettava?», dice scosso lo scrittore Paolo Landi. Verde verrà cremata a Mestre e le ceneri saranno traslate nel cimitero acattolico di Roma.

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L’ultima foto Verde Visconti a casa di Claudia Ruspoli, a Roma, nel giugno scorso (scatto di Paolo Landi)

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